dipendenti pubblici

FATEVI DA PARTE, LARGO AI GIOVANI - NEL 2021 ARRIVA IL SORPASSO: CI SARANNO PIÙ DIPENDENTI STATALI IN PENSIONE CHE AL LAVORO - IL BLOCCO DEL TURNOVER HA PORTATO L'ETÀ MEDIA A 51 ANNI, GLI UNDER 30 SONO MENO DEL 3 PERCENTO - NON SI FANNO CONCORSI (O QUASI, IL BLOCCO DEL TURNOVER È DURATO ANNI), NON SI FANNO ASSUNZIONI, IL PERSONALE INVECCHIA…

Roberto Giovannini per “la Stampa”

 

Una pubblica amministrazione anziana, in cui l'età media del personale è di 50,7 anni, con il 16,9% di dipendenti over 60 e appena il 2,9% di under 30. È questo il quadro del lavoro pubblico nel nostro paese secondo una ricerca presentata ieri in apertura di "Forum Pa 2020 - Resilienza digitale". E secondo la ricerca è probabilissimo che nel 2021, per la prima volta da sempre, avremo più pensionati che sono stati dipendenti pubblici che dipendenti pubblici attivi.

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Non si fanno concorsi (o quasi, il blocco del turnover è durato anni), non si fanno assunzioni, il personale invecchia, norme come Quota 100 ne favoriscono l'esodo verso la pensione. Il risultato secondo lo studio non può che essere il sorpasso dei colletti grigi su quelli bianchi ancora attivi, previsto per l'anno prossimo. I numeri sono impietosi. Oggi in Italia ci sono 3,2 milioni di impiegati pubblici (pochi, se facciamo il confronto con gli altri paesi europei, visto che in termini assoluti quelli italiani sono il 59% in meno di quelli francesi, il 65% di quelli inglese, il 70% di quelli tedeschi), mentre i pensionati "pubblici" sono già 3 milioni.

 

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Considerando la folla dei "pensionabili" - 540mila che hanno già compiuto 62 anni di età, e 198 mila che hanno superato 38 anni di anzianità - sono tanti quelli che possono sperare nell'agognato pensionamento. Un processo accelerato in effetti dal varo di Quota 100, che nel 2019 ha fatto uscire 90mila pubblici, che hanno raggiunto la folla (il 57,7% del totale) dei pensionati pubblici che hanno sfruttato un occasione per il ritiro anticipato. Del resto, dal 2018 a oggi sono andati in pensione 300mila dipendenti pubblici, a fronte di circa 112mila nuove assunzioni e 1.700 stabilizzazioni di precari.

 

Le procedure per i concorsi sono lente, e in media ci vogliono quattro anni fra la scoperta del "buco" da riempire e l'effettiva assunzione dei vincitori dei concorsi. L'emergenza Covid ha complicato ulteriormente le cose, e da settembre del 2019 a oggi sono state messe a concorso meno di 22mila posizioni lavorative.

 

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Di questo passo ci vorrebbero oltre dieci anni a recuperare i posti persi. Ieri, partecipando al Forum (online, ovviamente), il ministro della Pubblica Amministrazione Fabiana Dadone ha detto di avere presente il problema, e che «se vogliamo una pubblica amministrazione smart dobbiamo avere un personale altrettanto smart. Dobbiamo avere molta lucidità per immettere nuove competenze - ha detto - oggi non possiamo permetterci di produrre competenze non più adeguate alle esigenze dell'amministrazione di domani».

 

E a proposito dei concorsi, ha ribadito «la necessità di dislocare le prove sui territori con una informatizzazione completa, dalla fase dell'iscrizione fino allo svolgimento delle prove che devono essere svolte su pc». Insomma, i concorsi per le assunzioni cambieranno: per Dadone, nei test a scelta multipla si cercherà di inserire delle «prove logico-deduttive e dei case studies».

 

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Dadone ha parlato di competenze trasversali, da accertare nella fase di selezione insieme a «competenze nozionistiche». In gergo "soft skill" e "life skill", ovvero capacità che vanno oltre la disciplina e che riguardano il saper lavorare in gruppo, rispondere a situazione di stress e risolvere i problemi che spuntano all'improvviso. I nuovi bandi di questi giorni apriranno dunque ai cosiddetti quiz situazionali. Quanto allo smart working, la ministra ha spiegato che l'intenzione del governo è di «mantenere lo smart working non in maniera ordinaria, come nella fase emergenziale, ma tra qui e fine anno per il 50% dei lavoratori che svolgono attività eseguibili in modalità agile. E da gennaio al 60% attraverso il Pola (Piano organizzativo del lavoro agile)».

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