jerry lewis - the day the clown cried

LA BIBLIOTECA DEL CONGRESSO USA ACQUISISCE L’UNICA COPIA DEL FILM DI JERRY LEWIS SULL’OLOCAUSTO, “THE DAY THE CLOWN CRIED” - L’ATTORE NON L’HA MAI VOLUTA PROIETTARE PERCHÈ POCO CONVINTO DELLA SUA QUALITÀ (MA LA TRAMA 'ANTICIPA' DI MOLTO IL PREMIO OSCAR 'LA VITA E' BELLA'...)

IL VIDEO CON LO SPEZZONE DEL FILM MAI PROIETTATO

 

 

 

Maurizio Molinari per "la Stampa"

 

Un clown tedesco deportato dai nazisti che nel lager intrattiene bambini ebrei destinati alle camere a gas: è la storia di Helmut Doork che Jerry Lewis ha trasformato 44 anni fa in un film sulla Shoah mai uscito nelle sale.

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A riportare alla luce la vicenda è l' Entertrainment Weekly di Los Angeles, raccogliendo la testimonianza di Rob Stone, curatore del Dipartimento immagini della Biblioteca del Congresso di Washington, che afferma di aver «acquisito la pellicola originale» sottoscrivendo l' impegno a non renderla pubblica nel «prossimo decennio».

 

È la condizione posta da Jerry Lewis, che realizzò The Day the Clown Cried (Il giorno in cui il pagliaccio pianse) nel 1971 in Svezia, portando a termine riprese e montaggio fino alla stampa della prima pellicola ma poi decidendo di non distribuirla, e di non farne alcuna copia, facendola entrare negli annali dei film «perduti».

 

La star comica nel lager

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Si tratta di una storia sulla Shoah, l' Olocausto di sei milioni di ebrei europei trucidati dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale, che ruota attorno a Helmut Doork, il pagliaccio tedesco protagonista del copione scritto a quattro mani da Joan O' Brienn e Charles Denton. Dopo aver firmato il contratto Lewis visitò Auschwitz e Dachau per prepararsi alle riprese.

 

Doork è un clown professionista nella Germania nazista che, quasi al termine della carriera, ha un alterco con il direttore del circo per cui lavora, si ubriaca, impreca contro Hitler e viene arrestato dalla Gestapo che lo deporta in un lager come prigioniero politico. Arrivato a destinazione, Doork viene picchiato dalle guardie tedesche e trova, quasi casualmente, un suo pubblico nei bambini ebrei deportati.

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È un clown senza grande abilità ma per i bambini del lager diventa una star e il copione finisce con lui obbligato dal comandante del campo ad accompagnare i piccoli verso le camere a gas.

 

I nazisti avevano l' abitudine di far suonare orchestre di deportati per accompagnare le marce verso le camere a gas e l' idea di Jerry Lewis fu di puntare sul ruolo di un pagliaccio che recitava spontaneamente a favore dei più piccoli per sottolineare la drammaticità dell' eliminazione di un milione di bambini.

 

Le uniche tracce esistenti del film sono sette minuti scarsi di immagini, trasmesse dalla tv belga nel 1972 e accessibili su YouTube, nelle quali si vede un giovane Jerry Lewis sulla sedia come nei panni del protagonista, al centro di un circo vuoto.

 

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Arrivato a 89 anni, Lewis resta convinto che la pellicola non vada mostrata al pubblico e il veto decennale posto alla Biblioteca del Congresso conferma che vuole posticiparne il rilascio a dopo la propria morte.

 

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Per avere qualche indicazione sul perché di tale comportamento la traccia disponibile è quanto lui stesso disse, in un' intervista a Entertainment Weekly nel 2009: «Ci sono due possibilità, può essere meglio di Citizen Kane oppure la peggior produzione ripresa da un proiettore».

 

Ovvero, è un gioiello oppure un orrore della Storia del cinema. «Nessuno lo vedrà perché mi vergogno della sua qualità, quando me ne sarò andato chissà cosa ne avverrà - si chiese allora Jerry Lewis - l' unica cosa che sento è che forse un giorno un giovane avrà l' idea di riprendere il tema ed è una prospettiva che mi piace perché potrà uscirne fuori un grande film».

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Come dire, l' idea di fondo del copione era buona e il remake potrebbe funzionare, lasciandosi alle spalle un prodotto originale assai ambiguo.

 

La vicenda fa scalpore in Israele perché Jerry Lewis, uno dei volti più noti dell' humour ebraico di Hollywood, è protagonista del tentativo di realizzare un film comico sulla Shoah, come fatto nel 1997 da Roberto Benigni con La Vita è bella , ma con un risultato da lui non gradito.

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