il post di cinzia leone sul cappotto rubato a montecitorio

IL “CAPPOTTONE” SOCIAL DELLA SENATRICE M5S CINZIA LEONE, CHE DENUNCIA IL FURTO DEL CAPPOTTO IN TRANSATLANTICO, DURANTE IL VOTO PER IL QUIRINALE, CON UN POST DAL TITOLO “SONO INDIGNATA” - MA POI I COMMESSI LO RITROVANO: ERA SCIVOLATO DIETRO LO SCHIENALE DEL DIVANETTO – MATTIA FELTRI: “E' L'ALLEGORIA DEL GRILLINO, PRONTO AD ADDEBITARE ALLA DISONESTÀ ALTRUI LE CONSEGUENZE DELLA MINCHIONERIA SUA” – SUI SOCIAL PARTONO GLI SFOTTÒ, MA LEI SOSTIENE LA SUA TESI: “MA QUALE FIGURACCIA? ME LO HANNO FATTO RITROVARE…”

1. MEGLIO DI GOGOL

Mattia Feltri per “la Stampa”

 

IL POST DI CINZIA LEONE SUL CAPPOTTO RUBATO

Venerdì 28 gennaio la senatrice del Movimento Cinque Stelle, Cinzia Leone, andò alla Camera per votare il nuovo presidente della Repubblica. Entrò in Transatlantico, posò il cappotto su un divanetto e fece il suo ingresso in aula. Il tempo di votare, tornò al divanetto e il cappotto non c'era più. Cerca di qui, cerca di là, ma nulla da fare: del cappotto nessuna traccia. La senatrice congetturò che qualcuno lo avesse preso per sbaglio, confondendolo col proprio, e rincasò sguarnita nell'intemperie. 

 

CINZIA LEONE

Ma i giorni passarono e nessuno si fece vivo per restituire il maltolto, né i commessi, setacciato ogni piano, ogni stanza, ogni pertugio, vennero a capo del mistero. Esasperata, la senatrice deliberò di ricorrere alla pubblica denuncia, e due giorni fa scrisse un vibrante post su Facebook per dichiararsi INDIGNATA (il maiuscolo è suo). 

 

Nulla giustificava, non la «buona manifattura» e non «l'apprezzato brand», che il cappotto le fosse stato RUBATO (il maiuscolo continua a essere suo), tanto più nel luogo supremo della sacralità della legge. E così la vicenda prese la forma dell'allegoria della politica italiana, pronta ad arraffare l'arraffabile comunque e ovunque. 

 

CINZIA LEONE

Sinché ieri nel primo pomeriggio, spostando il divanetto all'origine della nostra storia, un commesso ritrovò il cappotto, scivolato giù dallo schienale. La prossima volta, hanno detto alla senatrice, anziché il divanetto che non è un guardaroba, usi gli attaccapanni che sono lì apposta. E la vicenda prese infine la forma dell'allegoria del grillino, sempre pronto ad addebitare alla disonestà altrui le conseguenze della minchioneria sua. 

 

2. LA SENATRICE E LA GAFFE DEL CAPPOTTO

Giuseppe Alberto Falci per il “Corriere della Sera”

 

«Ma quale figuraccia? Non mi sono pentita di nulla. Il cappotto me lo hanno fatto ritrovare dopo una settimana, ci rendiamo conto?». Da pochi minuti Cinzia Leone è atterrata in quel di Palermo. La senatrice del M5S è ancora infuriata per quanto successo nelle ultime 48 ore. «Mi hanno massacrato, saranno stati gli odiatori seriali...». 

 

CINZIA LEONE

Giorni di polemiche per la parlamentare residente a Monreale che prima ha denunciato il furto di un cappotto in Transatlantico, evocando la presenza di ladri in Parlamento nel corso dell'elezione del presidente della Repubblica. Salvo poi ammettere con un altro post di aver ricevuto una chiamata dagli uffici di Montecitorio: «Senatrice, lo abbiamo ritrovato». 

 

Nel mezzo ci sono un profluvio di commenti al vetriolo da parte dei suoi sostenitori. «Che io sappia avete una bella assicurazione, pagata naturalmente da noi, così te ne potrai comprare uno nuovo» graffia un utente su Facebook. Un altro è ancora più diretto: «Te lo ricompri con tre giorni di stipendio». 

 

CINZIA LEONE

Tutta colpa di un post dal titolo «Sono indignata» pubblicato giovedì, quasi una settimana dopo la sparizione del cappotto: «Ebbene il cappotto non l'ho trovato laddove lo lasciai, dopo il voto, al che iniziai a controllare nei vari divani, ma niente. Ho sperato che qualcuno lo avesse preso involontariamente e credevo che a breve giro lo avrebbe fatto rinvenire al guardaroba. Sono trascorsi giorni ma mi è stato confermato stamane che nessuno ha fatto pervenire il mio cappotto». 

 

Ed è a questo punto che le parole della senatrice si fanno più dure e un po' meno chiare: «Provo profonda tristezza poiché pur comprendendo che era un cappotto di buona manifattura e un apprezzato brand Luisa Spagnoli, quel qualcuno lo abbia rubato davvero impensabile in un ambiente frequentato da Senatori, Deputati, Commessi, Giornalisti».

CINZIA LEONE

 

 Sui social si scatena il putiferio. Ora non c'è solo l'onda anticasta, la grillina viene presa di mira perché «è allucinante che una senatrice della Repubblica si esprima in un italiano sgrammaticato, dove tempi verbali e uso della punteggiatura sono lanciati a caso». Il giallo dura 24 ore, perché Leone ieri fa sapere di averlo ritrovato. Il questore Edmondo Cirielli si aspetta le scuse. Ma la grillina ritiene di essere dalla parte della ragione: «Non chiedo scusa, rifarei tutto».

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…