MORIRE UN GIORNO IN QUESTURA - PIERLUIGI ROTTA ERA DIVENTATO POLIZIOTTO PERCHÉ VOLEVA SEGUIRE LE ORME DEL PADRE. MATTEO DEMENEGO AVEVA SEMPRE SOGNATO DI INDOSSARE LA DIVISA, SI ERA TRASFERITO DA VELLETRI A TRIESTE PER STAVA PER SPOSARSI CON LA SUA FIDANZATA VALENTINA - IL RITRATTO DEI DUE AGENTI UCCISI IERI
Marco Agrusti e Alessia Marani per “il Messaggero”
Il primo sogno lo aveva realizzato: entrare in polizia. Ci pensava tutte le sere quando infornava le pizze nella trattoria vicino alla stazione di Velletri dove aveva lavorato fino ai 24 anni. Allora era arrivata la chiamata, poi il 186° corso allievi, quindi il trasferimento alla Questura di Trieste nel settembre del 2013. Il secondo sogno, sposare la sua Valentina, istruttrice di zumba, era in dirittura d'arrivo. E non appena il papà Fabio, che lavora come funzionario delle Poste nella Capitale, tra poco sarebbe andato in pensione, il resto dei Demenego era pronto a trasferirsi a Trieste per stare più vicino alla coppia.
OGGI IN FERIE
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Invece sogni e progetti si sono infranti contro una pallottola, ieri pomeriggio, tra le stanze e i corridoi della caserma di via Tor Bandena, la sua seconda casa, il luogo che riteneva più sicuro. Un paio d'ore ancora e l'agente scelto Matteo Demenego se ne sarebbe andato in ferie per qualche giorno. Avrebbe preso un treno nel cuore della notte per arrivare puntuale a mezzogiorno di oggi a Velletri. Non si sarebbe mai perso, infatti, la festa per il primo compleanno della nipotina, la figlia di suo fratello Gianluca, 28 anni, che nel quartiere romano Ostiense gestisce un pub molto in voga.
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Gianluca ieri sera, invece, era in attesa all'aeroporto di Fiumicino del primo volo utile per raggiungere il capoluogo friulano. «Voglio dire a tutti solamente che mio fratello Matteo era un bravo ragazzo», dice con un filo di voce. Con lui il padre Fabio e la mamma Monica Mantegazza, scortati dalla dirigente del commissariato di Velletri, Liliana Galiani, e dai suoi agenti a cui è toccato bussare alla loro porta per dare loro la terribile notizia.
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Orlando Pocci, il sindaco del paese, proclamerà il lutto cittadino. «Ci stringiamo alla famiglia per una morte assurda - ha detto - in un posto che doveva garantire la sicurezza di tutti e che, invece, si è rivelato luogo di morte». Il Comune ha fatto stampare un manifesto: «Dolore e profonda commozione per l'omicidio dell'agente di polizia e concittadino Matteo Demenego».
Matteo era nato a Roma, dopo un anno i genitori si erano trasferiti nella casa di Velletri, in una palazzina residenziale in via degli Orti Giannitti. L'agente su Facebook, tra le foto del Colosseo postava: «Un romano che lascia Roma non emigra, va a controllà le colonie».
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COME IL PADRE
Pierluigi Rotta, invece, aveva seguito le orme del padre Pasquale, poliziotto ora in pensione che aveva servito lo Stato a Napoli e al commissariato di Pozzuoli. Proprio a Pozzuoli, in provincia, era nato Pierluigi, che non aveva mai avuto alcun dubbio: voleva fare la stessa carriera del padre. L'agente scelto freddato in Questura a Trieste, prima di essere trasferito nel capoluogo del Friuli Venezia Giulia aveva prestato servizio proprio a Napoli. L'incarico al nord gli piaceva, in Questura aveva legato con tanti colleghi.
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«Pozzuoli perde uno dei suoi figli migliori», ha detto il sindaco della cittadina campana, Vincenzo Figliolia. «Chi sceglie di servire lo Stato è un eroe dei giorni nostri che con spirito di abnegazione porta avanti una missione a difesa della collettività. Tutta la mia vicinanza alla famiglia di Pierluigi e a quella del collega a cui barbaramente è stata strappata la vita da criminali», ha aggiunto il primo cittadino. Rotta, che aveva 34 anni, aveva preso casa a Trieste in via Mascagni, in un quartiere popolare non lontano dal noto centro industriale di Servola. Un appartamento normale in una zona difficile della città.
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