DAL SIRE DI HARDCORE A STRAUSS KAHN, LE TOGHE S’ARRIZZANO SEMPRE CON (INUTILI) DETTAGLI SU VIZIETTI SESSUALI - E AL PROCESSO DI LILLE A DSK E’ STATO SCODELLATO MATERIALE PIÙ DA PORNO ANNI ’60 CHE DA CODICE PENALE
Da “il Foglio”
STRAUSS KAHN E LA PROSTITUTA JADE AL FONDO MONETARIO
E’ alle ultime battute, quello che Causeur.fr ha ribattezzato “il processo alla sessualità di Dominique Strauss-Kahn”. Se l’esito giudiziario appare scontato (perfino per la pubblica accusa non è emersa alcuna prova del reato di sfruttamento della prostituzione imputato all’ex direttore del Fmi) aleggiano tuttavia domande inevase. Non sull’involontario protagonista, del quale ormai conosciamo, senza che lo avessimo mai chiesto, i più intimi dettagli dei gusti sessuali, ma sui suoi accusatori.
Su quei giudici francesi – laici, coscienziosi, certo di buone letture – che hanno compilato l’ordinanza di rinvio a giudizio: duecentodieci pagine nelle quali, per dimostrare l’impossibilità che DSK ignorasse la qualità di prostitute delle giovani donne partecipanti alle “serate libertine” al Carlton di Lille e in altre location, si ricorre ad argomenti piuttosto singolari. Tutti o quasi fanno capo alla sodomia, pratica grata a Strauss-Kahn sopra ogni altra e vera “vedette del processo”, come ha constatato David Caviglioli sul Nouvel Observateur.
welcome to new york il film su dominique strauss kahn con depardieu
C’è chi ha paragonato l’ordinanza dei giudici di Lille a “Cinquanta sfumature di grigio”, per quell’evidente compiacimento “nel diffondersi su dettagli pornografici”. Del tutto irrilevanti al fine di stabilire se si configurasse o meno “sfruttamento della prostituzione” da parte di DSK, come ha notato anche Stéphane Durand-Souffland, cronista del Figaro: “I giudici – ha scritto – non parlano che della sessualità di DSK: del suo appetito, del suo vigore, delle sue pratiche esclusivamente sodomite”.
Tutti fatti suoi, se non c’è stata violenza. Che infatti non è stata contestata da nessuna delle giovani donne implicate: “Non mi ha violentata, ma si sentiva che amava i rapporti di forza”, ha detto però una delle testimoni a carico. Perbacco! Così, giorno dopo giorno, il processo di Lille ha sciorinato materiale più da film porno anni Sessanta che da codice penale. Pratiche sessuali “abnormi”, sono state definite quelle in cui indulgeva con i suoi compari di partouze DSK, pratiche degne di un “mattatoio” o di una “macelleria”.
E in un passo dell’ordinanza si può leggere testualmente: “Indipendentemente da ogni giudizio di valore morale su questo tipo di pratica sessuale che, quando sia consentita liberamente, non interessa il diritto penale, si deve constatare che questo tipo di penetrazione sessuale è talvolta rifiutato perfino dalle prostitute. Un tale comportamento poteva dunque a fortiori necessitare il ricorso a professioniste remunerate”.
E’ anche grazie a considerazioni di questo tenore e alla loro caduta logica (solo le prostitute accettano di essere sodomizzate, ergo il maiale sapeva che non aveva a che fare con libertine amatoriali ma con professioniste prezzolate) che il processo a Dominique Strauss-Kahn è diventato un processo alla sodomia: basterebbe, a qualificarlo come tale, il frisson di riprovazione che si avverte in quel pelosissimo “indipendentemente da ogni giudizio di valore morale”.
“Non si trattava di libertinaggio ma di un mattatoio e di prestazioni a comando”, incalzano i giudici, convinti che la presenza di coppie di scambisti in certe trasferte belghe della comitiva gaudente non fosse altro che “un alibi” per soddisfare il “re della festa”. Lui, l’abnorme, pantagruelico, dissoluto Strauss-Kahn (che tuttavia “non ha mai pagato nessuna”).
Tutto questo, si dirà un giorno, avveniva nella Francia appena reduce dalle solenni celebrazioni per i duecento anni dalla morte del marchese Donatien-Alphonse- François de Sade. Culminate, nello scorso settembre, con l’esposizione parigina del prezioso manoscritto (pagato sette milioni di euro) delle “120 giornate di Sodoma”. L’ordinanza di Lille, lì accanto, non avrebbe sfigurato. E nemmeno il titolo del Fatto di ieri: “DSK, fare un’orgia e farla franca”.