carro armato carri armati tank leopard

UN CARRO ARMATO È PER SEMPRE – DA DECENNI GLI ESPERTI MILITARI RIPETONO CHE I PANZER SONO OBSOLETI. E CHE A SCONFIGGERLI BASTEREBBE UN UOMO CON UN BAZOOKA O UN DRONE. MA NON È PROPRIO COSÌ: BASTA VEDERE IL CASO DEI LEOPARD TEDESCHI DESTINATI ALL’UCRAINA – DA HITLER A STALIN, DA PRAGA A PIAZZA TIENANMEN, FENOMENOLOGIA DI UN VECCHIO “DINOSAURO” DELLA GUERRA CHE PUÒ RISULTARE ANCORA MOLTO EFFICACE...

Estratto dell’articolo di Siegmund Ginzberg per “Il Foglio”

 

Selfie davanti a un carro armato russo distrutto in Piazza San Michele a kiev

Furono impiegati per la prima volta verso la fine della Grande guerra. Servivano agli Alleati a sbloccare lo stallo della guerra di trincea. Fu inizialmente un disastro. Venivano distrutti dall’artiglieria tedesca, trasformandosi in trappole mortali, bare di acciaio infuocato per i loro equipaggi. La propaganda di guerra tedesca irrideva il carro armato. Gli contrapponeva il coraggio umano.

 

Un’illustrazione di Ernst Schilling sulla copertina del settimanale satirico Simplicissimus del 17 settembre 1918 mostra un tank inglese affrontato e distrutto da un singolo soldato che lancia granate. “Sono i cuori, non le macchine a decidere l’esito”, dice la didascalia. In realtà a decidere fu la potenza economica, la logistica, la capacità di produrli in massa, di approvvigionarli. Quando giunsero al fronte in migliaia fecero la differenza.

 

I carri russi danzanti nella neve un anno fa parevano invincibili. Poi li abbiamo visti scoperchiati come gusci di tartaruga, o di trilobite preistorica, bersagliati senza scampo come al tiro al piccione, addossati uno all’altro in colonne lunghe decine di chilometri. Avevano, abbiamo letto, un tallone d’Achille. […]

    

meccanico ucraino guida un carro armato russo riparato a Kharkiv

Sono parecchi decenni che ci viene detto che i carri armati sono obsoleti. A sconfiggere il drago d’acciaio basta un uomo solo con un Bazooka o un Javelin a spalla, o con una bottiglia molotov. Così vorrebbe la leggenda. Sono molti i conflitti anche recenti nei quali i tank hanno fatto cilecca. E pure aerei ed elicotteri, che sulla carta sono la migliore arma anti-tank.

 

In realtà non è proprio così. È vero che può bastare un drone ad annientare una macchina da molti milioni di euro o dollari (4 e passa per i Leopard 2 tedeschi, 6 e passa per gli Abrams americani, una somma dello stesso ordine di grandezza per i T-90 russi, che i generali di Putin si sono guardati bene sinora dallo sprecare in Ucraina, preferendo scialare carne da cannone che gli costa poco o niente).

 

tank russi distrutti fuori Bucha il 5 dicembre 2022

Ma ci sono situazioni in cui a decidere la battaglia sono i vecchi dinosauri. È la vecchia storia della spada e dello scudo. Reso inefficace lo scudo da spade sempre più affilate, si inventano scudi più efficienti o, viceversa, spade più potenti. Succede per i missili e i fantascientifici scudi stellari, esattamente come per i carri armati.

    

Ci deve essere pure una ragione se Zelensky chiedeva con tanta insistenza che gli inviassero i tank pesanti, e Mosca minacciava rappresaglie da fine del mondo se l’occidente li avesse forniti. Il conflitto in Ucraina si è ormai arenato in guerra di posizione, come un secolo fa si era impantanata per anni nelle trincee la Prima guerra mondiale. E’ chiaro che non ci sarà tregua finché le parti non riterranno di avere conseguito sul campo una posizione da cui negoziare meglio. Si preparano al grande scontro in primavera, quando sgelerà. E per tornare dalla guerra di trincea a una guerra di movimento nelle steppe sterminate servono i carri armati. […]

 

il video del ministero della difesa britannico sui tank all ucraina

I panzer di Hitler erano tecnicamente superiori. Ma Stalin ne produceva di più e poteva rifornirli meglio, grazie anche agli aiuti americani e all’intelligence inglese. Anche allora gli alleati occidentali esitavano a fornire materiale avanzato.

 

Se ne sono sentite di scuse. I tedeschi dicevano che i Leopard servivano a loro, poi che la fornitura li metteva a rischio di rappresaglie, che era troppo complicato imparare a usarli e, infine, che dovevano fare i conti con la propria opinione pubblica. Temevano, e non del tutto a torto, di essere lasciati soli, come era successo per il gas. In realtà si è poi capito che il vero problema del cancelliere Scholz erano le obiezioni pacifiste che venivano dalla sua coalizione, anzi dall’interno del suo Partito socialdemocratico. […]

 

 

 

il video del ministero della difesa britannico sui tank all ucraina.

Il carro armato è da sempre un simbolo, un microcosmo concentrato delle paure e delle contraddizioni della condizione umana, e pure della politica internazionale. Mi sono rimasti negli occhi della mente scene di film in bianco e nero visti da ragazzo. Non saprei dire al momento se è in Niente di nuovo sul fronte occidentale, tratto dal romanzo di Erich Maria Remarque. Il primo, ineguagliato, del russo naturalizzato americano Lewis Milestone, risale al 1930. Quello più popolare è del 1979. Un ultimo remake del tedesco Edward Berger è del 2022.

 

Ricordo una scena in cui il carro armato passa sopra la trincea, sembra che ti schiacci. Poi su internet ho scoperto che nascondersi in una buca, per aggredire il carro dalla parte più vulnerabile, da dietro, fa ancora parte dell’addestramento. In un’altra scena, un soldato ustiona un proprio commilitone sparando un razzo anti-carro. L’urlo straziante tornava nei miei incubi. I tank in fatto di claustrofobia fanno a gara con i sottomarini. E li superano di larga misura. […]

il video del ministero della difesa britannico sui tank all ucraina

 

Altro film capolavoro: Sahara del 1943, dove è Humphrey Bogart a fare il carrista in Nord Africa. Un gioiello assoluto il film israeliano Lebanon del 2009, di Samuel Maoz, girato come se ci si trovasse nell’abitacolo di un Merkava. E’ il mondo, un’intera guerra, anzi l’intero conflitto tra Israele e gli arabi, più crudeli tra di loro che col nemico israeliano, visto non da una finestra, ma dal mirino di un carro armato.

 

[…]

   

C’erano una volta i cantori della macchina miracolosa, della “cannoniera automobile”, della “prodigiosa sintesi fra l’uomo bellico e le sue creature meccaniche”. Ci fu un’epoca in cui i cervelli più creativi d’Italia e d’Europa erano in deliquio di fronte al mito delle macchine che, con la loro incredibile velocità, erano in grado di annientare la vecchia antiquata cavalleria. C’è chi dice che proprio dai carri armati, e comunque dall’aggressività della fabbrica, il cubismo avrebbe tratto le fattezze squadrate, gli angoli metallici, le punte aguzze. Filippo Tommaso Marinetti si scioglieva dinanzi all’idea della “Guerra come igiene del mondo”, così come, anni dopo, Ernst Jünger avrebbe goduto nelle “Tempeste d’acciaio”. 

 

[…]

 

  

CARRO ARMATO ABRAMS

Di carri armati parlava la canzone che avevano improvvisato nel 1968 i compagni della Sezione universitaria del Pci alla Statale di Milano. Sull’aria di Quel mazzolin di fiori, faceva: “Quella bandiera rossa sul carro armato / oh quanto dolore ci ha dato”. Le parole le aveva inventate Gaspara Pajetta, una delle figlie di Gian Carlo. Parlava dell’invasione sovietica della Cecoslovacchia. Il “dispiacere” è vedere quei carri che avevano ricacciato Hitler e liberato Berlino schiacciare un tentativo di “socialismo dal volto umano”.

 

[…]

 

piazza tienanmen 1989

C’erano guerre, come quella dei Sei giorni, tra Israele e l’intero mondo arabo, in cui avevano un ruolo di primo piano i mezzi corazzati. Ma negli anni 60 e 70 il carro era stato, per la mia generazione, simbolo di golpe, di violenza armata contro i governi legittimamente eletti e i civili. Ricordo il carro armato sulla copertina di un libriccino dal titolo Coup d’Etat: A Practical Handbook, un manuale pratico del colpo di stato. L’autore era un allora giovane e brillante studioso americano, Edward Luttwak.

 

carro armato leopard2

Poi nel 1989 i carri armati fecero strage a Pechino. Non ci si limitò a dispiegarli in funzione intimidatoria. Vennero usati per schiacciare gli studenti che da settimane occupavano la piazza chiedendo democrazia. Ricordo un collega, peraltro simpatico, che si faceva in quattro per giustificare la scelta di Deng Xiaoping. Non c’era da meravigliarsi. Prima che a Pechino aveva fatto il corrispondente dalla Madrid di Franco, dalla Washington di John Kennedy, dalla Mosca di Breznev. Immancabilmente si era fatto in quattro a ingraziarsi quelli al momento al potere. Ha fatto scuola.

  

drone sgancia bomba nel carro armato russo 2

L’uomo solo di fronte al carro armato in piazza Tienanmen divenne il simbolo del coraggio e della resistenza. Lo videro in molti dai balconi del Beijing Fandian, l’albergo con vista laterale sulla piazza in cui alloggiavano i giornalisti. Negli scatti di Stuart Franklin per la Magnum si vede un uomo magro e mingherlino, in camicia bianca, con in mano una borsa di tela di quelle allora diffusissime in Cina, fermare un’intera colonna di carri armati mettendoglisi davanti.

 

carro armato t 34 sfila a novosibirsk

Il carro capofila imballa il motore, minaccia di travolgerlo, prova a superarlo a destra, poi a sinistra. Lui imperterrito, saltella di lato per impedirgli di passare, continua a fargli segno con la mano che si fermino, tornino indietro. Poi lo si vede arrampicarsi sul carro, mettersi a discutere col guidatore emerso dalla torretta. Alla fine si vede che lo portano via. Non si è mai saputo il suo nome, chi fosse, che cosa diceva ai carristi, né che fine abbia fatto.

carro armatoTANK ABRAMS-Xbandiera bianca sul carro armato russo TANK ABRAMS-X

Ultimi Dagoreport

fazzolari meloni giorgetti salvini poteri forti economia

DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE DAI LORO INVESTIMENTI MILIARDARI IN ITALIA - I VARI BLACKSTONE, KKR, MACQUARIE, BLACKROCK, CHE ALL’INIZIO AVEVANO INVESTITO IN AZIENDE DI STATO, BANCHE, ASSICURAZIONI, RITENENDO IL GOVERNO DUCIONI STABILE E AFFIDABILE, DOPO APPENA DUE ANNI SI SONO ACCORTI DI AVER BUSCATO UNA SOLENNE FREGATURA - DAL DECRETO CAPITALI AD AUTOSTRADE, DALLA RETE UNICA ALLE BANCHE, E’ IN ATTO UN BRACCIO DI FERRO CON NOTEVOLI TENSIONI TRA I “POTERI FORTI” DELLA FINANZA MONDIALE E QUEL GRUPPO DI SCAPPATI DI CASA CHE FA IL BELLO E IL CATTIVO TEMPO A PALAZZO CHIGI (TEMPORANEAMENTE SI SPERA), IGNORANDO I TAPINI DEL MANGANELLO COSA ASPETTA LORO NELL’ANNO DI GRAZIA 2025

donald trump elon musk

DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO ALLA CASA BIANCA DI TRUMP VENGA CONDIZIONATO DAL KETAMINICO ELON MUSK, CHE ORMAI SPARA UNA MINCHIATA AL GIORNO - GLI OPERATORI DI BORSA VOGLIONO FARE AFFARI, GLI AD PENSANO A STARE INCOLLATI ALLA POLTRONA DISTRIBUENDO PINGUI DIVIDENDI, NESSUNO DI ESSI CONDIVIDE L’INSTABILITÀ CHE QUEL “TESLA DI MINCHIA” CREA A OGNI PIÉ SOSPINTO - DAGLI ATTACCHI ALLA COMMISSIONE EUROPEA AL SOSTEGNO AI NAZISTELLI DI AFD FINO ALL’ATTACCO ALLA FED E AL TENTATIVO DI FAR ZOMPARE IL GOVERNO BRITANNICO, TUTTE LE SPARATE DEL MUSK-ALZONE…

matteo salvini giorgia meloni piantedosi renzi open arms roberto vannacci

DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL MARTIRE DELLE TOGHE ROSSE E LO HA COSTRETTO A CAMBIARE LA STRATEGIA ANTI-DUCETTA: ORA PUNTA A TORNARE AL VIMINALE, TRAMPOLINO CHE GLI PERMISE DI PORTARE LA LEGA AL 30% - E "IO SO' GIORGIA E TU NON SEI UN CAZZO" NON CI PENSA PROPRIO: CONFERMA PIANTEDOSI E NON VUOLE LASCIARE AL LEGHISTA LA GESTIONE DEL DOSSIER IMMIGRAZIONE (FORMALMENTE IN MANO A MANTOVANO MA SU CUI METTE LE MANINE MINNITI), SU CUI HA PUNTATO TUTTE LE SUE SMORFIE CON I “LAGER” IN ALBANIA - I FAN DI VANNACCI NON ESULTANO PER SALVINI ASSOLTO: VOGLIONO IL GENERALE AL COMANDO DI UN PARTITO DE’ DESTRA, STILE AFD - I DUE MATTEO...

giorgia meloni - matteo salvini - open arms

DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI GRIDERA' ANCORA ALLE “TOGHE ROSSE” E ALLA MAGISTRATURA “NEMICA DELLA PATRIA”? -L’ASSOLUZIONE È DI SICURO IL PIÙ GRANDE REGALO DI NATALE CHE POTEVA RICEVERE GIORGIA MELONI PERCHÉ TAGLIA LE UNGHIE A QUELLA SETE DI “MARTIRIO” DI SALVINI CHE METTEVA A RISCHIO IL GOVERNO – UNA VOLTA “ASSOLTO”, ORA IL LEADER DEL CARROCCIO HA DAVANTI A SÉ SOLO GLI SCAZZI E I MALUMORI, DA ZAIA A FONTANA FINO A ROMEO, DI UNA LEGA RIDOTTA AI MINIMI TERMINI, SALVATA DAL 3% DI VANNACCI, DIVENTATA SEMPRE PIÙ IRRILEVANTE, TERZA GAMBA NELLA COALIZIONE DI GOVERNO, SUPERATA PURE DA FORZA ITALIA. E LA DUCETTA GODE!

roberto gualtieri alessandro onorato nicola zingaretti elly schlein silvia costa laura boldrini tony effe roma concertone

DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI MEGALOMANI CHE È DIVENTATO IL PD DI ELLY SCHLEIN: UN GRUPPO DI RADICAL-CHIC E BEGHINE DEL CAZZO PRIVI DELLA CAPACITÀ POLITICA DI AGGREGARE I TANTI TONYEFFE DELLE DISGRAZIATE BORGATE ROMANE, CHE NON HANNO IN TASCA DECINE DI EURO DA SPENDERE IN VEGLIONI E COTILLONS E NON SANNO DOVE SBATTERE LA TESTA A CAPODANNO - DOTATA DI TRE PASSAPORTI E DI UNA FIDANZATA, MA PRIVA COM’È DI QUEL CARISMA CHE TRASFORMA UN POLITICO IN UN LEADER, ELLY NON HA IL CORAGGIO DI APRIRE LA BOCCUCCIA SULLA TEMPESTA CHE STA TRAVOLGENDO NON SOLO IL CAMPIDOGLIO DELL’INETTO GUALTIERI MA LO STESSO CORPACCIONE DEL PD -  EPPURE ELLY È LA STESSA PERSONA CHE SCULETTAVA FELICE AL GAY PRIDE DI MILANO SUL RITMO DI “SESSO E SAMBA” DI TONY EFFE. MELONI E FAZZOLARI RINGRAZIANO… - VIDEO