cartello di jalisco nueva generacion narcos

ECCO LA GIUSTIZIA IN ITALIA: UN 48ENNE SERBO SI E’ FATTO 17 MESI DI CARCERE, E’ STATO CONDANNATO A 6 ANNI E 6 MESI COME TRAFFICANTE DI DROGA PER UN ERRORE DI PERSONA! - IL 25 NOVEMBRE 2012 ALLA FRONTIERA CON LA SLOVENIA AVEVA “SCOPERTO” DI ESSERE LATITANTE PER LA GIUSTIZIA ITALIANA: E' STATO CATTURATO E POI ESTRADATO IN ITALIA - L’INCREDIBILE STORIA E IL SOLITO FINALE

narcos 3

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

In carcere 17 mesi, e poi condannato in primo grado a 6 anni e 6 mesi, come trafficante di droga. Per un errore nell' identificazione di un intercettato, però: stessi nome e cognome e data di nascita, quelli sì, ma da subito si sarebbe potuto vedere che il passaporto dell' ignaro arrestato era serbo, quello del latitante (vero) narcos risultava invece croato, e faceva riferimento a un differente numero identificativo allorché era stato usato per attivare i telefoni cellulari le cui intercettazioni avevano poi costituito l'unica prova a carico.

 

GIUSTIZIA

Per questo un serbo di 48 anni - incidentalmente figlio dell'ex procuratore della Repubblica di Sarajevo e sposato con la figlia di un ex primo ministro -, che il 25 novembre 2012 alla frontiera con la Slovenia aveva «scoperto» di essere latitante per la giustizia italiana, ed era stato perciò prima catturato in esecuzione di un mandato di arresto europeo e poi estradato in Italia, ora si è visto riconoscere dalla Corte d' appello di Milano 130.000 euro, indennizzo stimato equo dai giudici Ichino-Brat-Curami (anziché i 300.000 chiesti dalla difesa) per l'«ingiusta detenzione» di oltre 1 anno e 5 mesi tra dicembre 2012 e aprile 2013.

 

giustizia

Nell' estate 2012 il gip di Bari, in un' indagine della GdF, emette una serie di misure cautelari chieste dai pm di Bari per grossi trafficanti internazionali di hashish, ma nel contempo si ritiene territorialmente incompetente e trasmette il fascicolo a Milano, dove tocca dunque a un altro gip dover rinnovare di corsa gli arresti: i cui motivi, nel caso di tal Ivan Bozovic (rimasto latitante), poggiavano «esclusivamente su intercettazioni» di una persona identificata «attraverso il monitoraggio di due cellulari», attivati da una persona che aveva presentato un passaporto intestato a un Ivan Bozovic nato in Croazia il 28 dicembre 1970.

 

Quando il Bozovic in carne e ossa (che invece è serbo e ha un passaporto diverso non solo per nazione ma anche per numero identificativo) viene arrestato in Slovenia ed estradato a Gorizia, qui la corposa ordinanza d' arresto non gli viene tradotta nella sua lingua, e nell' interrogatorio di garanzia gli viene in qualche modo riassunta da un interprete non serbo ma croato.

NARCOS

 

Nel corso della custodia cautelare prova a spiegare di essere venuto in Italia come commerciante, di non conoscere alcuno dei coindagati, di non essere mai stato latitante per la semplice ragione che nessuno l' aveva mai cercato nel suo domicilio serbo.

Chiede la scarcerazione tre volte, gli viene negata due volte dal Tribunale del riesame e una volta dal giudice che in rito abbreviato lo condanna a 6 anni e 6 mesi.

 

NARCOS-MESSICO

Lo salva solo la III Corte d' appello milanese (presidente Gamacchio) che, esaminando l' ennesimo ricorso del suo difensore Ivano Chiesa, nel 2014 lo assolve perché prende atto non soltanto che il narcos con il nome e la data di nascita di Bozovic aveva usato un passaporto della Croazia, mentre il passaporto dell' imputato era della Serbia e aveva un altro numero; ma anche che «negli atti processuali erano mancanti quei documenti (una lista passeggeri del volo Belgrado-Malpensa del 21 aprile 2008 e il noleggio di un' auto poi prestata a un complice) pur indicati nell' informativa di polizia giudiziaria» quali «riscontri della sua esatta identificazione».

 

 

Ultimi Dagoreport

putin musk zelensky von der leyen donald trump netanyahu

DAGOREPORT - NON TUTTO IL TRUMP VIENE PER NUOCERE: L’APPROCCIO MUSCOLARE DEL TYCOON IN POLITICA ESTERA POTREBBE CHIUDERE LE GUERRE IN UCRAINA E MEDIORIENTE (COSTRINGENDO PUTIN E ZELENSKY ALLA TRATTATIVA E RISPOLVERANDO GLI ACCORDI DI ABRAMO TRA NETANYAHU E IL SAUDITA BIN SALMAN) – I VERI GUAI PER TRUMPONE SARANNO QUELLI "DOMESTICI”: IL DEBITO PUBBLICO VOLA A 33MILA MILIARDI$, E IL TAGLIO DELLE TASSE NON AIUTERÀ A CONTENERLO. ANCORA: ELON MUSK, PRIMA O POI, SI RIVELERÀ UN INGOMBRANTE ALLEATO ALLA KETAMINA CHE CREA SOLO ROGNE. LA MAXI-SFORBICIATA AI DIPENDENTI PUBBLICI IMMAGINATA DAL “DOGE” POTREBBE ERODERE IL CONSENSO DEL TYCOON, GIÀ MESSO A RISCHIO DAL PIANO DI DEPORTAZIONE DEI MIGRANTI (GLI IMPRENDITORI VOGLIONO LAVORATORI A BASSO COSTO) – I GUAI PER L’EUROPA SUI DAZI: TRUMP TRATTERÀ CON I SINGOLI PAESI. A QUEL PUNTO GIORGIA MELONI CHE FA: TRATTA CON "THE DONALD" IN SEPARATA SEDE O RESTERÀ "FEDELE" ALL'UE?

simona agnes gianni letta giorgia meloni rai viale mazzini

DAGOREPORT – TOH! S’È APPANNATA L’EMINENZA AZZURRINA - IL VENTO DEL POTERE E' CAMBIATO PER GIANNI LETTA: L’EX RICHELIEU DI BERLUSCONI NON RIESCE A FAR OTTENERE A MALAGÒ IL QUARTO MANDATO AL CONI. MA SOPRATTUTO FINO AD ORA SONO FALLITI I SUOI VARI TENTATIVI DI FAR NOMINARE QUEL CARTONATO DI SIMONA AGNES ALLA PRESIDENZA DELLA RAI A SCOMBINARE I PIANI DI LETTA È STATO CONTE CHE SE NE FREGA DEL TG3. E L'INCIUCIO CON FRANCESCO BOCCIA L'HA STOPPATO ELLY SCHLEIN – PARALISI PER TELE-MELONI: O LA AGNES SI DIMETTE E SI TROVA UN NUOVO CANDIDATO O IL LEGHISTA MARANO, SGRADITO DA FDI, RESTA ALLA PRESIDENZA "FACENTE FUNZIONI"...

paolo gentiloni francesco rutelli romano prodi ernesto maria ruffini elly schlein

DAGOREPORT – AVANTI, MIEI PRODI: CHI SARÀ IL FEDERATORE DEL CENTRO? IL “MORTADELLA” SI STA DANDO UN GRAN DA FARE, MA GUARDANDOSI INTORNO NON VEDE STATISTI: NUTRE DUBBI SUL CARISMA DI GENTILONI, È SCETTICO SULL'APPEAL MEDIATICO DI RUFFINI, E ANCHE RUTELLI NON LO CONVINCE – NON SOLO: SECONDO IL PROF NON SERVE DAR VITA A UN NUOVO PARTITO MA, COME IL SUO ULIVO, OCCORRE FEDERARE LE VARIE ANIME A DESTRA DEL PD - NON BASTA: IL CANDIDATO PREMIER DELLA COALIZIONE CHE DOVRA' SFIDARE IL REGIME MELONI, SECONDO PRODI, NON DOVRÀ ESSERE IL SEGRETARIO DI UN PARTITO (SALUTAME ‘A ELLY)…

giorgia meloni romano prodi elon musk donald trump ursula von der leyen giovanbattista fazzolari

COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA PIAGA: “L’ESTABLISHMENT AMERICANO ADORA LA MELONI PERCHÉ OBBEDISCE” - OBBEDIENTE A CHI? AI VERI ‘’POTERI FORTI’’, QUEI FONDI INTERNAZIONALI, DA BLACKSTONE A KKR, CHE FINO A IERI LO STATALISMO DI MELONI-FAZZOLARI VEDEVA COME IL FUMO AGLI OCCHI, ED OGGI HANNO IN MANO RETE UNICA, AUTOSTRADE, BANCHE E GRAN PARTE DEL SISTEMA ITALIA - E QUANDO SI RITROVA L’INATTESO RITORNO AL POTERE DI TRUMP, ECCOLA SCODINZOLARE TRA LE BRACCIA DI ELON MUSK, PRONTA A SROTOLARE LA GUIDA ROSSA AI SATELLITI DI STARLINK - LA FORZA MEDIATICA DI “IO SO’ GIORGIA” VA OLTRE QUELLA DI BERLUSCONI. MA QUANDO I NODI ARRIVERANNO AL PETTINE, CHE FARÀ? DA CAMALEONTICA VOLTAGABBANA TRATTERÀ I DAZI CON TRUMP O RESTERÀ IN EUROPA? - MA C’È ANCHE UN ALTRO MOTIVO DI RODIMENTO VERSO PRODI…