“VOLEVANO APRIRE UN ALBERGO NELLA ZONA DEL PORTO TURISTICO”– PARLA DARIO CAVALLITO, IL PADRE DELL'EX CALCIATORE LUCA, FERITO NELL'AGGUATO IN UN BAR DI PESCARA NEL QUALE È STATO UCCISO L'ARCHITETTO WALTER ALBI: “ERANO GIÀ A POSTO CON LE LICENZE, ASPETTAVANO CHE ARRIVASSE IL FINANZIAMENTO. CHI LO SA SE HANNO PESTATO I PIEDI A QUALCUNO, ORMAI UN PAZZO QUALUNQUE PUÒ ASSOLDARE UN KILLER CON MILLE EURO E FAR UCCIDERE CHI VUOLE. LA DROGA E LE DONNE NON C'ENTRANO”
Fabrizio Caccia per il “Corriere della Sera”
Andate a vedere su Wikipedia e lo troverete accostato al grande Omar Sivori, era la Juve dei primi anni 60 e c’era anche lui, Dario Cavallito, oggi 80 anni, specialista assoluto dei calci di punizione. Lui è il padre di Luca Cavallito, uno dei due uomini colpiti lunedì sera a Pescara.
Suo figlio Luca e l’architetto Walter Albi erano amici?
«Sì, molto amici da tempo. Insieme volevano aprire un albergo nella zona del porto turistico, erano già a posto con le licenze, aspettavano che arrivasse il finanziamento».
Al bar stavano parlando di affari?
«Non lo so, questo progetto di sicuro li prendeva molto».
Hanno pestato i piedi a qualcuno?
«E chi lo sa, ormai un pazzo qualunque può assoldare un killer con mille euro e far uccidere chi vuole, anche per un piccolo sgarbo».
Pensa abbiano fatto uno sgarbo a qualcuno? In questi giorni, Luca era agitato?
«Ma no, lui ha sempre avuto un sacco di amici, è un ragazzo buono come il pane».
Però 10 anni fa i carabinieri lo fermarono con 200 panetti di hashish in una macchina insieme con una banda di Cerignola.
«Quello fu l’unico episodio collegato con la droga. La verità è che, assolutamente sbagliando, in quel periodo lui mi provò ad aiutare anche in questo modo, perché io mi trovavo in pieno dissesto economico. Dopo il crollo delle Torri Gemelle del 2001, infatti, avevo perso tutti i soldi che avevo investito sui mercati. Ero rovinato».
Il killer può venire da quel mondo?
«Di sicuro all’epoca lui non fece nomi di altra gente coinvolta, sennò sarebbe uscito subito di prigione. Invece trascorse in cella 4 mesi. Se avesse parlato, allora sì che avrebbe avuto dei nemici! Pagò il suo debito e cambiò vita».
Insomma, nessuna preoccupazione.
«Direi di no, siamo una famiglia normale, lui ha un figlio di 17 anni, una moglie, la passione per le auto d’epoca che compra, rimette a nuovo e poi vende. Avevamo un ristorante ma il lockdown poi ci ha costretti a chiuderlo, perché gli incassi erano cessati ma le spese continuavano».
Magari un’altra pista da seguire può essere quella di una donna contesa?
«Sia Walter che Luca hanno sempre avuto un discreto successo con le donne, ma mi chiedo: si può arrivare ad ammazzare qualcuno, a ordinare un delitto del genere, per una storia di corna? Magari sì, ma sono tutte ipotesi, qui l’unica cosa certa è che mio figlio sta morendo».
Il signor Dario ha un momento di sconforto e piange dietro agli occhiali da sole. Per cercare di consolarlo gli ricordiamo la sua vecchia passione, il calcio. La stessa del figlio.
Davvero lei giocava bene come Sivori?
«Non scherziamo, non ero degno nemmeno di allacciargli le stringhe delle scarpe. Però ho una bella foto in cui palleggiamo insieme io e Boniperti. Il mio amico Dino Zoff dice sempre che forse sono stato la più grande promessa mancata. Ma mi hanno fermato quattro infortuni, di cui porto ancora le cicatrici».