lapo elkann

CHI TOCCA UN ELKANN, MUORE - IL FOTOGRAFO “BICIO” PENSA CONDANNATO A TRE ANNI E OTTO MESI PER IL VIDEO-RICATTO A LAPO - ANCHE UNA PROVVISIONALE DI 15 MILA EURO - IL RISARCIMENTO, INVECE, SARÀ STABILITO IN SEDE CIVILE

Da www.corriere.it

FABRIZIO BICIO PENSAFABRIZIO BICIO PENSA

 

È stato condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere il paparazzo Fabrizio «Bicio» Pensa, imputato per tentata estorsione per la vicenda del presunto video- ricatto ai danni di Lapo Elkann. Il Tribunale di Milano ha disposto anche una provvisionale di 15 mila euro a favore del rampollo della famiglia Agnelli, parte civile, condannando inoltre l’imputato a un risarcimento dei danni da liquidarsi in separato giudizio.

 

LAPO ELKANN LAPO ELKANN

Il legale di Lapo Elkann, nella scorsa udienza, aveva chiesto una provvisionale di 100 mila euro. Nei mesi scorsi erano già stati condannati con rito abbreviato i fratelli Enrico e Giovanni Bellavista e il padre Renato a pene comprese tra 2 anni e 8 mesi e 4 anni di reclusione per le accuse di estorsione e tentata estorsione in concorso ai danni del rampollo della famiglia Agnelli.

 

lapo elkann foto vogue.itlapo elkann foto vogue.it

Stando alle indagini del pm Giancarla Serafini, nel giugno del 2014 l’imprenditore era stato avvicinato per strada a Milano da Giovanni Bellavista che, vedendolo in stato confusionale, lo avrebbe convinto a seguirlo a casa sua. Nell’appartamento, poi, i due fratelli avrebbero realizzato un video con un cellulare nel quale Lapo appariva seminudo e vicino a delle «piste» di cocaina stese su un tavolo.

 

Nei giorni successivi, i due fratelli avrebbero contattato l’imprenditore chiedendo un regalo, ricevendo in cambio un pallone autografato. A quel punto avrebbero iniziato a ricattarlo, minacciando di vendere il video a settimanali o di divulgarlo sul web. Incassata una prima tranche di 30 mila euro i due, con la complicità del paparazzo «Bicio» Pensa, avrebbero alzato la posta fino a 300 mila euro.

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Dopo la denuncia di Lapo sono scattati gli arresti. L’avvocato Ramin, che difende Pensa, aveva chiesto l’assoluzione «perché il fatto non costituisce reato», sostenendo che «lui pensava di aver operato in un ambito lecito di trattative, tanto che lo stesso Elkann si era prestato in tutti i modi ad intervenire per ritirare il video.

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