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“UNA BARBIE SVESTITA”, “UNA DECORAZIONE DI NATALE DA SITO PORNO” - BUFERA A LONDRA PER LA STATUA CHE COMMEMORA MARY WOLLSTONECRAFT, CONSIDERATA LA “MADRE DEL FEMMINISMO”, RAFFIGURATA CON I CAPEZZOLI DRITTI, GLI ADDOMINALI DA ATLETA E UN FLORIDO PELLICCIONE PUBICO. UN'IMMAGINE CHE HA FATTO INCAZZARE LE FEMMINISTE CHE TUONANO: “SI È MAI VISTA UNA STATUA DI DICKENS CON LE PALLE DI FUORI?”

Luigi ippolito per "www.corriere.it"

 

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Si può celebrare una femminista mettendola nuda davanti a tutti? La domanda si pone, dopo che a Londra è stata inaugurata ieri una statua che commemora Mary Wollstonecraft, considerata la “madre del femminismo”, autrice a fine Settecento del primo trattato sui diritti delle donne (e morta a soli 38 anni dando alla luce la figlia, Mary Shelley, a sua volta diventata famosa come creatrice di “Frankenstein”).

 

Perché il monumento in questione è stato paragonato a una “Barbie svestita”, o peggio a una “decorazione di Natale da sito porno”: e in effetti c’è da chiedersi perché un presunto inno alla liberazione delle donne debba avere i capezzoli dritti, gli addominali da atleta e il florido vello pubico esposto. «Si è mai vista una statua di Dickens con le palle di fuori?», ha commentato una delle indignate femministe inglesi. La polemica è rimbalzata con clamore su tutti i giornali britannici e ha diviso gli animi.

 

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Eppure la statua è la creazione di una scultrice, Maggi Hambling, che sostiene di aver voluto rappresentare non tanto la Wollstonecraft storica quanto “ogni donna”: «Il punto è che deve essere nuda perché i vestititi definiscono le persone – ha argomentato l’artista -. Per quanto mi riguarda, ha più o meno la forma che tutte vorremmo avere». Ma non è quello che avevano in mente quanti hanno donato soldi a una campagna che è andata avanti per dieci anni e che aveva l’obiettivo di restituire “la presenza di Mary in forma fisica”.

 

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La presidente della società che ha guidato la campagna per la statua, Bee Rowlatt, ha provato tuttavia a difendere la scelta, sostenendo che «promuoverà commenti e dibattiti: e questo è un bene, è ciò che Mary ha fatto per tutta la sua vita». Ma sono poche quelle che l’hanno presa così. «Finalmente un riconoscimento pubblico che le donne nel 18esimo secolo erano completamente nude ed estremamente piccole», ha commentato sarcastica Emily Cock, storica dell’università di Cardiff. E l’attivista femminista Caroline Criado Perez ha parlato di «spreco colossale» e «mancanza di rispetto».

 

Ironica la scrittrice di bestseller Jojo Moyes: «Sarebbe stato carino commemorare Mary Wollstonecraft con i vestiti addosso: non si vedono molte statue di politici maschi senza mutande». Sberleffo finale da un’altra storica, Una McIlvenna dell’università di Melbourne, che ha condiviso sui social una foto di un modello maschio nudo con la dicitura: «Ecco una statua che ho appena fatto per onorare la memoria di John Lennon».

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