PURIFICAZIONE KILLER - DIGIUNAVA DA 3 SETTIMANE, 61ENNE FRANCESE MUORE DI FAME, LA COMPAGNA SALVA PER MIRACOLO: “ERA CONVINTO CHE ARIA E CIBO CI CONTAMINANO, SI NUTRIVA SOLO DI ACQUA”
Meo Ponte per “la Repubblica”
Nel braciere in giardino, accanto alla fontana della purezza e appena sotto il «cammino della purificazione», gradini in pietra che si arrampicano sul fianco della montagna, ci sono i resti dell’ultimo falò. Alain Renè Francois Fourré, nato a Niort, in Francia 61 anni fa, è morto poco lontano da quel «tempio» che lui e la compagna Claire avevano eretto nel “giardino della Joyaume”, una stalla da cui quattro anni fa avevano recuperato tre eleganti piani arredati con mobili Ikea e dove non si poteva entrare con le scarpe.
ALAIN FOURRE E LA COMPAGNA NEI BOSCHI
È morto di fame, dopo tre settimane che non ingoiava cibo ma solo acqua. Seguendo un misterioso «percorso di purificazione» che avrebbe dovuto liberarlo dai veleni presenti nei cibi e nell’aria facendogli ritrovare l’innocenza «des enfants».
Claire, la sua compagna, 47 anni, infermiera di Saint Etienne che, dopo aver studiato le guarigioni con i suoni e le voci, lo aveva seguito sino sulle montagne di Issiglio, 424 abitanti a poche decine di chilometri da Ivrea, lo ha trovato sabato sera agonizzante. Ha cercato di salvarlo con un massaggio cardiaco poi ha chiesto aiuto ai vicini che hanno telefonato al 118. La squadra di emergenza è arrivata con i carabinieri e più tardi un medico legale ha diagnosticato la morte dell’uomo per «estremo deperimento organico».
Nelle foto scattate dalla Sezione Scientifica dei carabinieri si vede un uomo ridotto a scheletro. Sulla porta della camera da letto dove è stato trovato il cadavere di Alain Fourrè c’è un foglio dove si legge: «L’ascension del l’humanitè, la source Marie, Marie Luz». E poi un post-it giallo sull’armadio («Silence pour Marie ») e sul davanzale un altro foglietto scritto in francese dove si legge che «l’uomo nuovo potrà nascere solo affidandosi alle mani delle donne e alle loro cure».
Messaggi incomprensibili tranne forse a chi faceva parte della «comunità dei boschi» di cui Alain che si faceva chiamare Djesaelè e Claire che aveva adottato il nome del torrente che scorre poco lontano, il Savenca, dove lei diceva di aver conosciuto la sua «vibrazione profonda», erano i sacerdoti.
È stata proprio Claire, sopravvissuta per miracolo (o meglio per istinto di conservazione) al «percorso di purificazione» a raccontare al procuratore capo di Ivrea Giuseppe Ferrando ciò che era accaduto. «Alain era convinto che cibo e aria ci contaminano — ha spiegato — aveva già fatto altri “percorsi” non mangiando.
Questa volta però è andato oltre. Avevo intrapreso lo stesso cammino ma ho smesso di digiunare dopo due settimane rendendomi conto che stava diventando troppo debole. Alain era tre settimane che non mangiava, aveva smesso di bere anche le tisane zuccherate, ingoiava solo acqua. Ho cercato di convincerlo a mangiare ma lui mi ha risposto di non preoccuparmi, che andava tutto bene. Avrei potuto forzarlo ma lui avrebbe vomitato...».
Ora Claire è all’ospedale di Ivrea, della donna che sorride dalla pagine Facebook è rimasta un’ombra scheletrica. Scriveva che cercava «l’enfant Lumierè» e con Alain organizzava la «festa danzante della luna piena». Avevano fatto proseliti con il suo compagno in quella valle. Ora però che la Procura ha aperto un fascicolo su quella strana morte per fame nessuno sembra conoscerli e di aver mai sentito parlare dei «percorsi di purificazione».