LA MORTE NON SI PUO' NEGARE - E’ MORTO ERNST NOLTE, PROTAGONISTA DEL REVISIONISMO STORICO TEDESCO: LA SUA TESI (HITLER FU UNA REAZIONE DELL’OCCIDENTE A STALIN) SUSCITO’ POLEMICHE A RAFFICA - HABERMAS LO ACCUSAVA DI APOLOGIA DEL NAZISMO, LE SUE TESI SUGLI EBREI ERANO NETTAMENTE ANTISEMITE
Giancarlo Bosetti per “La Repubblica”
Con Ernst Nolte scompare il protagonista, il promotore, il centro, ma anche il bersaglio della Historikerstreit, la cosiddetta "disputa tra gli storici", una durissima polemica culturale e politica che si è estesa molto al di là dei professionisti della storiografia e ha coinvolto a lungo intellettuali, politici e opinione pubblica alla fine degli anni Ottanta e oltre. Tutto è cominciato con un suo articolo sulla "Frankfurter Allgemeine Zeitung", il 5 giugno del 1986: "Il passato che non vuole passare".
Alla domanda da dove fossero scaturiti Hitler e il nazionalsocialismo Nolte rispondeva con la tesi che essi erano stati una reazione alla "minaccia esistenziale" per la Germania rappresentata dalla Rivoluzione russa del '17; introduceva così una catena causale che non solo faceva precedere il bolscevismo al nazismo e i gulag staliniani ad Auschwitz, ma modificava radicalmente il quadro delle responsabilità politiche e morali presentando la Germania hitleriana in una luce difensiva rispetto a un fattore aggressivo esterno.
L' articolo, che l' anno dopo sarebbe stato seguito dal libro La guerra civile europea, 1917- 1945, Nazionalsocialismo e bolscevismo, scatenò forti reazioni intellettuali e provocò un intenso confronto sul nazismo e sui rapporti tra i due totalitarismi, prima di tutto in Germania, ma con importanti sviluppi in tutta Europa. Tesa ed esistenzialmente coinvolgente è stata la discussione in Germania. L' uscita di Nolte appariva subito un attacco al cuore della cultura della Bundesrepublik, che aveva messo le basi nelle istituzioni politiche e nella cultura del nuovo corso tedesco.
Jürgen Habermas interveniva sulla Zeit già l' 11 luglio con un articolo intitolato "Una specie di transazione sui danni". Qui prendeva di mira Nolte e l' intero gruppo degli storici vicini a lui: Hildebrand, Hillgruber e Stürmer, accusandoli di apologia storica del nazionalismo tedesco, di interrompere l' apertura a occidente della cultura democratica nazionale che aveva piantato le sue basi nel '45.
Li accusava anche di fare dell' Olocausto e del potere nazista un corpo estraneo alla storia tedesca, vista come un corso maestoso, un Sonderweg, un tracciato speciale dettato dal destino geografico (secondo le tesi di Stürmer).
In questa visione le cause di quegli eventi alieni si spiegavano con un fattore esterno, così come Benedetto Croce per il fascismo aveva parlato di "invasione degli Hiksos". In questo caso però la radice del male non erano gli inspiegabili Hiksos, ma il bolscevismo e la reazione psicologica, ideologica che esso aveva innescato nella società, nella politica tedesca e nella mente del Führer.
Il peccato più pericoloso, da scongiurare era quello del nazionalismo, che, secondo Habermas, nelle pagine degli storici pro-Nolte si riaffacciava insieme al militarismo. Un prodotto collaterale delle posizioni perorate da questo gruppo era infatti la riabilitazione della Wehrmacht, dell' orgoglio nazionale e l' abbandono della cultura della colpa e dell' espiazione che la classe dirigente tedesca aveva invece coltivato intensamente. Nella discussione che è seguita gli schieramenti non si sono divisi secondo linee rigide, e la caduta del Muro poco dopo ha parzialmente rimescolato le carte.
In Italia quel libro di Nolte era uscito nell' 88 con il titolo Nazionalismo e bolscevismo e con una introduzione critica e problematica di Gian Enrico Rusconi. Questi scriveva: «Si espone ad una ambiguità che percorre sottilmente tutta l' analisi: la pretesa nazionalsocialista di essere la difesa della civiltà occidentale contro la barbarie asiatica e bolscevica è un colossale inganno da smascherare, o è una motivazione da prendere in seria considerazione per spiegare (non necessariamente giustificare) il comportamento dei nazisti?».
Per Rusconi il precedente storico della violenza bolscevica non bastava certo a dimostrare il nesso causale e anche le affinità e analogie tra i crimini di Stalin e quelli di Hitler non costituivano prove sufficienti a sostegno della tesi: da A scaturisce B. Ma già il fatto che si accettasse un approfondimento critico sul piano accademico non mancava di provocare risentite reazioni a sinistra.
Specialmente fuori dal contesto tedesco, e dopo l' 89, l' eredità del revisionismo di Nolte, ha contribuito in qualche misura a uno sviluppo dell' esame comparato delle responsabilità storiche tra i due totalitarismi del Ventesimo secolo. Ma qui non abbiamo un debito più sostanzioso con Hannah Arendt e le sue Origini del totalitarismo? Non si può comunque ridurre il lavoro di Nolte, al solo tema del "nesso causale" comunismo- nazismo. Ho ascoltato una sua lezione a Locarno negli anni Novanta sul metodo del "revisionismo" nella ricerca storica dalla quale appariva la profondità della sua riflessione e anche una moderazione intellettuale in contrasto con l' immagine partigiana che di lui avevano dato le pagine dell' 86 e dell' 87 e le polemiche seguite.
Celebrando i suoi novant' anni, tre anni fa, la Zeit presentava Nolte tanto come storico quanto come "pensatore della storia" secondo il quale un modo pragmatico di spiegare i fatti ha bisogno di più filosofia nell' interrogare l' oggetto che si è scelto e che per l' epoca in cui è vissuto era un oggetto quasi obbligato: il contesto di guerra, il fascismo, il nazionalsocialismo e il comunismo. Laureatosi, da filosofo, con una tesi su Marx, Nolte si è dottorato con un lavoro su Il fascismo nella sua epoca considerato uno standard di riferimento per la ricerca sul tema.
Accreditato dunque sul piano scientifico per lo spessore dei suoi lavori, non si può dire che Nolte abbia attenuato la provocazione della sua tesi causale. In occasione del conferimento del premio Adenauer nel 2000, c' è stato un ritorno di fiamma, anche perché mentre gli organizzatori della cerimonia hanno evitato ogni riferimento ad aspetti controversi del suo lavoro, lui ha preso la parola per ribadire che i sostegni manifestati dagli ebrei per il comunismo hanno fornito "motivazioni razionali" all' antisemitismo nazista.
Nonostante dunque alcune affinità nella determinazione ad affrontare il tema comparativo delle responsabilità tra comunismo e nazismo, François Furet, che pure ha pubblicato un volume con Nolte di discussione su Fascismo e comunismo, ha criticato la tesi causale, sostenendo che quell' idea di una influenza comunista sugli eventi in Germania dopo il 17 può tutt' al più spiegare una parte del fenomeno nazista.
L' obiettivo di Nolte era quello di togliere dallo stato di eccezionalità gli eventi della storia tedesca tra il '33 e il '45 e di cancellare "il passato che non passa", collocando l' Olocausto sullo stesso piano dei crimini staliniani; di più: facendo del primo un male minore rispetto al male maggiore, al male assoluto, lo stalinismo.
Dal punto di vista della causalità la generalità degli storici respinge Nolte e fa osservare che le fonti dell' antisemitismo di Hitler sono anteriori alla rivoluzione del '17. Collocare la Germania di Hitler dalla parte delle vittime del XX secolo era la missione impossibile di Nolte. Ridefinire il bilancio morale delle responsabilità tra comunismo da una parte e fascismo e nazismo dall' altra era invece un' opera possibile e necessaria.
E Il libro nero del comunismo, a cura di Stéphane Courtois, del 1997, l' ha compiuta con il lavoro di un gruppo di storici tra i quali diversi allievi di Furet, ma difficile dire abbia un debito con lo storico tedesco, dal momento che nulla concede alle tesi sulle responsabilità degli ebrei, che è davvero difficile non definire antisemite.