“MI HA IMMOBILIZZATO E MI HA DETTO DI NON GRIDARE” – L’INCUBO DI UNA 40ENNE CHE HA RACCONTATO DI ESSERE STATA VIOLENTATA DA UN UOMO DI COLORE IN UN BOSCHETTO DI LOCATE TRIULZI, IN PROVINCIA DI MILANO: STAVA FACENDO JOGGING QUANDO HA INCROCIATO IL SUO AGGRESSORE CHE L’HA SUPERATA E L’HA AFFERRATA DA DIETRO E L’HA TRASCINATA TRA GLI ALBERI – LEI SI È MESSA LE MANI SUGLI OCCHI E…
Pierpaolo Lio per www.corriere.it
A sinistra lo sguardo si perde in una distesa di campi. Sulla destra, la stessa scenografia, con in lontananza il profilo di qualche cascina. Le prime case sono alcune centinaia di metri più avanti: è una serie di palazzi, praticamente tutti uguali, che spuntano dal nulla, il margine sud dell’urbanizzazione della Grande Milano. È su questo lungo rettilineo immerso nella campagna, dove non è poi così raro incontrare qualche sparuto runner tutto imbacuccato per combattere freddo e umidità, che sarebbe avvenuta la violenza. L’allarme viene lanciato nel primo pomeriggio.
Sono da poco passate le 14.30. È la vittima a chiamare il numero unico d’emergenza 112. Si trova subito fuori il piccolo centro di Locate Triulzi. È un’italiana di 40 anni, di professione impiegata. È ancora sotto choc. Prova a ricostruire ai carabinieri una manciata di minuti da incubo, nonostante i ricordi confusi, i singhiozzi, la memoria ancora viva del terrore appena vissuto. Agli investigatori racconta di aver incrociato il suo aggressore durante la sua corsa non troppo distante da un paio di cascine che ospitano un’azienda agricola.
Lei non ci fa troppo caso, immersa com’è nel ritmo dei suoi passi. Lui invece la vede, la nota. È anche lui a piedi, non è un corridore, ma la donna non sa dire da dove sia sbucato fuori. Si lascia superare, e un attimo dopo le è addosso. La afferra da dietro, la immobilizza: «Non gridare». La trascina a forza lontano dalla strada, lontano da chiunque possa vedere l’agguato anche solo di sfuggita e intervenire per fermarlo. È pieno giorno, ma questa provinciale che collega Locate Triulzi, da una parte, e San Giuliano Milanese, dall’altra, a quell’ora non è così trafficata. Alcuni metri più in là, oltre il guardrail c’è un boschetto.
È qua che l’aggressore — descritto dalla vittima come «un uomo di colore» — l’avrebbe violentata. Lei si copre gli occhi, non vuole guardare. Lui poi la abbandona tra alberi e cespugli, e si dà alla fuga a piedi, mentre lei torna sulla provinciale a chiedere aiuto. Dopo l’allarme tutta quella vasta area di hinterland milanese è passata al setaccio. Alle ricerche avviate dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano e della compagnia di San Donato, coordinate dalla competente procura di Lodi, è difficile che possano dare un aiuto gli impianti di videosorveglianza. Lungo quel tratto di rettilineo su cui si affaccia il boschetto non ci sono telecamere. Per questo gli investigatori hanno allargato il raggio d’azione, nella speranza che da qualche parte, anche più distante e in un altro momento della giornata, l’immagine dell’uomo possa essere stata catturata da qualche videocamera.
La donna è stata trasportata in codice giallo alla clinica Mangiagalli, punto di riferimento del capoluogo lombardo per le vittime di violenza, dove in serata, al termine degli esami clinici, i militari proveranno a far riemergere altri dettagli dalla memoria della 40enne che possano aiutare a identificare e individuare l’aggressore.