
"IN QUESTA CITTÀ TUTTI ASPETTANO LA MORTE. SONO SICURA CHE MORIRÒ PRESTO, È QUESTIONE DI GIORNI" - NESSUNA SPERANZA DI SALVEZZA NELLE PAROLE SCRITTE SU FACEBOOK DA UNA DONNA UCRAINA INTRAPPOLATA NELL'INFERNO DI MARIUPOL, TRA CADAVERI, PALAZZI ANNERITI E DISTRUTTI, VIE DI USCITA BLOCCATE - IL CONSOLE GRECO, L'ULTIMO DIPLOMATICO EUROPEO A SCAPPARE DALL'ASSEDIO: "LA CITTÀ ENTRERÀ A FAR PARTE DEL GRUPPO DI QUELLE TOTALMENTE DISTRUTTE DALLA GUERRA. GUERNICA, COVENTRY, ALEPPO, GROZNY, LENINGRADO…" - VIDEO
Cristiana Mangani per “Il Messaggero”
I cadaveri sui balconi, i palazzi anneriti e distrutti, le vie di uscita bloccate. Tutto sa di morte a Mariupol, come Guernica, Aleppo, Leningrado. Nadezda Sukhorukova è riuscita a fuggire dalla città martire, ma nei giorni di bombardamenti e dolore ha scritto il suo diario di guerra, il racconto tragico del suo paese e di una popolazione annientati.
La storia di questa giovane donna ucraina pubblicata sulla sua pagina Facebook, è stata rilanciata su Twitter da Anastasiia Lapatina, giornalista del Kiev Indipendent. Nessuna speranza di salvezza nelle sue parole. «In questa città - scrive - tutti aspettano la morte. Sono sicura che morirò presto, è questione di giorni, ma vorrei solo che la morte non fosse così spaventosa».
IL RACCONTO
Non c'è scampo nella città del sud che ha rifiutato la resa. «Alla polizia - è ancora il racconto di Sukhorukova - abbiamo chiesto cosa fare del corpo senza vita della nonna del nostro amico e ci hanno consigliato di metterlo sul balcone. Quanti cadaveri ci saranno sui balconi di Mariupol?». Nadezda ricorda anche come al papà del piccolo Sasha, Vitya, sia andata peggio, se c'è un peggio all'inferno.
Il cadavere di Vitya, morto nel bombardamento della sua casa, «giaceva con la testa fracassata sul pavimento del suo appartamento al nono piano, era impossibile recuperarlo: la casa è stata colpita ancora e ancora ed è bruciata assieme a quel corpo». Russia e Ucraina avevano approvato un percorso ad hoc per l'evacuazione dei cittadini da Mariupol verso un territorio controllato da Kiev.
Ma Mosca, due sera fa, ha lanciato un ultimatum alle forze ucraine nella zona: potranno andarsene senza scontri a fuoco, abbandonando però armi e munizioni. Ultimatum rifiutato dal governo ucraino: «Non se ne parla - ha detto il vice primo ministro Iryna Vereshchuk - Non si parla di resa o deposizione delle armi. Ne abbiamo già informato la parte russa».
Con il risultato che degli otto corridoi umanitari concordati per la giornata di ieri, nemmeno uno è potuto partire da Mariupol. E anzi - ha denunciato il governatore della regione di Zaporizhzhia, Olexandr Starukh, «alcuni autobus che stavano evacuando bambini sono stati presi di mira dalle forze russe e alcuni di loro sono stati feriti in modo grave: quattro sono stati portati in ospedale» e due sarebbero in «condizioni gravi». I russi parlano invece di 243 persone che sarebbero riuscite ad allontanarsi dall'assedio.
Ma la conferma di quanto sia ormai impossibile lasciare quell'inferno arriva anche dal presidente della Croce rossa italiana e della Federazione internazionale della società di Croce rossa e della Mezzaluna rossa, Francesco Rocca, che si è recato in Romania e in Ucraina.
«A Mariupol - spiega - non c'è più accesso sia in uscita che in entrata. E chi è ancora lì non ha cibo, acqua, gasolio ed elettricità». Rocca fa anche un appello alla solidarietà internazionale: «I bisogni dell'Ucraina stanno aumentando» e quindi, pur ringraziando tutti, voglio avvisare che «non si tratta di uno sprint ma di una maratona» di solidarietà.
FOSSE COMUNI
Intanto, cresce il bilancio delle vittime tra i civili e raggiunge oltre 3.000 persone. Ad affermarlo è il comandante del distaccamento di Azov, il maggiore Denys Prokopenko in un commento alla Cnn.
«Il bilancio aumenta ogni giorno - dichiara - ma nessuno può dire il numero esatto dei morti, poiché le persone vengono sepolte in fosse comuni, senza nome. Molti cadaveri restano per le strade. Alcune persone rimangono intrappolate sotto le macerie, sepolte vive».
Per la deputata Solomiya Bobrovska, membro della commissione Affari Esteri del Parlamento ucraino, «le navi da guerra russe hanno iniziato a colpire gli edifici che sono sulla riva» e usano «artiglieria pesante, missili ed aerei per attaccare dal cielo». Lei afferma che sono circa 5mila i morti.
«Sappiamo - aggiunge - che la battaglia si è spostata nel centro per il secondo giorno consecutivo». Ovunque è distruzione. «Spero che nessuno veda mai quello a cui ho assistito io - sono i ricordi drammatici del console greco a Mariupol, Manolis Androulakis, l'ultimo diplomatico europeo a lasciare la città assediata -. Mariupol entrerà a far parte delle città che sono state totalmente distrutte dalla guerra: Guernica, Coventry, Aleppo, Grozny, Leningrado».
La loro resistenza passerà alla storia. Negli ultimi giorni anche i media internazionali hanno lasciato la città. «C'è un silenzio da cimitero - ricorda ancora Nadezda che, solo due giorni fa, è riuscita a uscire attraverso un corridoio umanitario e ora si trova a Mangush -, non ci sono voci, non ci sono bambini e nonne sulle panchine. Anche il vento è morto. E nel giro tra i rifugi per sfuggire alle bombe, la domanda è sempre la stessa: Kiev è ancora ucraina?».
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