LA SPETTACOLARE CADUTA DEL FURBETTO DEL QUARTIERINO CHE SI CREDE PERSEGUITATO – DANILO COPPOLA, DETTO “ER CASH”, È ORA RINCHIUSO NEL CARCERE DI VITERBO, DOPO L’ESTRADIZIONE DA ABU DHABI PER UNA CONDANNA A 7 ANNI PER BANCAROTTA FRAUDOLENTA – PARTITO DA BORGATA FINOCCHIO, AVEVA FATTO “FRUTTARE” L’EREDITA DEL PADRE, PICCOLO COSTRUTTORE EDILE, E NEL 2005 ERA LA 21ESIMA PERSONA PIÙ RICCA D’ITALIA CON UN PATRIMONIO DI 3,5 MILIARDI DI EURO – LA SCALATA AD ANTONVENETA E BNL, I GUAI CON FISCO E GIUSTIZIA, LA FUGA IN SVIZZERA E NEGLI EMIRATI E LE ACCUSE DI ESSERE “VITTIMA DI UNA PERSECUZIONE. BANCAROTTA? BANCAROTTA DECHE?”.
1. DAI FURBETTI DEL QUARTIERINO AI VIDEO SOCIAL DALL’ESTERO «UNA PERSECUZIONE DEI PM, HO PAGATO TUTTO AL FISCO»
Estratto dell’articolo di Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera”
«Questa è un’incredibile persecuzione» ha ripetuto ieri al finanziere che lo ha consegnato alla polizia penitenziaria. Perché Danilo Coppola, «er Cash» nell’ambiente che preferisce l’uso del contante, si è sempre battuto contro quella che definisce un’ossessione della magistratura (e dei giornali). Senza capire che tutto in lui, dalle ambizioni (sfrenate) al look pop, passando per i reati commessi, invitava alla trattazione meticolosa.
Così nel 2007 vi fu chi intervistò addirittura il suo barbiere: l’immaginifico signor Pino in via Militello, alla Borgata Finocchio, a Roma, dove Coppola, genitori siculi, era nato e cresciuto: «Quel caschetto è stata una mia idea ma ora è un po’ retrò...» disse lasciando intendere che l’immobiliarista faticava a separarsi dalle sue abitudini estetiche.
Negli ultimi anni l’immobiliarista, dai suoi rifugi fra Svizzera e Emirati, ha affinato una strategia comunicativa. Attraverso i social e in particolare Instagram ha commentato via via l’ipotetica tendenziosità delle iniziative giudiziarie: «Subisco da 15 anni procedimenti creati da pm che con spirito di squadra si dilettano a contestare reati societari che nelle sedi civili si sono rivelati contrari alle loro tesi. La verità è che ho ingenuamente pagato, negli ultimi quindici anni, circa 180 milioni di euro al fisco per debiti tributari inesistenti».
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Nato nel 1967, Coppola viene avviato alla professione di immobiliarista con la morte del papà, dal quale eredita beni di famiglia. Ha successo e prosegue nel business ma nei primi anni Duemila affiorano quelle che lui chiama «resistenze» e che, a suo dire, rappresentano la reazione dell’establishment alla sue fortune imprenditoriali.
danilo coppola estradato in italia
Assieme a Stefano Ricucci da Zagarolo tenta la scalata dei salotti buoni della finanza rilevando quote in Mediobanca con la regia del numero uno della Banca popolare di Lodi, Gianpiero Fiorani. Un’intercettazione della Procura milanese cattura un mondo, quello dei «furbetti del quartierino» (copyright di Ricucci) e intanto mette a fuoco metodi illeciti sotto il profilo fiscale e imprenditoriale.
L’inchiesta si allarga, evolve, approda a una richiesta di rinvio a giudizio. Coppola patteggia con il fisco. Restituisce svariati milioni. In parallelo alle vicissitudini giudiziarie si manifestano i primi problemi di salute. Nel novembre 2007 «er Cash» finisce in terapia intensiva a Roma: la famiglia accusa i magistrati di «persecuzione giudiziaria», di nuovo quel sostantivo.
Lui si riprende e va avanti. Si difende. Ma intanto nuovi capitoli, stavolta romani, lo preoccupano. L’ipotetica vicinanza a personaggi legati alla banda della Magliana è archiviata dalla Dda capitolina ma le peripezie fiscali dell’immobiliarista danno il via ad altri procedimenti, alcuni dei quali tuttora in corso.
Il trasferimento in Lussemburgo di quote importanti delle sue società viene scandagliato e si rivela foriero di nuovi guai giudiziari. Le autorità italiane, intanto, lavorano sottotraccia assieme a quelle degli Emirati per approdare alla soluzione di mezza estate: la fuga di Coppola termina qui, assieme alla strategia innocentista social. Per il momento.
2. DA VENTUNESIMO PIÙ RICCO D’ITALIA ALLA POLVERE ECCO LA CADUTA TUTTA IN VERTICALE DI «ER CASH»
Estratto dell’articolo di Marcello Astorri per “il Giornale”
«Bancarotta? Bancarotta deche?». In una recente intervista alle “Iene” l’immobiliarista Danilo Coppola, estradato dagli Emirati Arabi dove era latitante dopo una condanna definitiva a sette anni per bancarotta fraudolenta del luglio 2022, sostiene di essere innocente. E che le sue vicende giudiziarie, iniziate all’epoca delle scalate a Banca Antonveneta e soprattutto alla Bnl d’inizio anni Duemila, non siano altro che un complotto nei suoi confronti ordito dai poteri forti della finanza impressionati dall’ascesa di personaggi outsider, come lo era lui, che definirono «i nuovi lanzichenecchi».
Quella di Coppola è la storia di un imprenditore dal successo troppo fulmineo: a 38 anni era arrivato ad avere un patrimonio di 3,5 miliardi di euro, una fortuna che nel 2005 gli valse la 21esima posizione tra le persone più ricche d’Italia.
Aveva yacht, un aereo privato e un impero composto da 2.380 immobili. Nato a Roma nel 1967, era figlio di un modesto costruttore edile, attività che ha preso in mano a 28 anni dopo la scomparsa del padre. Era arrivato a mettere piede in un santuario della finanza italiana come Mediobanca, di cui deteneva circa il 5% tra azioni e derivati. A cui aggiungeva un altro 5% della Bnl e al 2% di Banca Intermobiliare: tutte acquisizioni a debito.
Uno scrigno di partecipazioni che però non lo ha mai portato al centro nevralgico del potere finanziario come avrebbe ambito. Il suo “tocco“, se così vogliamo definirlo, ha iniziato a declinare proprio in seguito alle scalate bancarie, vicende tutte finite al centro di note inchieste giudiziarie.
Nell’ambito di questa vicenda, insieme a Stefano Ricucci, Gianpiero Fiorani e altri faceva parte dei cosiddetti «furbetti der quartierino», un’espressione che fu usata per primo dallo stesso Ricucci in un’intercettazione a proposito dei gruppi stranieri che avevano messo gli occhi su Antonveneta e Bnl ma che, poi, con lo scoppio dello scandalo di «Bancopoli» finì per essere usata contro di loro.
Coppola, secondo i magistrati, faceva parte degli alleati occulti di Fiorani, all’epoca alla guida della Banca Popolare Italiana, che aveva cercato di scalare Antonveneta dopo aver finanziato l’assalto alla Bnl. Nell’estate del 2005, la Procura di Milano sequestrò le azioni di Antonveneta possedute da Coppola insieme alle plusvalenze che secondo i giudici erano state ottenute alterando artificiosamente il prezzo del titolo.
[…] nel 2006 venne accostato perfino alla Banda della Magliana, una ricostruzione poi smentita dalla Direzione distrettuale antimafia. Nel marzo del 2007 conosce per la prima volta il carcere, dopo l’arresto con le accuse di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, associazione a delinquere e appropriazione indebita. Gli vengono sequestrati 120 milioni.
Claustrofobico, passa 104 giorni in isolamento in cui tenta più volte il suicidio e un’evasione. Condannato a 6 anni per bancarotta in primo grado per il crac di una delle sue aziende, dopo due anni e mezzo di carcere, nel 2010 salda il contenzioso col Fisco versando 160 milioni, che però non sono sufficienti. Nel 2013 l’immobiliarista ottiene infine l’assoluzione.
Nel 2016, però, arriva un’altra condanna a 9 anni per bancarotta relativa a un’altra decina di società del gruppo. Lo stesso anno viene arrestato con le accuse di bancarotta e sottrazione fraudolenta nell’ambito di un’operazione immobiliare a Milano, nel quartiere Porta Vittoria. Vicenda che lo porterà, nel luglio 2022, alla conferma in Cassazione della condanna a 7 anni.
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