
ROMA, SACRA E PROFANA – NEL LIBRO “IO E ROMA” SABRINA FERILLI, INSIEME A ALESSANDRA MAMMÌ, RACCOGLIE GLI SCATTI DEI GRANDI FOTOGRAFI DEDICATI ALLA CITTA' PIU' BELLA DEL MONDO – “LA AMO ANCHE IN QUESTA SUA DECADENZA. È UNA GRANDE PARENTE, PIÙ CHE UNA CITTÀ, E SI RIVELA NELLE FRATTURE, NELLE CONTRADDIZIONI. SE VIVI QUI E NON TI SOFFERMI SULLA MERAVIGLIA, COSA RIMANE DI TE?”
Alessandra Mammì per “la Repubblica”
Tutto è cominciato da un tornado d' immagini alle quali bisognava dare un senso. Non perché ne fossero prive, tutt' altro. Prese una a una quelle foto erano come i capitoli di un romanzo, i frammenti di una grande architettura e persino i pilastri di una storia della fotografia.
massimo siragusa vista sui fori imperiali e sul colosseo
Nelle didascalie riecheggiavano i nomi di uomini che avevano costruito la storia dell' immagine moderna: Henri Cartier-Bresson, Gianni Berengo Gardin, William Klein. Ognuno di loro aveva vissuto in modo diverso il suo Grand Tour nella Città Eterna, puntando l' obiettivo ora sul fascino delle rovine, ora sulla commedia umana, ora sull' enigma delle statue, o ancora sulla vertigine dei panorami e sui set di Cinecittà. Da qui nasce questo libro.
Dall' idea di unire un archivio e una vita, di ricostruire attraverso un testimone il corpo e l' anima della Città Eterna che i più grandi fotografi avevano guardato, immortalato, interpretato ciascuno a suo modo.
Pensare a Sabrina Ferilli non è stata neanche una scelta. Solo Sabrina, in un ipotetico montaggio, si sarebbe potuta naturalmente inserire in ognuna di quelle foto e magicamente ricucire le tante anime della città politica, religiosa, turistica, archeologica, godereccia e malinconica.
Perché tra tutte le città d' Italia e del mondo, volevi a ogni costo vivere a Roma?
tommaso ausili il parco di cinecitta' world
«Per me Roma è sempre stata un' aspirazione. Non ho mai dato per scontato che il fatto di esserci nati sia sufficiente per dirsi romani. E quando leggo che sono nata a Fiano Romano, pur sapendo che non è vero non smentisco, non me ne importa granché.
Romani si diventa. Ci vuole una volontà, un innamoramento nei confronti di questa città, che merita di essere vissuta da gente che la vuole abbracciare e che sa abitarla sentimentalmente».
Per i romani Roma sei tu.
«Succede perché amo davvero questa città. Perché ho faticato a capirla e conoscerla. L' ho studiata attraverso i sonetti del Belli e Pascarella, attraverso il lavoro al Sistina con Trovajoli e Garinei, attraverso la sua storia, attraverso lunghe e solitarie passeggiate e attraverso il dialetto e l' accento, a cui non ho mai rinunciato perché anche Shakespeare parlava un inglese volgare e non illuminato che lo rendeva vero.
La amo anche in questa sua decadenza, che è il momento in cui le città mostrano il lato più vulnerabile e a volte affascinante. E Roma si rivela nelle fratture, nelle contraddizioni, in quel suo vivere eternamente sospesa fra l' antico e il moderno».
Quando è scoppiato questo folle amore?
«Sempre sentito, fin da bambina. Ma è maturato quando mi sono trasferita da sola in centro. Avevo 23 anni, vivevo di piccole particine.
Abitavo a vicolo della Palomba 22, tra via della Scrofa e via dell' Orso, a due passi da piazza Navona e dal Pantheon. E forse è lì che ho cominciato a identificare questa città come una grande parente».
Poi c' è la Roma cattolica, la Roma delle chiese, non solo luoghi di culto ma presenze che abitano e disegnano questa città piena di cupole. Entri mai in chiesa?
«Sempre. È uno dei mondi segreti che mi commuovono e mi emozionano.Tra le tante chiese di Roma, vado spesso a San Pietro.
Mi piace molto all' imbrunire, in quel passaggio tra giorno e notte, quando rincuora sentirsi accolti dalle braccia del porticato. Vado sola, ma non mi sento sola.
È un posto che regala tanto, ti dona una ricchezza personale; si può restare fermi e tranquilli a lungo e ci si sente bene anche solamente guardando le cose e le persone.
angelo palma militanti del pci negli anni settanta
A Roma diventa semplice capire come la religione sia una cosa, mentre la Chiesa, il suo potere e la sua organizzazione socio-economica, un' altra. E come possano, però, convivere qui entrambe».
Un intreccio tra sacro e profano che appartiene alla vita quotidiana dei romani.
«Anche alla mia. Ho comprato rosari, cappelli e strani anelli in quei negozi. Ma non c' è dissacrazione nell' incontro ravvicinato con il culto che il romano vive giorno dopo giorno. Si tratta di una forma di rispetto e di ascolto.
E se vivendo a Roma non ti soffermi sulla meraviglia di una messa in una chiesa barocca, sull' abbraccio di San Pietro, sul suono di una fontana; se non hai un rapporto con tutto questo, cosa rimane di te?».