FIRENZE GRANDI SALDI - DOPO PONTE VECCHIO E GLI UFFIZI, UN PARTY PER 600 OSPITI A PALAZZO PITTI E’ L’ULTIMA SVENDITA

Tomaso Montanari per Il Fatto Quotidiano

Cristina Acidini colpisce ancora. Dopo aver redatto un tariffario dei monumenti fiorentini che ha suscitato costernazione in tutto il mondo, la Soprintendente (molto) Speciale del Polo Museale Fiorentino ha organizzato un party per seicento ospiti del fondo di investimento Azimut nel Cortile dell'Ammannati, a Palazzo Pitti.

Tutto normale, comunica sbarazzino il sito della Soprintendenza: "I musei del Polo fiorentino non sono solo luoghi dove si conserva la cultura e la bellezza. Sono anche spazi dove è possibile organizzare cene di gala, eventi, congressi, visite straordinarie. Luoghi che possono fare da suggestiva cornice a manifestazioni di alto livello qualitativo".

Un bel giro di quattrini, in altre parole. La cui gestione è affidata direttamente al responsabile della segreteria della Acidini, Marco Fossi (che regge anche il non meno strategico Ufficio Mostre, oltre a essere segretario pure del Consiglio di amministrazione del Polo).

Peccato che domenica scorsa i 50 pulmini dei convitati abbiano sostato per ore sulle rampe di Palazzo Pitti, dove i comuni mortali non possono arrivare nemmeno in taxi. La cosa non è piaciuta per nulla ai cittadini dell'Oltrarno, che già qualche mese fa si erano visti sbattere fuori dalla stessa piazza dai buttafuori in nero che la recintarono per proteggere la festa nuziale di un miliardario indiano cui la giunta di Matteo Renzi e il Polo Museale avevano affittato i luoghi simbolo della città.

Ma ora si è davvero passato il segno, e il Corriere Fiorentino ha raccolto l'irrituale censura di Alessandra Marino, la soprintendente architettonica che ha giurisdizione sulla piazza: "Noi non abbiamo rilasciato alcuna autorizzazione che consentisse la sosta a quei pulmini. L'evento con tutti quegli invitati è stato organizzato dal Polo museale, a cui è stato espressamente vietato che le auto sostassero sulle rampe della piazza".

E non è solo un problema di regole, è anche questione di trasparenza. Ricalcando fedelmente le orme del pasticcio dell'affitto di Ponte Vecchio a Montezemolo architettato da Renzi, anche in questo caso non si riesce a sapere quanto il Polo abbia guadagnato da questa disastrosa performance.

E, in assenza della Acidini, un portavoce del Polo ha dichiarato: "Non possiamo comunicarlo senza l'autorizzazione di Azimut". Un vero capolavoro: Firenze è ormai così in mano a chi la paga, che i fiorentini non possono nemmeno sapere quanto frutta il meretricio dei loro beni comuni.

Cristina Acidini ha ereditato dal suo mentore e predecessore Antonio Paolucci (il direttore dei Musei Vaticani recentemente autoproiettatosi ai vertici del Monte dei Paschi di Siena) un vasto sistema di potere, che ha coniugato con un modo molto originale di valorizzare il patrimonio artistico che dovrebbe custodire. Nel maggio del 2010 finì sul Corriere della Sera per aver festeggiato il proprio 59esimo compleanno con una festa privata dentro uno dei musei pubblici che dirige, Casa Martelli.

Nel 2012 è stata invece citata dalla Procura della Corte dei Conti, che le contesta un danno erariale di ben 600.000 euro per l'acquisto (da lei proposto) del famigerato Cristo ligneo implausibilmente attribuito a Michelangelo. Ma nonostante la pesantissima accusa di aver abdicato "alla propria posizione di garanzia circa la correttezza dell'acquisto e il corretto impiego delle risorse del bilancio ministeriale" , i vari ministri per i Beni culturali si sono finora ben guardati dal rimuoverla.

Proseguendo la politica di Paolucci (che si autodefiniva il "movimentatore massimo", in quanto capo del "sistema dei musei fiorentini: la più vasta riserva, in Europa, di opere d'arte mobili"), la Acidini è diventata la più grande organizzatrice di mostre propagandistiche all'estero: dal Giappone alla Cina al Brasile, non c'è paese al mondo che non abbia avuto la sua edizione della solita, eterna mostra sul Rinascimento che mette a rischio opere delicatissime dei musei di Firenze.

Proprio in questi giorni, quando il ministro Bray ha sospeso l'invio in Israele di un delicatissimo affresco staccato di Botticelli lungo cinque metri (che secondo i restauratori ha subito danni da movimentazione, forse proprio durante la trasferta dell'anno scorso a Pechino), la Acidini si è affrettata a dichiarare a Repubblica che "non è vero che l'opera non partirà. È stato deciso solo di rimandare la spedizione a quando saranno più chiari gli sviluppi della situazione mediorientale". Parole davvero curiose in bocca a chi è pagato per assicurare la tutela del patrimonio, e non le relazioni internazionali.

Tra catering di arte a domicilio ("spediamo in tutto il mondo" potrebbe ormai essere il motto del Polo Museale) e cocktail party privati in piazze, ponti e musei pubblici, la premiata ditta Renzi-Acidini sta trasformando Firenze in una grande location di super-lusso: una camera a ore, con vista. E per certificare questa decadenza (culturale, morale, sociale) non c'è bisogno di nessuna giunta. Basta passare per Piazza Pitti, in una sera di fine estate.

 

PULMINI IN ATTESA PER LA FESTA A PALAZZO PITTI DI AZIMUT PALAZZO PITTI A FIRENZE CRISTINA ACIDINI SOPRINTENDENTE DI FIRENZE uffizi MATTEO RENZI E DIEGO E ANDREA DELLA VALLE ALLO STADIO CRISTINA ACIDINI

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni donald trump - immagine creata con grok

DAGOREPORT – CHE FINE HA FATTO IL FANTOMATICO "PONTE" CHE MELONI SOGNAVA DI CREARE TRA USA E UE? PRIMA DEL VERTICE BY MACRON, LA DUCETTA AVREBBE AVUTO LA TENTAZIONE DI CHIAMARE TRUMP, MA POI CI HA RIPENSATO. PERSINO LEI HA CAPITO CHE DALL'"IMPERATORE DEL CAOS" AVREBBE RICEVUTO SOLO ORDINI, VISTO CHE CONSIDERA I PAESI EUROPEI SOLO DEI VASSALLI - DAVANTI A UN PRESIDENTE AUTORITARIO CHE DIFFONDE MENZOGNE E RIBALTA LA REALTÀ (“ZELENSKY È UN DITTATORE MAI ELETTO. L’UCRAINA NON DOVEVA INIZIARE LA GUERRA. L'EUROPA HA FALLITO”), SIAMO SICURI CHE L’ANTIPATICO GALLETTO FRANCESE MACRON E L’EUROPA MATRIGNA (CHE COMPRA BTP E DA' 209 MILIARDI DI PNRR) SIANO PEGGIO DI UN INAFFIDABILE AFFARISTA TRAVESTITO DA PRESIDENTE?

donald trump bin salman zelensky putin xi jinping

DAGOREPORT - CHE COSA FRULLA NEL CAPOCCIONE DI DONALD TRUMP? QUAL E' IL SUO PIANO PER UN NUOVO ORDINE MONDIALE, A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA? - L'AFFARISTA FATTOSI PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI È CONVINTO CHE RILEGITTIMANDO LA RUSSIA DI PUTIN COME POTENZA MONDIALE, MOSCA SI SLEGHI DALL’ABBRACCIO COL SUO NEMICO N°1, LA CINA, E MOLLI L’IRAN AL SUO FATAL DESTINO - MA IL TRUMPONE LA FA TROPPO FACILE, AL PUNTO DA PROVOCARE PERPLESSITÀ IN UN ALLEATO DI FERRO COME IL SAUDITA MOHAMMED BIN SALMAN (NON E' UN CASO CHE RIAD OSPITI IL VERTICE PER LA PACE IN UCRAINA, ANZICHE' NELLA NEUTRALE SVIZZERA) – IL DIALOGO IMMAGINARIO TRA IL PRINCIPE EREDITARIO SAUDITA E “THE DONALD” E TUTTE LE VARIABILI CHE TRUMP NON PRENDE IN CONSIDERAZIONE: DALLA REAZIONE CINESE ALLA DEPORTAZIONE DI DUE MILIONI DI PALESTINESI, DALLE SPACCATURE NELL’ISLAM A TAIWAN, PASSANDO PER L'EUROPA...

mediaset matteo salvini marina berlusconi piersilvio giorgia meloni paolo del debbio mario giordano nicola porro

DAGOREPORT – MATTEO SALVINI ATTACCA MARINA BERLUSCONI, REA DI AVER LIQUIDATO TRUMP COME "BULLO", PERCHÉ A MEDIASET NON SE LO FILANO PIÙ: IL CLUB DEGLI ''AMICI DI GIORGIA'' (PORRO-DEL DEBBIO-GIORDANO, CAPITANATO DA SALLUSTI) LO HA ESTROMESSO DAI TALK DI RETE4 – L’INTERVISTA RILASCIATA DALLA CAVALIERA AL ''FOGLIO'' È UN MANIFESTO PER LA FORZA ITALIA GUIDATA DALL'INETTO TAJANI, MARCANDO COSI' LA SUA DISTANZA DA MELONI. E ANCHE DA CHI IN MEDIASET, SUONA OGNI SERA LA GRANCASSA ALLA DUCETTA (E INFATTI LE PAROLE DELLA FIGLIA PREDILETTA DI SILVIO BERLUSCONI HANNO INDISPETTITO IL POCO CORAGGIOSO PIER SILVIO…)

giorgia meloni vertice parigi eliseo emmanuel macron

DAGOREPORT- PER CAPIRE COSA È SUCCESSO AL VERTICE PARIGINO DI MACRON, BASTA VEDERE IL VOLTO INGRUGNITO DI GIORGIA MELONI - PER DARE UN SEGNALE A TRUMP DEL SUO STATO D’ANIMO ALLA ‘’CONVOCAZIONE’’ DEL PRESIDENTE FRANCESE, È ARRIVATA ALL’APPUNTAMENTO CON UN’ORA DI RITARDO, PER POI PRODURSI IN UNA FIGURA BARBINA QUANDO HA AFFERMATO DI NON ESSERE D’ACCORDO SULL’IDEA DI PROPORRE UNA VIA EUROPEA AL CESSATE IL FUOCO IN UCRAINA: L’UNIONE DA SOLA NON VA DA NESSUNA PARTE, QUINDI OCCORRE ‘’RAGIONARE’’ CON TRUMP. A QUEL PUNTO, LA PREMIER MUSK-ERATA SI È RITROVATA ISOLATA, CON I PRESENTI CHE IN CORO LE HANNO FATTO PRESENTE CHE, FINO A PROVA CONTRARIA, È IL PRESIDENTE AMERICANO CHE NON INTENDE “RAGIONARE” CON L'EUROPA (VEDI LE TRATTATIVE RUSSIA-USA IN CORSO A RIAD...)

giorgia meloni donald trump emmanuel macron

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI NON AVEVA ALCUNA VOGLIA DI VOLARE A PARIGI AL VERTICE ORGANIZZATO DA MACRON PER L’UCRAINA (E SI VEDEVA), MA HA DOVUTO ABBOZZARE – IL TOYBOY DELL’ELISEO HA APPARECCHIATO UN TAVOLO CON TUTTI I PRINCIPALI LEADER EUROPEI (PIÙ IL BRITANNICO STARMER, PRIMO CONTRIBUTORE DI KIEV, DOPO GLI USA) E LA DUCETTA NON POTEVA DISERTARE – A CONVINCERLA È STATO ANCHE IL PRESSING DELLA "FIAMMA MAGICA", CHE LE HA FATTO NOTARE CHE NON PRESENZIARE L’AVREBBE ISOLATA COMPLETAMENTE. MEGLIO PARTECIPARE, E MARCARE LA PROPRIA DISTANZA AGENDO COME “DISTURBATRICE” TRUMPIANA. E COSÌ È STATO – IL PIANO DI TRUMP: RIAVVICINARE PUTIN ALL’ORBITA EURO-ATLANTICA PER LASCIARE SOLO XI JINPING...