ARI-OCCUPY CONSOB! - ODORE DI LICENZIAMENTO PER VEGAS: LETTA VUOLE FARLO FUORI E HA DUE SOLUZIONI IN TASCA - IL VELENO DEI GRAN COMMIS CHE ORBITANO ATTORNO ALLA COMMISSIONE

Francesco De Dominicis per "Libero"

Non arretra Enrico Letta. L'affondo del premier sulla Consob prosegue. Il dietrofront sull'emendamento alla legge di stabilità che riportava da tre a cinque il board della Commissione non è una resa del governo. Anzi. Secondo quanto risulta a Libero, l'esecutivo è pronto a tornare alla carica per mettere mano all'authority.

La stessa norma sulla Consob «extralarge» potrebbe essere riproposta a stretto giro in un altro veicolo normativo, magari un decreto legge. Tuttavia, questa opzione potrebbe di nuovo andare a sbattere contro l'anima «populista» del Parlamento, che rigriderebbe allo scandalo per l'aumento di poltrone e stipendi. Di qui il piano «B», attorno al quale stanno ragionando gli esperti giuridici di palazzo Chigi e del Tesoro.

Allo studio ci sarebbe una drastica riforma, sul modello Isvap (confluita col nome di Ivass sotto il cappello della Banca d'Italia). L'idea è dare il «là» a un profondo riassetto dell'intera architettura delle authority italiane. L'ipotesi prevede di mettere la Consob alle dirette dipendenze di Bankitalia. In questo caso, il presidente della Commissione che vigila sui mercati, Giuseppe Vegas, avrebbe le ore contate: la sua poltrona non esisterebbe più.

Di là dalla soluzione scelta dal presidente del consiglio, è chiaro che Vegas è nel centro del mirino. Una posizione critica, quella di Letta nei confronti del numero uno Consob, che sarebbe condivisa con il ministro dell'Economia, Fabrizio Saccomanni. È stato l'ex dg di Bankitalia, infatti, a curare l'emendamento sul board a cinque, poi rimesso nel cassetto. Insomma, la strada è imboccata e l'ex viceministro è sotto assedio.

Contro di lui sono schierate le banche e dalla sua parte non ci sarebbe più nemmeno Silvio Berlusconi, che pure lo ha voluto al governo nel 2008. Il recente attivismo di Vegas sul caso Telecom-Telefonica, infatti, corre il rischio di disturbare non solo gli istituti di credito (che stanno vendendo la holding Telco agli iberici), ma anche gli affari «spagnoli» di Mediaset (che proprio con Telefonica sta per fare shopping nel digitale terrestre, comprando Digital Plus).

Fatto sta che Letta ha deciso: vuole voltare pagina. La guerra alla Consob del governo prende le mosse non solo dalle critiche sui dossier caldi: Monte paschi di Siena, Camfin-Pirelli, Fonsai-Unipol e, soprattutto, Telecom-Telefonica. L'intervento a gamba tesa nascerebbe pure dall'esigenza di superare una sostanziale situazione di stallo, a causa delle frizioni tra Vegas e Paolo Troiano, l'unico commissario rimasto in carica, dopo la fine del mandato di Paolo Pezzinga (evento che, col ritorno del collegio a cinque, consentirebbe a Letta di «occupare» l'authority con tre nomine in blocco).

Quando i commissari votano, Troiano si astiene su tutte le delibere, perché in disaccordo con Vegas. Il quale, di fatto, decide da solo, costantemente supportato dal direttore generale, Gaetano Caputi. Il suo nome ricorre con frequenza. La battaglia, secondo quanto riferito da fonti autorevoli, si spiegherebbe pure col veleno che scorre tra i gran commis che orbitano attorno alla Consob.

 

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