HO TANTA VOGLIA DI OTTANTA - AL MUSEO DELLE ARTI DECORATIVE DI PARIGI LA MOSTRA "ANNI '80 - MODA, DESIGN E GRAFICA IN FRANCIA ", CHE RACCOGLIE PIÙ DI 700 OGGETTI PER RACCONTARE IL PERIODO IN CUI MODA E DESIGN DIVENTARONO NUOVI STRUMENTI PER LA COMUNICAZIONE, ANCHE POLITICA - SI PARTE DALLA CAMPAGNA "LA FORZA TRANQUILLA" LANCIATA DA FRANÇOIS MITTERRAND, CHE ALL’ELISEO CHIAMÒ CINQUE DESIGNER PER RIALLESTIRE GLI APPARTAMENTI PRIVATI, FINO AL BICENTENARIO DELLA RIVOLUZIONE FRANCESE NEL LUGLIO 1989, CELEBRATO CON UNA PARATA COREOGRAFATA DA JEAN-PAUL GOUDE…
la forza tranquilla mitterrand
Marta Galli per www.repubblica.it
Con la cultura non si mangia? Non la pensava così François Mitterand, primo Presidente socialista della Repubblica francese: eletto nel 1981, aveva condotto una campagna da manuale coinvolgendo il celebre pubblicitario Jacques Séguéla, che coniò per lui il claim “la forza tranquilla”. Salì al potere promettendo una politica espansionistica guidata dallo Stato e, al suo ingresso all’Eliseo, fece piazza pulita dei vecchi arredi. «Mitterand dichiarò: “il progetto socialista è un progetto culturale”», ricorda Karine Laquemant, conservatrice al Musée des Arts décoratifs di Parigi.
la modella violeta sanchez sulla copertina di le palace magazine, nel 1982
«E lo dimostrò chiamando cinque designer per riallestire gli appartamenti privati del palazzo presidenziale». Tra cui un 30enne Philippe Starck, pronto a fare il salto. Decisivo fu il ruolo del suo ministro della cultura, Jack Lang, che inaugurò il primo Festival della musica nel giugno del 1982. E che a ottobre di quell’anno, alla vernice del Museo della pubblicità, affermò: «È evidente, i Paesi in cui gli investimenti pubblicitari sono importanti figurano tra quelli con un bilancio commerciale positivo… Arte e creazione, arte ed economia: sono movimenti inseparabili». Poi, agli Oscar della moda nell’85, aggiunse: «La moda è una grande industria nazionale… E arte e industria, stessa battaglia».
Ora, dal 13 ottobre al 16 aprile 2023, la mostra Années 80 - Mode, design et graphisme en France, al Museo delle arti decorative di Parigi, restituisce attraverso 700 oggetti – abiti, bozzetti, foto, video, fanzine, arredi – e grazie a un allestimento del designer Adrien Rovero, l’immagine di quel periodo frenetico, eclettico, postmodernista che si colloca tra la vittoria di Mitterand e il bicentenario della Rivoluzione francese nel luglio 1989, celebrato con una parata immensa coreografata da Jean-Paul Goude (lo stesso museo, in rue de Rivoli della capitale francese, è un’emanazione di quel periodo). Il momento di svolta è sia politico che artistico. E si riflette infatti nella moda, nel design e in un nuovo modo di comunicare (che include, appunto, il marketing politico).
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«È il decennio di “tutto e il suo contrario”», racconta a d Mathilde Le Corre, che ha curato la parte dedicata alla moda. «Ma più che di “moda anni 80” al singolare, dovremmo parlarne al plurale». Da una parte si avvia la pratica del revival, con stilisti come Thierry Mugler, Jean-Paul Gaultier e Christian Lacroix che citano gli stili del passato, dall’altra «si cerca di decostruire l’idea stessa di abbigliamento, come fanno giapponesi o belgi».
Un periodo che in quanto a “diversità” rimane ineguagliato. Esaurite le ideologie ’60-70, più che all’idea di collettività viene dato risalto all’espressione individuale: «Dalla passerella fino alla strada, in molti tentano di distinguersi attraverso il look». La gara delle apparenze raggiunge l’apice nei templi della vita notturna, Les Bains Douches o Le Palace. Le foto mostrano scenari barocchi irripetibili, ricolmi di una gioventù ubriaca di festa, che lì poteva incontrare David Bowie o Catherine Deneuve.
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Nella mostra avrà grande effetto la ricostruzione – nella bella navata centrale del museo – di due interni d’epoca emblematici: la Maison de Couture di Christian Lacroix, progettata da Elizabeth Garouste e Mattia Bonetti, e l’ufficio del collezionista e banditore d’asta Maître Binoche, progettato da Pucci de Rossi. Anni di tutti gli “ismi”: dal primitivismo fino alle tecnologie più avanzate, dal modernismo a una libertà scultorea.
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Grazie all’attività di Via (Valorizzazione dell’innovazione nell’arredamento), avviata dal ministero dell’Industria, si diede carta bianca a una nuova generazioni di creativi. Non era più tempo di scuole o correnti, anche lì dominava l’individualismo di personalità come la designer Andrée Putman, a cui tra l’altro venne affidato il décor della maggior parte degli uffici dei ministri del governo.
Un’esplosione di suggestioni con cui la mostra inviterà a immergersi nel particolare humus culturale di quel decennio: negli anni Ottanta anche il paesaggio urbano si modifica, decorato da maxi affiche dei marchi moda che cominciano a rivolgersi a tutti, sempre di più agli uomini (c’è anche la famosa marinière di Gaultier). La società dell’immagine entra nelle case attraverso la tv a colori, la moltiplicazione dei canali, i video musicali, gli spot promozionali.
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Amélie Gastaut, conservatrice capo del dipartimento di Arti grafiche e pubblicità, spiega: «Nonostante alcune inquietudini legate all’arrivo della sinistra al potere, le spese pubblicitarie crebbero del 380% tra il 1981 e il 1989. La congiunzione tra investimenti e creatività permise di realizzare pubblicità-spettacolo che contribuirono a cambiare lo sguardo dei francesi, facendo sì che la pubblicità diventasse parte integrante della cultura pop». Artisti come Goude «rivoluzionano i codici con immagini ritmate, décor stilizzati, colori vividi che illustrano perfettamente lo spirito di quegli anni», aggiunge Axelle Baroin, dello stesso dipartimento.
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Un decennio a parte che tuttavia – secondo la curatrice Karine Laquemant – trova un’eco nell’epoca attuale: la crisi, la fine delle utopie, l’inflazione, la disoccupazione, la malattia pandemica (che si manifestava con lo shock dell’Aids), allora si era all’alba della globalizzazione e al tramonto del blocco sovietico. Mentre si viveva un’epoca tra le più sovversive e ludiche della storia.
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