torture in iran carcere

“CI ORDINAVANO DI VIOLENTARCI A VICENDA. C’ERA UNA TELECAMERA CHE RIPRENDEVA TUTTO” – LE TERRIBILI TORTURE NELLE CARCERI IRANIANE, RACCONTATE DAI PRIGIONIERI: “CI PORTAVANO IN UNA STANZA E CI RIEMPIVANO DI BOTTE” – NEGLI OSPEDALI I MEDICI FANNO IL LAVAGGIO DEL CERVELLO AI MANIFESTANTI FERITI: “MI RIPETEVANO: ‘HAI ROVINATO LA TUA VITA, PERCHÉ MANIFESTI? QUELLI COME TE SI SUICIDANO’. MI IMBOTTIVANO DI PILLOLE” – L’ALLARME DI “AMNESTY INTERNATIONAL": I PRIGIONIERI UOMINI VENIVANO VIOLENTATI ATTRAVERSO LA PENETRAZIONE CON VARI STRUMENTI, TRA CUI..."

Greta Privitera per il “Corriere della Sera”

 

torture nelle carceri iraniane 6

Il vocale arriva in persiano. Sono quattro minuti di voce metallica, monotona. Parole-fiume alternate a lunghi silenzi e sospiri. Lo facciamo tradurre. «Buongiorno, sono Ali (nome di fantasia, ndr), ho 42 anni e faccio il tassista». È una settimana che cerchiamo di parlare con lui. Sappiamo che è appena uscito dal carcere e sappiamo che è uno dei pochi disposti a raccontare quello che ha subito, visto e sentito.

 

«Sono stato arrestato di fronte all'università di Isfahan (nell'Iran centrale, ndr), a fine ottobre. Sostenevo gli studenti nelle proteste contro il dittatore Khamenei». Le guardie lo hanno caricato su una macchina e l'hanno portato in un centro di detenzione segreto.

 

Oltre alle prigioni, il regime ha decine di strutture il cui indirizzo non è noto al pubblico, dove interroga, tortura e trattiene i dissidenti. «Si comportano meglio con gli animali che con noi», dice Ali. «C'era un uomo molto alto, con un passamontagna. Non faceva che insultarci e picchiarci».

 

torture nelle carceri iraniane 5

Poi parte con il racconto dell'impensabile. «Ci portavano in una stanza e ci riempivano di botte, ci minacciavano e ci ordinavano di violentarci a vicenda. Sul soffitto, una telecamera che riprendeva tutto». Riprendono per avere del materiale con cui poi ricattare i manifestanti e costringerli a dichiarare il falso. L'Iran Human Rights Monitor, una ong con sede a Londra, ci conferma le atrocità di cui parla Ali: «L'uso sistematico degli stupri nelle carceri non è una novità. Avvengono sia sulle donne che sugli uomini, senza differenza».

 

Succedeva negli anni 80, durante la Rivoluzione Verde, nelle proteste del 2019 e anche oggi. I numeri non si conoscono per due ragioni: la paura delle vittime ricattate dal regime e lo stigma sociale. Anche un rapporto di Amnesty International del 2020 conferma che lo stupro è un metodo di tortura e di repressione molto utilizzato, oltre ai pestaggi, l'isolamento, il waterboarding, l'elettroshock.

 

«fonti primarie hanno raccontato che inquirenti e guardie perpetravano violenze sessuali sui detenuti. li denudavano, facevano perquisizioni invasive per umiliarli, usavano spray al peperoncino sui genitali ed elettroshock ai testicoli. i prigionieri uomini venivano violentati attraverso la penetrazione con vari strumenti, tra cui bottiglie», si legge sul rapporto.

torture nelle carceri iraniane 4

 

Ali e i suoi compagni provavano a fermare la disumanità dei poliziotti, ma più si opponevano e più venivano picchiati. «Ci torturavano, sentivamo urlare gli altri dalle celle vicine. Li stupravano». Poi, La voce traballa: «Ci hanno privato della dignità».

Tramite la ong di Londra, riusciamo a metterci in contatto anche con Sara (nome di fantasia, ndr), 23 anni. Come Ali, è finita dentro dopo una manifestazione. Anche lei ha subito violenza sessuale. A violentarla ripetutamente sono state le guardie.

 

Se di stupri sugli uomini si è scritto poco, la Cnn ha raccontato le violenze sessuali sulle manifestanti iraniane e sui social sono tante le storie che girano. Tra tutte, quella di Armita Abbasi, 20 anni, finita in ospedale. Sara non vuole parlare degli abusi sessuali subiti, ma ci tiene a raccontare un altro aspetto delle torture: le violenze psicologiche. «In prigione, i medici cercano di farti il lavaggio del cervello. Mi ripetevano: "Hai rovinato la tua vita, perché manifesti?".

 

Lo psicologo mi diceva che i giovani come me poi si suicidano: "Che senso ha una vita vissuta così?"». Sara racconta che la istigavano al pensiero di togliersi la vita, ma lei rispondeva che no, voleva vivere per vedere il suo Iran libero. «Gli aguzzini convincevano i detenuti ordinari a maltrattarci. Mi imbottivano di pillole. Ero obbligata a ingoiarle, loro aspettavano che deglutissi. Se mi rifiutavo, la destinazione era la cella d'isolamento». Oggi, Sara e Ali sono fuori in libertà condizionata.

torture nelle carceri iraniane 1

 

Ad Ali hanno revocato la licenza da tassista. In carcere, non aveva con sé né documenti né cellulare. Partecipare alle manifestazioni senza niente che ti renda troppo riconoscibile è il consiglio che danno a tutti i dissidenti. Ali non è un politico, ma fa parte di uno dei nuclei di resistenza che si muovono sotto la guida del Consiglio nazionale della resistenza iraniana, e in modo particolare dei Mojahedin del Popolo, i nemici numero uno del regime, dal 2009 fuori dalla lista dei terroristi dell'Unione europea.

 

«Se avessero saputo la mia visione politica mi avrebbero ucciso». Ali racconta che i prigionieri sono tantissimi. Le ong parlano di 15 mila manifestanti arrestati dall'inizio delle proteste, i numeri che arrivano da dentro il Paese parlano del doppio. Ieri, la storia di Hamed Salahshoor, un giovane morto in custodia della polizia, con segni scioccanti delle torture subite. «Ci sono così tante Mahsa Amini», continua Ali. Gli abbiamo chiesto di Alessia Piperno, la ragazza di Roma rinchiusa nel carcere di Evin. Lui non conosce la sua storia. «È stata sfortunata a finire qui. Il regime non rispetta nessuno». Il vocale si conclude con questa frase: «Basta così, non mi sento bene».

torture nelle carceri iraniane 2torture nelle carceri iraniane 3

Ultimi Dagoreport

terzo mandato vincenzo de luca luca zaia giorgia meloni matteo salvini antonio tajani

DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER TUTTO CON LA DUCETTA CHE INSISTE PER UN CANDIDATO IN VENETO DI FRATELLI D'ITALIA - PER SALVARE IL CULO, A SALVINI NON RESTA CHE BATTERSI FINO ALL'ULTIMO PER IMPORRE UN CANDIDATO LEGHISTA DESIGNATO DA LUCA ZAIA, VISTO IL CONSENSO SU CUI IL DOGE PUÒ ANCORA CONTARE (4 ANNI FA LA SUA LISTA TOCCO' IL 44,57%, POTEVA VINCERE ANCHE DA SOLO) - ANCHE PER ELLY SCHLEIN SONO DOLORI: SE IL PD VUOLE MANTENERE IL GOVERNO DELLA REGIONE CAMPANA DEVE CONCEDERE A DE LUCA LA SCELTA DEL SUO SUCCESSORE (LA SOLUZIONE POTREBBE ESSERE CANDIDARE IL FIGLIO DI DON VINCENZO, PIERO, DEPUTATO PD)

elisabetta belloni giorgia meloni giovanni caravelli alfredo mantovano

DAGOREPORT – CHI È STATO A FAR TRAPELARE LA NOTIZIA DELLE DIMISSIONI DI ELISABETTA BELLONI? LE IMPRONTE PORTANO A “FONTI DI INTELLIGENCE A LEI OSTILI” - L'ADDIO DELLA CAPA DEGLI SPIONI NON HA NULLA A CHE FARE COL CASO SALA. LEI AVREBBE PREFERITO ATTENDERE LA SOLUZIONE DELLE TRATTATIVE CON TRUMP E L'IRAN PER RENDERLO PUBBLICO, EVITANDO DI APPARIRE COME UNA FUNZIONARIA IN FUGA - IL CONFLITTO CON MANTOVANO E IL DIRETTORE DELL'AISE, GIANNI CARAVELLI, VIENE DA LONTANO. ALLA FINE, SENTENDOSI MESSA AI MARGINI, HA GIRATO I TACCHI   L'ULTIMO SCHIAFFO L'HA RICEVUTO QUANDO IL FEDELISSIMO NICOLA BOERI, CHE LEI AVEVA PIAZZATO COME VICE ALLE SPALLE DELL'"INGOVERNABILE" CARAVELLI, È STATO FATTO FUORI - I BUONI RAPPORTI CON L’AISI DI PARENTE FINO A QUANDO IL SUO VICE GIUSEPPE DEL DEO, GRAZIE A GIANMARCO CHIOCCI, E' ENTRATO NELL'INNER CIRCLE DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA

cecilia sala abedini donald trump

DAGOREPORT – LO “SCAMBIO” SALA-ABEDINI VA INCASTONATO NEL CAMBIAMENTO DELLE FORZE IN CAMPO NEL MEDIO ORIENTE - CON IL POPOLO IRANIANO INCAZZATO NERO PER LA CRISI ECONOMICA A CAUSA DELLE SANZIONI USA E L’''ASSE DELLA RESISTENZA" (HAMAS, HEZBOLLAH, ASSAD) DISTRUTTO DA NETANYAHU, MENTRE L'ALLEATO PUTIN E' INFOGNATO IN UCRAINA, IL PRESIDENTE “MODERATO” PEZESHKIAN TEME LA CADUTA DEL REGIME DI TEHERAN. E IL CASO CECILIA SALA SI È TRASFORMATO IN UN'OCCASIONE PER FAR ALLENTARE LA MORSA DELL'OCCIDENTE SUGLI AYATOLLAH - CON TRUMP E ISRAELE CHE MINACCIANO DI “OCCUPARSI” DEI SITI NUCLEARI IRANIANI, L’UNICA SPERANZA È L’EUROPA. E MELONI PUÒ DIVENTARE UNA SPONDA NELLA MORAL SUASION PRO-TEHERAN...

elon musk donald trump alice weidel

DAGOREPORT - GRAZIE ANCHE ALL’ENDORSEMENT DI ELON MUSK, I NEONAZISTI TEDESCHI DI AFD SONO ARRIVATI AL 21%, SECONDO PARTITO DEL PAESE DIETRO I POPOLARI DELLA CDU-CSU (29%) - SECONDO GLI ANALISTI LA “SPINTA” DI MR. TESLA VALE ALMENO L’1,5% - TRUMP STA ALLA FINESTRA: PRIMA DI FAR FUORI IL "PRESIDENTE VIRTUALE" DEGLI STATI UNITI VUOLE VEDERE L'EFFETTO ''X'' DI MUSK ALLE ELEZIONI POLITICHE IN GERMANIA (OGGI SU "X" L'INTERVISTA ALLA CAPA DI AFD, ALICE WEIDEL) - IL TYCOON NON VEDE L’ORA DI VEDERE L’UNIONE EUROPEA PRIVATA DEL SUO PRINCIPALE PILASTRO ECONOMICO…

cecilia sala giorgia meloni alfredo mantovano giovanni caravelli elisabetta belloni antonio tajani

LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO- CARAVELLI. IL DIRETTORE DELL’AISE È IL STATO VERO ARTEFICE DELL’OPERAZIONE, TANTO DA VOLARE IN PERSONA A TEHERAN PER PRELEVARE LA GIORNALISTA - COSA ABBIAMO PROMESSO ALL’IRAN? È PROBABILE CHE SUL PIATTO SIA STATA MESSA LA GARANZIA CHE MOHAMMAD ABEDINI NON SARÀ ESTRADATO NEGLI STATI UNITI – ESCE SCONFITTO ANTONIO TAJANI: L’IMPALPABILE MINISTRO DEGLI ESTERI AL SEMOLINO È STATO ACCANTONATO NELLA GESTIONE DEL DOSSIER (ESCLUSO PURE DAL VIAGGIO A MAR-A-LAGO) - RIDIMENSIONATA ANCHE ELISABETTA BELLONI: NEL GIORNO IN CUI IL “CORRIERE DELLA SERA” PUBBLICA IL SUO COLLOQUIO PIENO DI FRECCIATONE, IL SUO “NEMICO” CARAVELLI SI APPUNTA AL PETTO LA MEDAGLIA DI “SALVATORE”…