padrenostro pierfrancesco favino matteo salvini-7

“SALVINI? NON L’HO INVITATO” – PIERFRANCESCO FAVINO, PROTAGONISTA DEL FILM “PADRENOSTRO” IN GARA ALLA MOSTRA DI VENEZIA, POLEMIZZA PER LA PRESENZA DEL TRUCE ALLA PRIMA: “IO NON L’HO INVITATO PERSONALMENTE. È VENUTO IN FORMA PRIVATA E NESSUNO GLI PUÒ IMPEDIRE DI ENTRARE. MA NON C’È POSSIBILITÀ DI MANIPOLAZIONE: NON È UN FILM PRO POLIZIOTTI O PRO TERRORISTI, MA SU DUE FIGLI…” – VIDEO

 

Valerio Cappelli per "www.corriere.it"

 

pierfrancesco favino 2

«Io pensavo che mio padre non fosse lì, ho vissuto tanti anni con questo senso di paura». Nel 1976 a Roma Claudio Noce ha assistito all’agguato in cui i Nuclei Armati Proletari ferirono il padre poliziotto, il vicequestore Alfonso Noce. Ci fu uno scontro a fuoco, morirono il poliziotto Prisco Palumbo e uno dei terroristi, Martino Zicchitella. Erano gli anni dei terroristi, Moro sarebbe stato sequestrato e ucciso dalle Brigate Rosse due anni dopo.

 

MATTEO SALVINI SELFIE A VENEZIA

«Ma questo non è un film sugli Anni di piombo», dice il regista Claudio Noce, in gara alla Mostra di Venezia con Padrenostro. In sala c’è il leader leghista e ex ministro dell’Interno Matteo Salvini. «Io non l’ho invitato personalmente — commenta il protagonista Pierfrancesco Favino — è venuto in forma privata e nessuno gli può impedire di entrare. Conoscendo la sua capacità di essere presente nei momenti importanti, mi fa piacere. In termini di manipolazione non c’è possibilità: non è un film pro poliziotti o pro terroristi, ma su due figli, degli uni e degli altri».

 

padrenostro 7

Era una mattina di dicembre. Claudio aveva un anno e naturalmente non ricorda nulla. Nel tempo i genitori, con i tre figli, scelsero la strada della rimozione, non dire, non parlarne. Claudio non condivise quella decisione. Però: «Non do a loro delle colpe, era il loro modo di proteggerci, non nutro nessun tipo di rancore. Quella rimozione doveva essere scardinata, per attraversare la paura e vincerla».

 

padrenostro 6

Il film è lo sguardo di un bambino trafitto, «avevo voglia di scrivere una lettera aperta a mio padre, e trasformarla in un messaggio». Un messaggio riconciliatorio. Favino è del 1969, ha cinque anni in più del regista, hanno un analogo retroterra esistenziale: «Io dovevo andare a letto dopo Carosello e sembravo non esistere più, ma ricordo le conversazioni dei miei in salotto, che parlavano degli attentati come se non ascoltassi; appartengo a una generazione messa di lato, non avendo vissuto niente non avevo la possibilità di dire qualcosa. Ho vissuto costruendomi una laicità, una possibilità di amicizia con chi stava dall’altra parte delle barricate. Il significato politico del film è questo».

padrenostro 5

 

C’è l’amicizia tra due bambini, il figlio del poliziotto, impersonato da Mattia Garaci, e il figlio del terrorista, Francesco Gheghi che dice la nuda verità strappando tenerezza: «Noi veniamo da adesso, per noi è una storia lontana». È l’incontro di due giovani anime alla ricerca del padre; cercano, anche giocando, di ricomporre il drammatico puzzle delle loro radici.

 

Attore e regista sono figli di uomini del Sud dediti al lavoro, non abituati a parlare di sentimenti, all’epoca i capofamiglia erano così: «Non ho avuto bisogno di incontrare il padre di Claudio, mi sono rivisto figlio e in lui ho riconosciuto mio padre», dice Favino. Hanno entrambi vissuto i silenzi dei genitori, fino al ritrovamento di una voce: «Da bambino sono diventato uomo, padre, conosco lo strumento della fantasia, della ribellione, quando non capisci le emozioni e ne sei travolto».

 

salvini

Buscetta, Craxi, ora un vicequestore: Favino narratore della nostra Italia? «Non la vivo così, ci sono casualità, è vero che alcune storie sono archetipi, il rapporto padre-figlio…Certo che coincidenza l’aver trovato la casa di Alfonso Noce nella strada in cui ho vissuto da bambino».

 

Claudio ha vissuto in famiglia quasi dieci anni con la scorta: com’è, vivere così da bambini? «Si mischia col gioco e l’immaginazione, le armi diventano qualcos’altro, c’è una relazione con le persone che difendono l’eroe ferito, tuo padre. Ma la scorta non mi faceva sentire più sicuro, al contrario, sentivo il pericolo proprio perché c’erano quegli uomini armati accanto a me».

padrenostro 4

 

I genitori del regista (la madre è Barbara Ronchi) sono contenti e orgogliosi di un film «emotivo e sentimentale». Uscirà il 24 per Vision Distribution e verrà consegnato al pubblico cominciando a ricucire lo strappo causato dal Covid-19, cercando una tenitura lunga nelle sale.

padrenostro 3pierfrancesco favino 1padrenostro 8matteo salvini senza mascherina a benevento 1padrenostro 1MATTEO SALVINI PRIMA IL NORD padrenostro 2

 

Ultimi Dagoreport

raffaele cantone - francesco lo voi - pasquale striano giovanni melillo

FLASH! – AVVISO AI NAVIGATI! IL CASO STRIANO SUGLI ACCESSI ABUSIVI ALLA BANCA DATI DELLA PROCURA NAZIONALE ANTIMAFIA, NON È APERTO: È APERTISSIMO! UNA VOLTA CHE IL FASCICOLO È PASSATO DALLE MANI DI CANTONE, PROCURATORE DI PERUGIA, A QUELLE DI LO VOI (CAPO DELLA PROCURA DI ROMA), CI SI ASPETTANO I BOTTI - IL CAPO DELLA DNA, GIOVANNI MELILLO, È DETERMINATO AD ARRIVARE FINO IN FONDO. E LO VOI, CONSIDERATI I PRECEDENTI (L’OSTILITA' DEL GOVERNO PER IL CASO ALMASRI), NON FARÀ SCONTI - COME NELL'AMERICA DI TRUMP, LA MAGISTRATURA E' L'UNICA OPPOSIZIONE A PALAZZO CHIGI...

donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON PERDE MAI: TRUMP ESCE A PEZZI DALLA TELEFONATA CON “MAD VLAD”. AVEVA GIÀ PRONTO IL DISCORSO (“HO SALVATO IL MONDO”) E INVECE HA DOVUTO FARE PIPPA DI FRONTE AL NIET DEL PRESIDENTE RUSSO ALLA TREGUA DI 30 GIORNI IN UCRAINA – ZELENSKY COTTO E MANGIATO: “SE NON SEI AL TAVOLO DEL NEGOZIATO, SEI NEL MENÙ” – LE SUPERCAZZOLE DEL TYCOON SU IRAN E ARABIA SAUDITA E LA PRETESA DELL’EX AGENTE DEL KGB: ACCETTO IL CESSATE IL FUOCO SOLO SE FERMATE GLI AIUTI ALL’UCRAINA. MA TRUMP NON POTEVA GARANTIRE A NOME DELL’EUROPA – DOPO IL SUMMIT A GEDDA DI DOMENICA PROSSIMA CI SARÀ UNA NUOVA TELEFONATA TRA I DUE BOSS. POI L’INCONTRO FACCIA A FACCIA…

donald trump dazi giorgia meloni

DAGOREPORT! ASPETTANDO IL 2 APRILE, QUANDO CALERÀ SULL’EUROPA LA MANNAIA DEI DAZI USA, OGGI AL SENATO LA TRUMPIANA DE’ NOANTRI, GIORGIA MELONI, HA SPARATO UN’ALTRA DELLE SUE SUBLIMI PARACULATE - DOPO AVER PREMESSO IL SOLITO PIPPONE (‘’TROVARE UN POSSIBILE TERRENO DI INTESA E SCONGIURARE UNA GUERRA COMMERCIALE...BLA-BLA’’), LA SCALTRA UNDERDOG DELLA GARBATELLA HA AGGIUNTO: “CREDO NON SIA SAGGIO CADERE NELLA TENTAZIONE DELLE RAPPRESAGLIE, CHE DIVENTANO UN CIRCOLO VIZIOSO NEL QUALE TUTTI PERDONO" - SI', HA DETTO PROPRIO COSI': “RAPPRESAGLIE’’! - SE IL SUO “AMICO SPECIALE” IMPONE DAZI ALLA UE E BRUXELLES REAGISCE APPLICANDO DAZI ALL’IMPORTAZIONE DI MERCI ‘’MADE IN USA’’, PER LA PREMIER ITALIANA SAREBBERO “RAPPRESAGLIE”! MAGARI LA SORA GIORGIA FAREBBE MEGLIO A USARE UN ALTRO TERMINE, TIPO: “CONTROMISURE”, ALL'ATTO DI TRUMP CHE, SE APPLICATO, METTEREBBE NEL GIRO DI 24 ORE IN GINOCCHIO TUTTA L'ECONOMIA ITALIANA…

donald trump cowboy mondo in fiamme giorgia meloni friedrich merz keir starmer emmanuel macron

DAGOREPORT: IL LATO POSITIVO DEL MALE - LE FOLLIE DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HANNO FINALMENTE COSTRETTO GRAN PARTE DEI 27 PAESI DELL'UNIONE EUROPEA, UNA VOLTA PRIVI DELL'OMBRELLO MILITARE ED ECONOMICO DEGLI STATI UNITI, A FARLA FINITA CON L'AUSTERITY DEI CONTI E DI BUROCRATIZZARSI SU OGNI DECISIONE, RENDENDOSI INDIPENDENTI - GLI EFFETTI BENEFICI: LA GRAN BRETAGNA, ALLEATO STORICO DEGLI USA, HA MESSO DA PARTE LA BREXIT E SI E' RIAVVICINATA ALLA UE - LA GERMANIA DEL PROSSIMO CANCELLIERE MERZ, UNA VOLTA FILO-USA, HA GIA' ANNUNCIATO L'ADDIO ALL’AUSTERITÀ CON UN PIANO DA MILLE MILIARDI PER RISPONDERE AL TRUMPISMO - IN FRANCIA, LA RESURREZIONE DELLA LEADERSHIP DI MACRON, APPLAUDITO ANCHE DA MARINE LE PEN – L’UNICO PAESE CHE NON BENEFICIA DI ALCUN EFFETTO? L'ITALIETTA DI MELONI E SCHLEIN, IN TILT TRA “PACIFISMO” PUTINIANO E SERVILISMO A TRUMP-MUSK...