PERCHÉ NON ABBIAMO ANCORA TROVATO GLI ALIENI? PERCHÉ È STATO ESPLORATO SOLO LO 0,00000000000000058% DELL’UNIVERSO -UNO STUDIO PUBBLICATO DAL “THE ASTRONOMICAL JOURNAL” SPIEGA CHE, NONOSTANTE GLI SFORZI, LO SPAZIO DA BATTERE PER TROVARE ALTRE FORME DI VITA È ANCORA IMMENSO - UNO DEI POCHI CENNI DI VITA ALIENA CHE POTREBBE AVERE VALIDITÀ SCIENTIFICA È IL SEGNALE WOW!, CATTURATO DALL'ASTRONOMO JERRY EHMAN IN OHIO NEL 1977…
Valerio Berra per www.corriere.it
IL PARADOSSO DI FERMI
«Se l'universo e la nostra galassia pullulano di civiltà sviluppate, dove sono?». Questo è il paradosso attribuito al fisico italiano Enrico Fermi e a cui gli astronomi non sono ancora riusciti a trovare una risposta. Uno studio ripreso dal Mit Technology Review ha provato a spiegare perché risolverlo sia così difficile. Il motivo per cui non si sono ancora registrati contatti con civiltà aliene è che non abbiamo cercato abbastanza, o meglio, che il nostro campo di ricerca, per ora, è stato troppo ristretto.
UN AGO IN UN PAGLIAIO COSMICO
La ricerca è firmata da Jason T. Wright, Shubham Kanodia e Emily G. Lubar ed è stata pubblicata sul The Astronomical Journal. Il concetto alla base di questo studio è che l'area in cui sono state condotte le Seti, acronimo per Ricerca di Intelligenza Extraterrestre, è grande come una piscina rispetto all'oceano in cui queste forme di vita potrebbero esistere. Nel testo della ricerca viene usato una metafora ancora più chiara: «Cercare aghi alieni in un pagliaio cosmico». E infatti la risposta al paradosso di Fermi che viene data da Shubham Kanodia, uno dei ricercatori, è: «Non abbiamo cercato abbastanza».
alieno nellanostra immaginazione
LE DIMENSIONI DA CONSIDERARE
Il pagliaio in cui scavare è grande, e questo senza pensare a tutto l'universo ma solo alla porzione in cui concentrare le ricerche Seti. Si parla di una sfera, con al centro la Terra, da 33mila anni luce di diametro. Oltre alla grandezza, i ricercatori hanno calcolato anche altre dimensioni di questo spazio, fattori come il segnale di frequenza, la potenza della trasmissione o la modulazione. Esaminando 60 anni di ricerche Shubham Kanodia e i membri del suo team hanno calcolato che la porzione esplorata di questo pagliaio cosmico nel corso del tempo è solo dello 0,00000000000000058%.
L'EVENTO DI HOUSTON
L'ultimo fattore da prendere in considerazione è il tempo. Non è detto che nella porzione analizzata in un periodo preciso debba per forza passare un segnale alieno. «Mettiamo che io vi abbia detto – spiega Kanodia – che sta succedendo qualcosa di interessante a Houston in questo momento. Non vi dico dove si trova e non vi dico cosa sta succedendo. Non vi dico nemmeno di cosa si tratta. È un negozio di libri? È un concerto? Trovare questo evento sarebbe davvero difficile».
Le possibilità di allargare l'analisi di questo pagliaio arrivano dalla tecnologia. Sempre secondo Kanodia quest'anno 150 minuti di ricerca con il telescopio Murchison Widefield Array hanno coperto una percentuale più larga del pagliaio che tutte gli altri progetti Seti nella storia.
IL SEGNALE WOW!
Mettendo da parte le leggende metropolitane e le sette di persone con scolapasta in testa che sono in diretto contatto con i rettiliani, uno dei pochi cenni di vita aliena che potrebbe avere validità scientifica è il Segnale Wow!. È stato catturato dall'astronomo Jerry Ehman in Ohio nel 1977, un segnale proveniente dallo spazio profondo che era 30 volte più intenso rispetto alla media dell'area dove è stato individuato. Non è mai riapparso. Nel 2012, grazie a un'iniziativa di National Geographic e dell'Osservatorio Arecibo è stato fatto un tentativo per comunicare con chi ha mandato il Segnale Wow!: circa 10mila fra tweet e video di celebrità sono stati inviati verso il punto da cui è partito. Nessuna risposta finora, nemmeno un retweet. Sulle origini di questo segnale è difficile fare chiarezza, soprattutto a causa degli anni passati dalla sua recezione.