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GRETINI, LA FINE È VICINA? – GRETA THUNBERG MOSTRA I PRIMI SEGNI DI CEDIMENTO E DAL PALCO DI TORINO TORNA A RIFILARCI LA PIPPA DELLA RAGAZZINA CHE VORREBBE VIVERE UNA “VITA NORMALE”: “SONO STANCA. NON È GIUSTO CHE UNA PERSONA DELLA MIA ETÀ DEBBANO FARE TUTTO QUESTO” – MA POI PER EVITARE LA PIOGGIA DI CRITICHE RADDRIZZA IL COLPO: “NON È UN SACRIFICIO. SONO UNA PRIVILEGIATA, E SONO STATA IO A METTERMI IN QUESTA SITUAZIONE…” - VIDEO

 

Andrea Rossi per “la Stampa”

 

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La bambina che sferza i potenti della Terra è arrivata esausta alla sua prima meta. «Sono stanca.

Non è giusto che una persona della mia età, che persone della nostra età, debbano fare tutto questo».

 

Dopo un anno da leader globale ha imboccato la rotta di casa cercando una parentesi di normalità: «Ancora qualche tappa lungo il tragitto verso la Svezia, ma per Natale sarò a casa». E, forse, sarà di nuovo una ragazza della sua età, almeno per qualche giorno, prima di ricominciare il viaggio.

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«Fermarsi non è un' opzione», racconta Greta Thunberg. Ma anche andare avanti, parlare davanti a migliaia di persone, centinaia di piazze, salire sul palco dei summit internazionali, confrontarsi con i capi di Stato, è innaturale per chi ha sedici anni.

 

La fragilità è un diritto, anche - forse soprattutto - per chi è mosso da una granitica determinazione: «Se potessi scegliere vorrei vivere come un' adolescente normale, andare a scuola. Ma questa non è una situazione normale. Tutti devono essere disposti a trovarsi in situazioni in cui non si sentono a proprio agio».

 

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Non ha scelto di essere leader, tantomeno l' ha voluto. È un ruolo che le si cuce addosso a fatica, la sembra quasi opprimere. È facile immaginare quanto le costi essere una front woman. Per questo chi la accompagna in questo estenuante tour in difesa della Terra cerca di ritagliarle frammenti di normalità.

 

Suo padre Svante è un muro gentile ma inflessibile.

Prova in ogni modo a regalarle momenti di quotidianità. Ad esempio una mattinata da turista a Torino: la cappella della Sindone, i musei reali, pranzo con un panino e due banane dentro il Teatro Regio, mentre suo padre le mostra i volumi che raccontano la storia della musica lirica.

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Era a Torino da giovedì sera Greta, arrivata da Madrid a bordo di un' auto elettrica, una Tesla, guidata da papà Svante, ma a tutti era stato detto che sarebbe arrivata soltanto ieri nel primo pomeriggio. Si fa anche questo per tutelare una ragazza da ciò che rischia di opprimerla.

 

L'assedio quotidiano. «Quando sei una persona introversa, preferiresti non essere troppo al centro dell' attenzione», spiega Greta a chi le chiede come si convive con l' idea e la concretezza di essere un simbolo per migliaia di ragazzi in tutto il mondo.

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«Ma non è un sacrificio. Sono una privilegiata, e sono stata io a mettermi in questa situazione. Dovevo farlo. Dobbiamo farlo tutti: dipende da noi, dobbiamo lottare per il futuro finché i leader non capiranno che è il momento di agire».

 

E così alle tre del pomeriggio, dopo una mattinata da turista, con suo papà - che per un' adolescente sarebbe la norma ma per lei è quasi qualcosa di raro ed eccezionale - Greta Thunberg indossa nuovamente i panni della leader globale: cappellino e tuta grigi, scarpe da ginnastica e l' inconfondibile impermeabile giallo che sembra quasi risucchiarla tanto è più grande di lei. Non fosse per quella cerata sarebbe invisibile, tanto è minuta, tra le due ali di carabinieri che la scortano mentre va incontro alla folla che l' attende.

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«Siete con me?». Sì, sono con lei. Anche ieri, anche a Torino, ne ha avuto la prova. Ora, però, è tempo di tirare il fiato. «Farò una pausa, c' è bisogno di riposare ogni tanto. Ma non mi fermerò per troppo tempo. Il necessario per ripartire, almeno fino a quando i leader non faranno quel che devono per il nostro pianeta».

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