''SONO FIGLIO DI UN CAMORRISTA E MI FA SCHIFO QUELLA SUBCULTURA'' - DOPO LA SPARATORIA DI PIAZZA NAZIONALE A NAPOLI, IL BELL'ANTONIO PICCIRILLO SCENDE IN PIAZZA CONTRO I CRIMINALI. ''AMO MIO PADRE MA LO RINNEGO, MI HA RESO LA VITA IMPOSSIBILE. È IN CARCERE DA ANNI. MI DICONO CHE POSSO FARE L'ATTORE, MA IO PREFERISCO VIVERE LAVORANDO IN UN B&B''
IL FIGLIO DEL BOSS COL MEGAFONO " AMO MIO PADRE MA LO RINNEGO MI HA RESO LA VITA IMPOSSIBILE"
Conchita Sannino per “la Repubblica”
«Sì, lo confermo. Sono figlio di camorrista, ma mi fa schifo quella subcultura».
Antonio, suo padre è il boss Rosario Piccirillo, accuse per associazione mafiosa, estorsioni.
«Sì, non ha condanne definitive, ma certo ne ha avuto di titoli come capoclan, è considerato promotore. E io lo confermo: la camorra è da buttare e schiacciare, anche se mio padre è stato uno di loro. E ora è in carcere, da anni».
E quindi? Lei, che fa?
«E quindi io gli voglio bene, ma non lo stimo. Non sarà mai un amore totale. Lui lo sa. Ha capito. Dice anzi che solo questa mia svolta ha dato un senso alla sua vita buttata».
Antonio Piccirillo ha 23 anni, gli occhi chiari, uno sguardo magnetico. Sembra finto, ma non lo è: «Sì, il mio amico Pietro Ioia, che guida un' associazione di ex detenuti e mi ha dato una mano per cambiare vita, mi dice che potevo fare l' attore. Ma io campo tranquillo con il B&b». Ieri, in piazza, contro la camorra, c' era anche lui. Testimonianza col megafono. A viso aperto.
Perché è andato in piazza?
«Perché non voglio che altri facciano questa fine, non voglio più che altri si rovinino come tanti ragazzi. Ma la gente non sa, tantissimi ragazzi non sanno la vita che si fa davvero. Io mio padre l' ho visto da tento tempo con gli occhi spenti, con la morte dentro.
E pensi che manco i soldi per andarlo a trovare mi lasciato. Si chiamano tutti boss, ma alcuni si arricchiscono e comunque fanno una vita di merda, mentre altri i soldi li bruciano per avvocati, latitanze, casini».
Perché ha deciso di parlare?
«Perché ho letto, ho scoperto i libri, ho capito quello che diceva Oriana Fallaci e anche altri. In certi momenti tacere è colpevole, e parlare è un dovere. È l' unica modo per sentirsi essere umani, e non pedine, non animali, non bestie».
Antonio, ha studiato?
«Come un idiota, non ho completato la scuola superiore.
Sto facendo un corso serale, il mio sogno è iscrivermi all' Università, magari Sociologia, non lo so se ci riuscirò mai. Per ora, sono felice di accogliere i turisti, vedere che arrivano in questa città, che apprezzano tutto il bello che c' è».
Cosa direbbe agli altri figli di boss?
«Amate sempre i vostri padri, ma dissociatevi dal loro stile di vita, fate come me, non cercate di dire balle, io ho cominciato a vergognarmi di me, a sentirmi un fesso uno sfigato che si arrampicava a mille bugie pur di non dirsi la verità e non guardare in faccia chi era mio padre che cos' era il nostro stile di vita. Ma quelli sono stili di vita che non pagano, non danno nulla»
Perché si vergognava, cosa diceva e faceva?
«Perché dicevo che mio padre era un grande costruttore, un imprenditore, cazzate del genere. Tutti soldi guadagnati illecitamente. E io non capivo, io non volevo vedere ma non mi commisero, ho fatto i miei errori».
Cosa vuole raccontare agli altri che spacciano e sparano?
«Se noi figli non faremo passi avanti, se non cambiamo noi, rimarremo fossilizzati in questa cultura, priva di etica e di valori. C' è chi pensa che la camorra , cinquanta anni fa, era meglio di come è oggi. Ma ha sempre fatto schifo, dico io. È sempre stata ignobile, non ha mai pagato. Le persone perbene sono quelle che rispettano gli altri».
Suo padre cosa dice?
«Che questa mia decisione ha dato un significato alle cazzate che ha fatto».