ANCHE A BRUXELLES SI ACCORGONO CHE LA TRANSIZIONE ECOLOGICA È UNA GROSSA INCULATA – LA BANCA CENTRALE EUROPEA SCRIVE NERO SU BIANCO QUELLO CHE GIA’ ERA CHIARO DA ANNI: LA STRETTA "GREEN" SULLE EMISSISONI DECISA DALL’UE COSTERA’ CARISSIMA ALLE AZIENDE EUROPEE - NEI PROSSIMI 5 ANNI È PREVISTO UN CALO DI UN TERZO DELLE “PERFORMANCE ECONOMICHE” – DALLE AUTO AGLI AGRICOLTORI, LA COMMISSIONE UE FA MARCIA INDIETRO SUL “GREEN DEAL”, IL PIANO TANTO SBANDIERATO DALLA VON DER LEYEN…
1 - BCE: LA TRANSIZIONE VERDE PENALIZZA LA CRESCITA IL CALO DELLA PRODUTTIVITÀ
Estratto dell’articolo di Gabriele Rosana per “Il Messaggero”
Meno emissioni, ma anche meno produttività: il conto (salato) della transizione verde pesa sulle imprese europee. E il costo si farà sentire sia nel breve che nel medio termine, prima di tornare a dare benefici nel lungo, solo grazie a una spinta all'innovazione. Per una volta, siamo fuori dal ring del classico derby europeo politico sull'avvenire del Green Deal. Ma a schierarsi è la Banca centrale europea e lo fa con un report tecnico che accende i riflettori sugli effetti collaterali della svolta ecologica.
La Bce fotografa il rallentamento della produttività a causa dei vincoli ambientali e suona l'allarme per una transizione "disordinata" che rischia di penalizzare le aziende del Vecchio continente. Sulla base delle stime realizzate da uno studio pubblicato ieri sul sito dell'istituto centrale con sede a Francoforte, si prevede che una stretta "green" decisa e rigorosa affosserà di circa un terzo in cinque anni le performance economiche delle aziende che inquinano di più.
IL PIANO UE PER DIMEZZARE LE EMISSIONI
Il report redatto dagli esperti dell'Eurotower prende in esame, nel dettaglio, l'impatto degli shock recenti (pandemia e guerra) e dei cambiamenti strutturali tuttora in corso (oltre alla transizione ecologica, pure quella digitale) sulla produttività dell'Eurozona, alla luce dei dati raccolti in sei tra le più grandi economia nell'area della moneta unica, tra cui l'Italia (oltre a Germania, Francia, Spagna, Portogallo e Belgio).
[…] Dal canto suo, «la transizione verde può stimolare l'aumento della produttività, ma ci vorrà tempo», mette in guardia lo studio della Banca centrale. «Nel breve-medio termine, l'adeguamento delle imprese all'aumento dei prezzi dei fattori produttivi» causato dalle nuove imposte sulla CO2 e dalle tensioni geopolitiche in atto, dalla Russia al Medio Oriente, «ridurrà le emissioni come previsto, ma è anche probabile che riduca la crescita della produttività», si legge nel report.
URSULA VON DER LEYEN - CHRISTINE LAGARDE
Un altolà che arriva poche settimane dopo che la Commissione europea ha svelato i suoi nuovi target di riduzione delle emissioni al 2040: dovranno essere il 90% in meno rispetto ai valori di riferimento del 1990, ultima tappa intermedia prima di arrivare all'azzeramento entro il 2050, in linea con l'obiettivo di far diventare l'Europa il primo continente climaticamente neutro al mondo.
L'obiettivo, però, non è contenuto in un provvedimento normativo, ma in una comunicazione di orientamento, che dovrà quindi essere confermata nero su bianco, nella legislazione Ue, dall'esecutivo che si insedierà dopo le elezioni del giugno prossimo. Proprio il piano Ue di taglio delle emissioni responsabili del surriscaldamento globale viene citato dallo studio della Bce tra le cause «che stanno modificando i prezzi degli input energetici», insieme al recente «shock energetico nel contesto dell'invasione russa dell'Ucraina».
Da qui il monito degli economisti dell'Eurotower: «Anche se i costi della transizione verso un'economia a basse emissioni di CO2 saranno sempre inferiori rispetto a quelli dell'inazione, rimane importante capire come questi cambiamenti influenzano le decisioni di produzione e le prestazioni delle aziende. I maggiori costi dei fattori produttivi dovuti all'aumento dei prezzi dell'energia e delle emissioni di CO2 (nel quadro degli schemi di scambio delle quote, ndr) potrebbero frenare la crescita della produttività a breve termine»; un impatto negativo che, tuttavia, «potrebbe essere compensato a lungo termine dall'adozione di nuove tecnologie più ecologiche e digitali».[…]
2 – LA LENTA RETROMARCIA DI BRUXELLES SUL PIANO PER TAGLIARE LE EMISSIONI
Estratto dell’articolo di Gabriele Rosana per “Il Messaggero”
C'era una volta il Green Deal. Bandiera della Commissione von der Leyen nel mandato che volge al termine, il maxi-piano verde Ue è finito al centro di una progressiva retromarcia da parte delle istituzioni Ue, ora che mancano meno di tre mesi all'apertura delle urne Ue di giugno. […]
Beninteso, nessuno si spinge fino a rinnegare le ambizioni del Green Deal: l'obiettivo di rendere l'Europa il primo continente al mondo climaticamente neutrale entro la metà del secolo rimane invariato, il che vuol dire azzerare le emissioni nette di CO2 entro il 2050 e tagliarle già del 55% (rispetto al 1990) prima del 2030. Se i numeri restano punti fermi, è il cammino per arrivare al target che, tuttavia, si addolcisce, con la Commissione che da mesi apre al dialogo e alle riformulazioni, in risposta alle rivendicazioni dei settori produttivi, dall'industria all'agricoltura.
ursula von der leyen foto di bacco (3)
«Siamo dalla parte di soluzioni pragmatiche, non ideologiche. Non c'è un'economia competitiva senza protezione del clima e viceversa», ha detto von der Leyen al congresso del suo partito, il Ppe, in un passaggio che è stato interpretato come un parziale presa di distanze dal piano nato nel 2019 dalla penna dell'allora braccio destro Frans Timmermans, nel frattempo tornato alla politica nazionale olandese.
[…] Prendiamo le auto: dal 2035 solo quelle a emissioni zero potranno essere immatricolate, il che mette di fatto al bando i motori a diesel e benzina. Nel 2026, però, ha messo in chiaro von der Leyen, «ci sarà un'ampia revisione della normativa» da un punto di vista delle tecnologie autorizzate, ad esempio con una decisa virata verso i carburanti sintetici in grado di "salvare" il motore tradizionale.
URSULA VON DER LEYEN - CHRISTINE LAGARDE - PASCAL DONOHOE
Da inizio anno, poi, per dare risposte al movimento dei trattori, sul fronte dell'agricoltura sono arrivate numerose concessioni con il proposito di allentare i vincoli ambientali a cui è subordinata l'erogazione dei generosi fondi Ue. Dopo aver inizialmente varato uno stop per tutto il 2024 all'obbligo di tenere il 4% di terre a riposo, Bruxelles ha rapidamente scelto di eliminare completamente il requisito della quota minima.
Il paletto è stato sostituito con incentivi economici per quei coltivatori che decideranno di piantare alberi o siepi, mentre per i piccoli agricoltori con meno di 10 ettari, il 65% di chi lavora nel settore primario, non ci saranno più controlli: in sostanza, si dispone un congelamento generalizzato delle penalità per chi non rispetta le regole.
Senza dimenticare la spina staccata al regolamento sui pesticidi chimici, ritirato nella speranza di calmare la collera dei trattori: secondo i piani iniziali, avrebbe dovuto dimezzare l'uso dei fitofarmaci entro il decennio.
Pure le strette sugli imballaggi e le case "green", appena approvate dal Parlamento Ue e in attesa dell'ok finale dei governi, sono state alleggerite rispetto alle versioni iniziali. Nel caso del packaging, lo stop ritardato al 2030 - pur fra numerose deroghe - riguarderà solo i contenitori in plastica monouso, mentre dagli obiettivi del riuso sono esentati i Paesi con le più alte percentuali di riciclo, come il nostro.
Ampia flessibilità pure per l'efficientamento energetico degli edifici. La messa a bando delle caldaie a gas è stata ritardata al 2040 […]