DAGOREPORT - CON UN MINISTRO DEGLI ESTERI (E UN GOVERNO) ALL'ALTEZZA, CECILIA SALA NON SAREBBE FINITA IN UNA GALERA DI TEHERAN - LA NOTIZIA DELL'ARRESTO A MILANO DELLA ''SPIA'' IRANIANA ABEDINI, SU "ORDINE" USA, E' DEL 17 DICEMBRE. DUE GIORNI DOPO LA SALA VIENE IMPRIGIONATA - BENE, CONOSCENDO LA "DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI" PRATICATA DALL'IRAN (ARRESTI UNO DEI MIEI, IO SEQUESTRO UNO DEI TUOI), PERCHE' LA FARNESINA E PALAZZO CHIGI, SOTTOVALUTANDO I "SEGNALI" DELL'INTELLIGENCE-AISE, NON SI SONO SUBITO ATTIVATI PER METTERE IN SICUREZZA GLI ITALIANI IN IRAN? - SCAZZO CROSETTO-TAJANI - NON SAREBBE LA PRIMA VOLTA CHE IL GOVERNO MELONI SI TROVA A GESTIRE NEL PEGGIORE DEI MODI UN DETENUTO NEL MIRINO DI WASHINGTON (NEL 2023 IL RUSSO ARTEM USS). IL VICEMINISTRO AGLI ESTERI, EDMONDO CIRIELLI (FDI), GIÀ ANNUNCIA CHE LA “SPIA” IRANIANA ''POTREBBE NON ESSERE ESTRADATA, HA COMMESSO UN REATO SOGGETTIVO, NORDIO STA STUDIANDO LE CARTE” (A NORDIO E MELONI CONVIENE FARE IN FRETTA, PRIMA CHE TRUMP SBARCHI ALLA CASA BIANCA) - VIDEO
Cecilia Sala:
— CAESO QUIINCTIUS (@Orgoglioitalia3) December 30, 2024
Sono tornata in Iran perchè è il posto dove più volevo tornare. Sono cambiate molte cose, la prima è che le donne non indossano più il velo. Poi c'è un nuovo presidente riformista che è contrario all'inasprimento delle punizioni contro le donne. #iran… pic.twitter.com/VzAxTt1Xme
DAGOREPORT
Nel caso dell’arresto della giornalista Cecilia Sala in Iran è necessario prestare attenzione alle date.
La 29enne è partita il 12 dicembre per Teheran, dove avrebbe dovuto soggiornare per otto giorni, come permessole dal visto giornalistico, ottenuto senza troppi problemi, per conto della piattaforma di podcast "Chora", diretta da Mario Calabresi.
Non appena atterrata, Sala ha postato una foto di Teheran, scrivendo: "Mi è mancato persino il tuo smog".
Nei giorni seguenti ha fatto interviste e registrato regolarmente tre puntate del suo podcast, Stories, intervistando anche Hossein Kanaani, uno dei fondatori dei pasdaran iraniani (non proprio un dissidente del regime).
Poi, il 19, improvvisamente, è stata arrestata, riuscendo a comunicare con l’Italia il giorno dopo, il 20, con due telefonate: una alla madre, e l’altra al compagno, Daniele Raineri (giornalista del Post, già inviato di guerra in aree sensibili, prima per “il Foglio”, poi per “Repubblica”, epoca Molinari).
Qualche giorno prima, il 17 dicembre, i giornali italiani danno la notizia dell’arresto, su mandato internazionale (ordine degli americani) dell’ingegnere elvetico-iraniano Mohammad Abedini Najafabadi, accusato di trafficare armi, nello specifico droni, per conto del regime degli ayatollah.
IL POST INSTAGRAM DI DANIELE RAINERI, COMPAGNO DI CECILIA SALA
Come accade per casi come questo, in cui in ballo ci sono i rapporti internazionali e delicati equilibri geopolitici, l’arresto viene di solito comunicato ai media con qualche giorno di ritardo, una procedura utile a gestire il caso a livello di deep state: si muovono i servizi segreti, i ministeri competenti, le ambasciate, i Paesi alleati, e solo alla fine si coinvolge la stampa.
antonio tajani giorgia meloni foto lapresse
La domanda sorge spontanea: dopo l’arresto di Abedini, cosa hanno fatto l’Aise di Caravelli e il ministero degli Esteri di Tajani?
Alla luce della nota “diplomazia degli ostaggi” praticata dall’Iran, Farnesina e Intelligence si sono attivati per allertare i nostri concittadini a Teheran?
Stando a quanto scriveva ieri “il Fatto quotidiano”, sembrerebbe di no: “Per quanto ne sanno a Chora Media, Sala non ha ricevuto messaggi di allarme, ‘era tranquillissima’, eppure una giornalista molto nota come lei era un eccellente bersaglio. […] il governo italiano ha capito subito che l’arresto di Abedini era un serio problema politico?
O ha atteso che Teheran protestasse ufficialmente, convocando il numero due della nostra ambasciata?
Della protesta ha dato notizia l’agenzia di stampa iraniana il 22 dicembre, quando Sala era già stata arrestata, ma risaliva a qualche giorno prima”, conclude il giornale di Travaglio.
Grazie a @ceciliasala abbiamo imparato a non essere indifferenti. Ha portato la realtà davanti ai nostri occhi perché non potessimo girarci dall’altra parte, ma agire. Speranza e coraggio sono la sua voce. Ora tocca a noi non spegnerla. #FreeCecilia pic.twitter.com/52JMc428TX
— Bernard Dika (@dikabernard) December 28, 2024
Che qualcosa nella macchina burocratica della Farnesina si fosse inceppato è stato chiaro a tutti quelli che hanno letto, il 17 dicembre, l’articolo, a firma di Gabriele Carrer, su “Formiche”: “L’arresto in Italia e la richiesta di estradizione delle autorità americane hanno fatto alzare la guardia sulla situazione degli italiani e degli italo-iraniani in Iran e di quelli intenzionati a viaggiare nel Paese.
Si teme che Teheran possa reagire prendendoli in ostaggio per mettere pressione all’Italia chiamata a decidere sull’estradizione negli Stati Uniti".
E continua: "La cosiddetta diplomazia degli ostaggi non è una novità per l’Iran. Un recentissimo rapporto dell’Institut français des relations internationales evidenzia come Teheran utilizzi la detenzione di cittadini occidentali, doppi cittadini o cittadini iraniani residenti in Europa, Australia o Stati Uniti come leva nei negoziati diplomatici. Il tutto, proprio per esercitare pressioni per ottenere concessioni politiche, economiche o diplomatiche all’interno della strategia di risposta asimmetrica di Teheran”.
Un passaggio, quello segnalato da Carrer, sempre bene informato su questioni di intelligence, che lascia immaginare una palpabile apprensione da parte dei nostri 007 per possibili ritorsioni del regime iraniano.
TWEET DI GUIDO CROSETTO SULL ARRESTO DI CECILIA SALA
Qualcuno, all’Aise, temeva probabilmente ciò che poi è accaduto. E magari il nostro apparato di intelligence contava di far sapere che la cosidetta "diplomazia degli ostaggi", cara non solo all'Iran (vedi gli scambi di spie Usa-Russia), era stata portata subito all'attenzione della Farnesina e di Palazzo Chigi.
Il "messaggio" è stato recepito dal governo Meloni? L'hanno per caos sottovalutato? Il ministero degli Esteri ha diramato un alert per mettere in sicurezza gli italiani in Iran? L’ambasciata a Teheran ha contattato i nostri connazionali, a partire da Cecilia Sala, informandoli del rischio di finire in galera?
Nel vortice di dichiarazioni e commenti intorno all’arresto della podcaster di “Chora” e collaboratrice de "Il Foglio", non è passato inosservato il tweet del titolare della Difesa, Guido Crosetto: “Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare, ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello”.
guido crosetto antonio tajani vertice nato di vilnius
Parole che sono una esplicita stoccata alla politica (si fa per dire) della Farnesina, tanto che, come notava ieri Lorenzo De Cicco su “la Repubblica”, Tajani si sarebbe irritato col collega di FdI. (Già ai tempi dello militanza in Forza Italia, Crosetto aveva una considerazione pari a zero del "quid" dell'ex monarchico della Ciociaria).
La domanda sorge spontanea: ai i piani alti della Farnesina, tra la Direzione Medioriente, l’Unità di Crisi, ambasciatori, c’è stato qualcuno che abbia unito i puntini tra l’arresto dell'iraniano Abedini e il pericolo di una possibile ritorsione verso gli italiani?
guido crosetto giorgia meloni parata del 2 giugno 2023
A maggior ragione che i pasdaran di Teheran stavano cercando una “preda” utile a far scoppiare un caso diplomatico su cui fare leva per riportare in patria il loro ingegnere-spione.
E chi meglio di Cecilia Sala poteva servire allo scopo: una giornalista-influencer (400mila follower prima dell’arresto, ora veleggia verso il mezzo milione), giovane e bella, volto televisivo, apparendo in diverse trasmissioni su La7, legata sentimentalmente a Daniele Raineri, giornalista noto nell’ambiente diplomatico e dell’intelligence per i suoi lavori e viaggi in Paesi ad alto rischio in quell’area: nel 2015 il suo nome salì alla ribalta quando vennero rapite in Siria le volontarie Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, vedi l'articolo a seguire su Raineri).
joe biden e giorgia meloni al concerto di andrea bocelli g7
Gli iraniani devono aver pensato che il boccone era mediaticamente troppo ghiotto per lasciarselo scappare.
Erano certi che il rapimento della Sala avrebbe mobilitato un’attenzione mediatica che ad altre persone, meno “profilate”, non sarebbe stata riconosciuta.
La tesi che circola tra gli analisti è che Teheran dall’inizio volesse un certo clamore internazionale, per la complessità del caso Abedini: pur essendo detenuto in Italia, infatti, ci sono le manone americane sul “mago dei droni”.
giorgia meloni e donald trump meme by edoardo baraldi
Riportarlo a casa non è affatto facile. L’unico spiraglio era creare il “caso”, incalzare così le autorità statunitensi e italiane con la crescente pressione dell’opinione pubblica.
Un brutto cetriolo ora per il governo Ducioni, che dovrà sbrogliare la matassa prima dell’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio: finché c’è l’anatra zoppa Biden, ormai a fine mandato e con un piede e mezzo nella pensione, si può ancora trovare una furbesca exit strategy. Una volta arrivato il tycoon alla Casa Bianca, saranno cazzi amari per Palazzo Chigi rigettare l'estradizione richiesta dalle autorità americane.
D’altronde, non sarebbe la prima volta che il Governo Meloni si trova a gestire nel peggiore dei modi un detenuto nel mirino di Washington. Nel 2023 a creare tensione tra Italia e Usa ci pensò il baldo Artem Uss.
Nel caso del figlio dell’oligarca russo, che Washington chiedeva di estradare negli Stati uniti, sappiamo come è finita: una volta che i giudici hanno deciso di farlo uscire dalla galera e confinarlo ai domiciliari, zac!, Uss è stato misteriosamente “liberato” sotto il naso delle autorità italiane da un commando di 6 uomini (un italiano di origine bosniaca, tre serbi e due sloveni) ed è tornato a Mosca sano e salvo. Un lavoro ''pulito'' che fece imbufalire Washington.
GIUSTIZIA LA GRANDE FUGA - IL CASO ARTEM USS BY MACONDO
Ed facile immaginare l'incazzatura dell'intelligence Usa leggendo ieri su "Repubblica" l'intervista al viceministro agli Esteri, Edmondo Cirielli (FdI), quando afferma che il trentottenne iraniano arrestato a Malpensa su mandato Usa ''potrebbe non essere estradato, ha commesso un reato soggettivo, Nordio sta studiando le carte... È chiaro che viene valutato giuridicamente. Viene accusato di spionaggio, se pretendiamo dagli altri diplomazia, dobbiamo essere cauti anche noi....il ministro farà le sue valutazioni".
GIORGIA MELONI - EDMONDO CIRIELLI
Dopo il "Nordio che sta studiando le carte", l'incauto (e inadeguato) Cirielli apre un altro fronte quando aggiunge una frase sibillina sulla povera Cecilia Sala: "In linea di massima, immaginiamo che ci sia qualche violazione protocollare legata al suo lavoro di giornalista, comportamenti che da noi non sono reato. Quindi giocheremo sulla difformità degli ordinamenti giuridici".
ANTONIO TAJANI EDMONDO CIRIELLI
Il mattacchione della Farnesina non spiega quale potrebbe essere una "violazione protocollare legata al suo lavoro di giornalista" e assicura baldanzoso: "Utilizzeremo il fatto che in Occidente siamo quelli che hanno rapporti migliori con l’Iran".
E conclude sempre più sibillino: "Poi la giornalista è molto capace, non abbiamo motivo di ritenere che abbia fatto qualcosa di grave o di oggettivamente sbagliato, anche alla luce del nostro ordinamento''. (Ma che stai a di'?)
IL GOVERNO ITALIANO POTEVA EVITARE L’ARRESTO DI CECILIA SALA? – IL 17 DICEMBRE, GIORNO DEL FERMO DELL’IRANIANO MOHAMMAD ABEDINI, “FORMICHE” SCRIVEVA UN INTERESSANTE ARTICOLO SULLA “DIPLOMAZIA DEGLI OSTAGGI”: “SI TEME CHE TEHERAN POSSA REAGIRE PRENDENDOLI IN OSTAGGIO PER METTERE PRESSIONE ALL’ITALIA”. COSÌ È STATO DUE GIORNI DOPO PER LA GIORNALISTA DI “CHORA” – “IL FATTO QUOTIDIANO”: “L’ITALIA HA DAVVERO ‘ALZATO LA GUARDIA’? SALA NON HA RICEVUTO MESSAGGI DI ALLARME, ‘ERA TRANQUILLISSIMA’, EPPURE UNA GIORNALISTA MOLTO NOTA COME LEI ERA UN ECCELLENTE BERSAGLIO” – “IL GOVERNO ITALIANO HA CAPITO SUBITO CHE L’ARRESTO DI ABEDINI ERA UN SERIO PROBLEMA POLITICO? O HA ATTESO CHE TEHERAN PROTESTASSE UFFICIALMENTE?”
DOPO L’ARRESTO DI ABEDINI, TEHERAN CONVOCA GLI AMBASCIATORI DI BERNA E ROMA
Gabriele Carrer per www.formiche.net – articolo del 23 dicembre 2024
Nei giorni scorsi il ministero degli Esteri iraniano ha convocato l’ambasciatore della Svizzera, che rappresenta gli interessi degli Stati Uniti assenti a Teheran con un’ambasciata da 45 anni, e l’incaricato d’affari italiani per protestare contro gli arresti di Mohammad Abedini e Mohammad Sadeghi.
Lunedì i due erano stati accusati di aver fornito sostegno materiale ai Pasdaran e di aver violato le leggi americane sulle esportazioni aggirando le sanzioni per portare in Iran tecnologia statunitense utilizzata anche nei droni che hanno ucciso tre soldati americani a gennaio di stanza nell’avamposto americano Tower 22, in Giordania.
Sadeghi, 42 anni, cittadino iraniano-statunitense residente in Massachusetts dove lavora per una società attiva nel settore dei semiconduttori, è stato arrestato nella sua abitazione a Boston. Abedini, 38 anni, trasferitosi in Svizzera cinque anni fa, è stato arrestato, su mandato delle autorità statunitensi, all’aeroporto di Milano-Malpensa, sceso da un volo di linea proveniente da Istanbul.
Entro fine gennaio è atteso l’invio della richiesta di estradizione al ministero della Giustizia italiano. Dagli atti depositati dall’Fbi emerge che sarebbe stato su consiglio di un amico professore che Abedini si è trasferito in Svizzera per continuare, con la sponda dei Pasdaran, nonostante le sanzioni americane.
Abedini e Sadeghi rischiano fino a 20 anni di carcere per l’accusa di associazione a delinquere per la violazione delle leggi sulle esportazioni. Abedini rischia anche l’ergastolo per l’accusa di associazione a delinquere per fornire supporto materiale ai Pasdaran, che gli Stati Uniti considerano un’organizzazione terroristica.
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“Siamo impegnati a perseguire questa questione finché non si raggiungerà una risoluzione soddisfacente”, ha dichiarato Vahid Jalalzadeh, viceministro degli Esteri iraniano con delega agli affari affari consolari, parlamentari e degli espatriati iraniani. Gli arresti, secondo il diplomatico iraniano, sono “ingiusti e illegali”.
Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa iraniana Tasnim, legata ai Pasdaran, la diplomazia iraniana sta lavorando in Italia per il rilascio di Abedini.
Come riportato su queste pagine, l’arresto di Abedini in Italia e la richiesta di estradizione avanzata dalle autorità americane hanno acceso l’attenzione sulla condizione degli italiani e degli italo-iraniani in Iran, oltre che su coloro che intendono recarsi nel Paese. Il timore è che il regime di Teheran possa reagire prendendoli in ostaggio per esercitare pressioni sull’Italia, chiamata a decidere in merito all’estradizione negli Stati Uniti.
COMUNICATO STAMPA CHORA MEDIA SULL ARRESTO DI CECILIA SALA
GRETA E VANESSA, ORA PARLA RAINERI: "QUELLA NOTTE IO NON ERO CON LORO"
Lucio Di Marzo per https://www.ilgiornale.it/ - 17 gennaio 2015
C'era anche Daniele Raineri con Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, la sera che le due italiane sono state rapite in Siria? Questo si è detto dal giorno del loro sequestro, sostenendo che l'inviato del Foglio fosse riuscito a fuggire dall'abitazione dove si trovavano tutti e tre, mentre le due volontarie venivano catturate.
Una storia su cui oggi ha detto la sua anche il diretto interessato, che in un articolo pubblicato sul quotidiano di Giuliano Ferrara sostiene invece che no, quella notte non si trovava con le due ragazze italiane. "Ero a circa venticinque chilometri dalla casa dov'erano loro", scrive Raineri. In una casa di campagna, usata come base dai ribelli, "a sud di Aleppo".
La versione del giornalista sembra dunque smentire uno dei dettagli legati al sequestro, spiegando che nell'abitazione ("Il capo della casa era un ex soldato delle forze speciali di Assad") ci è rimasto fino al mattino alle cinque. Poi alcuni colpi alla porta e la notizia, portata da due siriani, del sequestro di Greta e Vanessa, per mano di un gruppo che in quel momento non si riesce a identificare.
Forse - prova a ricostruire il Fatto Quotidiano, grazie ad alcuni documenti del Ros - sono "rimaste vittime proprio di quelli che volevano soccorrere", se è vero che il loro progetto era anche in funzione di supporto a quell'Esercito libero composto da gruppi che l'Occidente ha spesso identificato come moderati.
"Stanno cercando anche te", annunciano i due uomini a Raineri, spiegando che chi ha portato via le italiane ha chiesto informazioni sulla sua posizione. "I ribelli hanno prestato una macchina e una scorta di uomini armati" per permettere la fuga del giornalista, che arrivato nell'area di confine con la Turchia ha contattato l'unità di crisi della Farnesina.
Poi la richiesta di "assoluto riserbo", uno standard nei casi di sequestro, per non complicare una situazione che si è risolta soltanto due giorni fa, con la notizia della liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, dopo il probabile pagamento di un riscatto da diversi milioni di euro.
CECILIA SALA AI TEMPI DEL LICEO A PIAZZAPULITACECILIA SALA
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