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LA LOTTA EROICA DELL’AUTISTA POLACCO - L'ULTIMO KEBAB POI IL RAPIMENTO DEL TIR PIOMBATO SUL MERCATINO DI NATALE A BERLINO: NONOSTANTE LE FERITE AVREBBE CERCATO FINO ALL’ULTIMO DI DEVIARE LA TRAIETTORIA DEL CAMION - L’AUTISTA E’ STATO RITROVATO MORTO NELL’ABITACOLO DEL TIR
Gianni Santucci per il Corriere della Sera
Alle 3 di lunedì pomeriggio il camionista Lukasz Urban, 37 anni, fermo vicino a uno stabilimento della ThyssenKrupp a Berlino, addenta un kebab. È alto 1 e 83, Lukasz, e pesa più di 100 chili: sono dettagli che contano, questi del panino e della corporatura, nella storia dell' attentato. Perché è in quel momento, con tutta probabilità, che il terrorista sceglie: ha bisogno di un Tir per la strage, ed è andato a cercarlo proprio intorno all' azienda, dove sa che molti mezzi vanno e vengono;
il camionista polacco se ne sta là a far passare il tempo, perché ha provato ad anticipare la consegna (24 tonnellate d' acciaio), ma gli hanno risposto che non era possibile. Così, rilassato e in attesa, è un obiettivo facile. Ma allo stesso tempo non ideale: un omaccione corpulento, difficile da sopraffare.
Il primo tempo della strage di Berlino inizia qui e si consuma in 4-5 ore, con il terrorista-dirottatore e la sua vittima chiusi nell' abitacolo di un camion Scania. Ieri il quotidiano Bild ha rivelato l' epilogo: quando il Tir è piombato tra le bancarelle, Lukasz sarebbe stato ancora vivo, la faccia tumefatta, le ferite delle coltellate sul corpo, minacciato da una pistola. E avrebbe lottato: di sicuro per salvare se stesso, forse nel tentativo di deviare il camion ed evitare la strage. Alla fine il terrorista gli avrebbe sparato, prima di scappare.
Il nome di Lukasz Urban e la foto della sua faccia sorridente (quando era molto più magro) hanno animato ieri una catena di messaggi in Rete che celebravano l' eroe polacco di Berlino. Sarà solo l' inchiesta dell' antiterrorismo tedesco (forse) a chiarire se davvero di un eroe si sia trattato, o se Lukasz sia stato invece ammazzato prima di rendersi conto che il suo camion sarebbe diventato l' arma dell' attacco.
Fino a lunedì pomeriggio, le sue giornate scorrevano nella monotonia della vita da camionista: giovedì 15 dicembre il carico d' acciaio a Torino, il giorno dopo la sosta in un' azienda a Cinisello Balsamo (Milano), poi la lenta marcia sulla sua solita direttrice di consegne tra Italia e Germania, oltre 1.200 chilometri passando dal Brennero fino a Berlino. Ore di guida con la speranza di accorciare i tempi, per guadagnare un giorno di riposo. Ma lunedì mattina alla ThyssenKrupp gli hanno risposto: Ci dispiace, il suo scarico è previsto domani. Non riusciamo ad anticipare. Così Lukasz s' è fermato a mangiare il kebab.
I tracciati Gps del suo camion rivelano una serie di piccoli spostamenti e strane manovre tra le 16 e le 18: probabilmente il terrorista stava cercando di imparare a guidare.
Per questo, forse, il camionista non è stato ucciso subito: minacciato con una pistola, serviva come istruttore. Se Lukasz fosse arrivato il giorno giusto per la consegna, la storia sarebbe cambiata. Suo cugino ha raccontato: Voleva tornare prima per comprare un regalo di Natale per la moglie.
anis amri tunisino ricercato per la strage di berlino
LUKASZ URBAN TIR