DITE A RENZI DI LEGGERE BENE PRIMA DI TWITTARE – MATTEONZO DOPO L’ASSOLUZIONE DEI GENITORI IN CASSAZIONE SE NE USCÌ CON UN CINGUETTIO BALDANZOSO, PARLANDO DI “VICENDA GIURIDICAMENTE INESISTENTE”. MA È DAVVERO COSÌ? “LA VERITÀ”: “LE TOGHE HANNO SANCITO IN MODO DEFINITIVO CHE LE FATTURE EMESSE DAI GENITORI DEL SENATORE SEMPLICE MATTEO RENZI ERANO FALSE, ANCHE SE NON SONO SERVITE PER FAR EVADERE LE TASSE ALLA SOCIETÀ CHE UN TEMPO ERA DI LUIGI DAGOSTINO….”
Estratto dell’articolo di Fabio Amendolara per “La Verità”
I giudici della Corte di Cassazione hanno riaperto il processo di Luigi Dagostino, imprenditore degli outlet del lusso e amico di babbo Tiziano Renzi e di mamma Laura Bovoli, annullando la sentenza della Corte d’appello di Firenze e rimandando il fascicolo a un’altra sezione per una nuova deliberazione.
Ma nel farlo hanno anche sancito in modo definitivo che le fatture emesse dai genitori del senatore semplice Matteo Renzi erano false, anche se non sono servite per far evadere le tasse alla società che un tempo era di Dagostino.
I giudici d’appello avevano modificato la sentenza di primo grado, assolvendo i genitori di Renzi (che erano stati condannati a 1 anno e 9 mesi), valutando già che il fatto non costituiva reato e avevano ridotto la pena per Dagostino da 2 anni a 9 mesi per truffa. Il processo ruotava intorno a due fatture da 160.000 euro più Iva emesse da due aziende dei Renzi, la Party Srl e la Eventi 6 Srl. La prima era l’unica rilasciata nel 2015 dalla Party, la seconda era stata pagata per progetti di fattibilità su aree ricreative e per la ristorazione dell’outlet del lusso The Mall di Reggello.
La truffa, accertò il processo, era stata commessa da Dagostino ai danni della Tramor Srl di cui era amministratore, nel momento in cui ha fatto pagare servizi mai realizzati dai coniugi di Rignano.
E i Renzi non avevano emesso quelle fatture per consentire alla Tramor di evadere le imposte, condizione necessaria per contestare il reato. Matteo, all’indomani della sentenza d’appello, se ne era uscito baldanzoso con un Tweet: «Dopo anni di lotta e dolore i miei genitori sono stati assolti. Il fatto non costituisce reato. Sono felice per loro e per tutti noi. Non auguro a nessuno di vivere ciò che hanno dovuto vivere i miei, non si meritavano tanto odio. Ha vinto la giustizia, ha perso il giustizialismo».
Il giorno della decisione in Cassazione, invece, sempre su Twitter, ha aggiunto: «Con la decisione della Corte di Cassazione di oggi si chiude un processo, quello contro i miei genitori, che non avrebbe mai dovuto essere aperto. Solo l’ostinazione pervicace e ideologica della Procura di Firenze ha costretto lo Stato italiano a spendere centinaia di migliaia di euro del contribuente per una vicenda giuridicamente inesistente».
Ma bastava leggere le motivazioni dei giudici della Cassazione (presidente Gastone Andreazza ed estensore Luca Semeraro) per evitare l’ennesima gaffe. Le toghe della Suprema corte, infatti, riprendendo un passaggio della sentenza d’appello hanno spiegato che durante il processo non sono emersi «elementi fattuali dimostrativi» che i Renzi abbiano «volontariamente preordinato l’emissione delle fatture per operazioni inesistenti (anche) per consentire a terzi l’evasione delle imposte».
È risultato, invece, «il pagamento integrale delle fatture senza alcuna prova della retrocessione, parziale o totale, del prezzo». I soldi insomma sono rimasti ai Renzi. E l’emissione delle fatture non è servita alla Tramor per evadere le tasse.
In parole povere, i giudici della Corte d’appello di Firenze, assolvendo babbo e mamma del fu Rottamatore, non hanno stabilito che i pm abbiano preso un abbaglio ma che, quando Dagostino ha deciso di pagare quasi 200.000 euro per uno studio di cinque paginette ai genitori dell’allora premier, lo avrebbe fatto non per far evadere le tasse alla sua vecchia società ma, forse, solo per un’irrefrenabile, incontinente prodigalità. [….]