
“MIA MADRE ERA PIENA DI BUCHI, ANCHE SUL COLLO E SOTTO IL MENTO” – LA FIGLIA DI SIMONETTA KALFUS, 62ENNE EX DIRIGENTE DI UNICREDIT MORTA DOPO UNA LIPOSUZIONE IN UNA CLINICA PRIVATA A ROMA: “INIZIALMENTE L’OPERAZIONE DOVEVA ESSERE LIMITATA AI GLUTEI. INVECE LE HANNO TOLTO GRASSO OVUNQUE. NON SI PUÒ MORIRE PER UN’OPERAZIONE DEL GENERE” – “IN PASSATO AVEVA GIÀ SUBITO INTERVENTI ESTETICI, LIFTING E ADDOMINOPLASTICA, MA IN UN ALTRO AMBULATORIO, MA NON C’ERANO STATE REAZIONI AVVERSE” - LA VICENDA SIMILE DI MARGARET SPADA, LA 22ENNE MORTA A NOVEMBRE PER UN "RITOCCHINO" A ROMA
Estratto dell’articolo di Giuseppe Scarpa per “la Repubblica”
«Era piena di buchi, anche sul collo, sotto il mento. Non si può morire per una liposuzione». Il racconto della figlia, Eleonora, è crudo, doloroso. La voce le si spezza: «Non si può morire per un’operazione del genere», ripete sconsolata assieme al marito Danilo Pizi.
Sua madre Simonetta Kalfus, 62 anni, ex dirigente di Unicredit, era andata da poco in pensione. Una donna piena di vita, che amava la musica e organizzava serate di karaoke.
Il 18 marzo è morta all’ospedale Grassi di Ostia dopo dodici giorni di agonia. A portarsela via, secondo i medici […], un’embolia. Ma sul corpo c’erano anche infezioni diffuse. Era stata operata in un ambulatorio privato a Cinecittà, Roma. Doveva essere un intervento “semplice”.
Ora la procura di Roma […] ha iscritto per omicidio colposo tre camici bianchi. Al centro dell’inchiesta il chirurgo Carlo Bravi.
Aveva già subito interventi estetici in passato?
«Sì, lifting e addominoplastica, ma non nello stesso ambulatorio».
C’erano state, in quelle occasioni, delle reazioni avverse?
«Assolutamente no».
[…] Sapeva che si sarebbe sottoposta all’intervento?
«Non conoscevamo i dettagli, abbiamo ricostruito tutto con precisione leggendo le chat del suo telefonino con l’aiuto dei carabinieri».
Che tipo di intervento doveva essere?
«Inizialmente l’operazione doveva essere limitata ai glutei. Invece le hanno tolto grasso ovunque».
Perché si è rivolta proprio all’ambulatorio di Carlo Bravi?
Risponde il genero, Danilo Pizi: «Non era una sprovveduta. Si informava, era molto scrupolosa nella scelta. Controllava sempre, cercava professori esperti. Si è fidata di un amico anestesista».
Chi era?
«Francesco Iandimarino, che ha partecipato all’intervento. È la stessa persona che, quando Simonetta stava sempre più male, la mattina del 14 marzo l’ha presa di peso e l’ha portata all’ospedale Grassi. Mia moglie l’ha trovata direttamente in rianimazione e la madre ormai non la riconosceva più».
Secondo lei sua suocera sapeva che Bravi era stato condannato per lesioni colpose per un lifting al seno?
«Crediamo di no».
Quanto ha pagato per l’intervento?
«Non lo sappiamo. Abbiamo controllato i conti correnti, non risultano pagamenti in uscita. Se ha pagato, l’ha fatto in contanti».
Cosa chiedete ora?
«Giustizia. Vogliamo soltanto giustizia. Non si può morire così».