CON IL PRETESTO DELLA RICERCA, I RUSSI VOLEVANO RIFILARCI LO SPUTNIK - IL MEMORANDUM FIRMATO NEL 2021 PER LA SPERIMENTAZIONE DI SPUTNIK NON ERA SOLO UN ACCORDO TRA LO SPALLANZANI E IL GAMALEYA - CON QUEL DOCUMENTO (FIRMATO DALL'ASSESSORE DEL LAZIO D'AMATO E DAL DIRETTORE DEL FONDO SOVRANO RUSSO, KIRILL DMITRIEV, UNO DEGLI OLIGARCHI COLPITI DALLE SANZIONI), SI DECISE DI METTERE A DISPOSIZIONE DEI RUSSI L'AMPIA BANCA DATI DELL'ISTITUTO NAZIONALE PER LE MALATTIE INFETTIVE - ENRICO BUCCI, PROFESSORE DELLA TEMPLE UNIVERSITY DI PHILADELPHIA: “LA SENSAZIONE FINALE È CHE SI TRATTI DI UN ESCAMOTAGE PER FAR ARRIVARE AI PAZIENTI ITALIANI LO SPUTNIK”
1 - SPUTNIK, L'INCONTRO TRA VAIA E RAZOV CHE IMBARAZZA LO SPALLANZANI
Clemente Pistilli per “la Repubblica - Edizione Roma”
Francesco Vaia DELLO SPALLANZANI 2
A maggio 2020, due mesi dopo l'opaca operazione «Dalla Russia con amore » , il Copasir lanciò l'allarme sulle politiche portate avanti da Mosca sull'onda dell'emergenza Covid. «L'obiettivo - sostenne il Comitato - è quello di creare sfiducia nei governi occidentali, nei loro sistemi sanitari e nel settore scientifico».
Dopo l'annuncio fatto da Vladimir Putin della realizzazione di un vaccino contro il virus da parte del Centro Gamaleja, lo Sputnik V, e sulla scorta di un articolo pubblicato sempre quell'anno dalla rivista scientifica Lancet sull'efficacia di quel farmaco, nonostante non ci fosse e non sia mai arrivata l'autorizzazione dell'Ema, lo stesso assessore regionale alla sanità Alessio D'Amato e il direttore dello "Spallanzani", Francesco Vaia, sono però diventati i principali sponsor proprio del vaccino russo.
Una storia andata avanti per un anno e che, dopo la crisi che si è aperta con la guerra in Ucraina, vale la pena ripercorrere. A novembre 2020 sempre il Copasir indicava il Fondo sovrano russo, detentore del brevetto di Sputnik, « un veicolo per la penetrazione economica russa in Italia» .
Ma a quanto pare non era abbastanza per frenare gli entusiasmi. A febbraio dello scorso anno dallo Spallanzani arrivò un parere tecnico- scientifico sul vaccino di Mosca, riproducendo di fatto i contenuti dello studio pubblicato su Lancet. E nel marzo successivo il dem D'Amato iniziò a premere affinché venisse autorizzato il prima possibile, specificando che il Lazio era pronto ad acquistarlo e chiedendo al Governo di valutare l'opportunità di produrlo in Italia.
L'assessore e Vaia, il 23 marzo 2021, presero anche parte a un convegno per spiegare la bontà di quel vaccino, insieme all'ambasciatore Sergey Razov, lo stesso della denuncia della settimana scorsa a La Stampa. Ad aprile si arrivò così alla firma di un memorandum tra lo Spallanzani e il Gamaleya per la sperimentazione.
Diversi scienziati sollevarono perplessità, ma vennero sostanzialmente ignorati. I vaccini adenovirali come Sputnik erano tra l'altro già stati abbandonati in Italia ma, mentre lo stesso Spallanzani si sfilava di fatto dalla sperimentazione su quello italiano di ReiThera, andava avanti con Mosca. A luglio 2021 sempre D'Amato rilanciò, sostenendo che non riconoscere il farmaco del Gamaleya stava creando danni al turismo.
Si arrivò così al gennaio scorso, quando venne annunciata la pubblicazione di un preprint dello studio condotto dallo Spallanzani sull'efficacia di Sputnik V anche contro Omicron, posizione ugualmente criticata da parte della comunità scientifica. Perché insistere su un farmaco che se pure arrivasse l'autorizzazione non verrebbe utilizzato in Italia e al massimo verrebbe prodotto sul suolo nazionale per poi farlo esportare ai russi in altri Paesi? L'interrogativo resta senza risposta.
La guerra intanto ha tolto la Regione da una situazione che ormai si stava facendo imbarazzante. Ancor di più dopo le dichiarazioni dell'immunologa Antonella Viola che, bocciato Sputnik, ha detto di aver ricevuto una strana telefonata «di una persona che disse di essere del Ministero degli Interni e che voleva informazioni
2 - QUELL'ACCORDO CHE REGALAVA A MOSCA I DATI DELL'ISTITUTO
Clemente Pistilli per “la Repubblica - Edizione Roma”
Il memorandum firmato lo scorso anno per la sperimentazione di Sputnik non è stato solo un accordo tra due istituti scientifici come lo Spallanzani e il Gamaleja. Quel documento porta anche le firme dell'assessore regionale dem alla sanità Alessio D'Amato e del direttore del Fondo sovrano russo, Kirill Dmitriev, uno degli oligarchi ora colpiti dalle sanzioni. Un fatto insolito in situazioni del genere.
VLADIMIR PUTIN COL VACCINO SPUTNIK
Venne inoltre deciso di mettere a disposizione dei russi l'ampia banca dati dell'Istituto nazionale per le malattie infettive e venne garantito che ogni passaggio nell'attività sarebbe stato adeguatamente finanziato, cercando anche insieme, Roma e Mosca, finanziamenti a livello nazionale e internazionale.
«In una montagna di cose vaghe, come del resto accade con i memorandum di questo tipo, la sensazione finale è che si tratti di un escamotage per far arrivare ai pazienti italiani lo Sputnik, che non è stato ancora autorizzato ma che può appunto arrivare tramite un programma di ricerca», dichiarò subito Enrico Bucci, professore della Temple University di Philadelphia.
sergey razov a piazzale clodio 1
Tanti gli interrogativi, a cui dal 26 luglio scorso sta cercando, seppure invano, di ottenere risposta pure il capogruppo di Fdi alla Regione Lazio, Fabrizio Ghera. L'esponente di Fratelli d'Italia, considerando i silenzi davanti alla sua interrogazione, ne ha così presentata ora una seconda, chiedendo perché la Regione abbia abbandonato ReiThera per dedicarsi alla sperimentazione di Sputnik, cosa intenda fare per far luce sulle pressioni che sarebbero state esercitate nei confronti dell'Istituto Spallanzani da parte di funzionari russi, quali risorse pubbliche siano state destinate alla sperimentazione del vaccino russo e quali siano i dati e i risultati scientifici di quel lavoro.
L'esponente di Fratelli d'Italia tocca infine un nervo scoperto. E' quello dell'uso che ora la Russia può fare dei dati sanitari acquisiti in Italia. « Nonostante le mie sollecitazioni - specifica infatti Ghera, denunciando da parte della giunta Zingaretti scarsa trasparenza e carenza di informazioni - dalla Regione Lazio non è arrivato alcun chiarimento, né sull'entità dei fondi stanziati per la collaborazione con l'istituto russo, né sullo scambio di dati scientifici e sanitari, né sull'eventuale presenza e attività di personale russo nelle strutture di ricerca e cura regionali durante la pandemia».