roberto jonghi lavarini carlo fidanza

VE LA RICORDATE L’INCHIESTA DI FANPAGE SUL CASO DELLA "LOBBY NERA"? E’ FINITA IN UNA BOLLA DI SAPONE - CHIESTA L'ARCHIVIAZIONE PER I REATI DI FINANZIAMENTO ILLECITO E RICICLAGGIO NEI CONFRONTI DELL'EUROPARLAMENTARE DI FRATELLI D'ITALIA CARLO FIDANZA E IL BARONE NERO ROBERTO JONGHI LAVARINI E DEL COMMERCIALISTA MAURO ROTUNNO – I SOSPETTI NON HANNO TROVATO RISCONTRI - L'ESPONENTE DI FDI: "RIEMERGO A TESTA ALTA DALLA VEROGOGNOSA MONTAGNA DI FANGO MEDIATICO" - VIDEO

 

Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera”

 

roberto jonghi lavarini carlo fidanza

Anche se sono stati proprio l'europarlamentare di Fratelli d'Italia Carlo Fidanza e il «barone nero» Roberto Jonghi Lavarini a parlare dell'«esistenza di un sistema di società "lavatrici" in grado di ripulire i contanti consegnati per finanziare in nero le campagne elettorali» di candidati supportati dai circoli di estrema destra, e anche se è stato Jonghi Lavarini ad indicarlo come «sistema già utilizzato», tutto ciò «non ha trovato riscontro nelle indagini svolte sui conti gestiti dal commercialista Mauro Rotunno (presidente del circolo AlaDestra), che a dire dei due avrebbe dovuto avere un ruolo chiave».

 

Al più, quindi, «parrebbe trattarsi di un progetto futuro, rimasto ancora in fase iniziale nel momento in cui sono subentrate le indagini penali»: così la Procura di Milano argomenta la richiesta lo scorso 21 dicembre di archiviare i tre (con altri 5 indagati) per finanziamento illecito e riciclaggio dopo i servizi per Fanpage.it del giornalista Salvatore Garzillo, fintosi potenziale finanziatore alle elezioni comunali milanesi 2021.

carlo fidanza chiara valcepina roberto jonghi lavarini

 

«Non hanno trovato adeguato riscontro» i sospetti destati dai cenni di Fidanza «in modo generico e allusivo alla possibilità di fare "black"», e neppure l'oggettiva suggestione del trolley: e cioè il ritiro da parte di Lali Panchulidze (amica di Jonghi Lavarini) di una valigia procurata dal giornalista, «nella quale avrebbe dovuto essere contenuto il denaro destinato al finanziamento delle campagne elettorali sul quale Jonghi Lavarini e Fidanza si erano accordati con il giornalista», ma dentro la quale invece Fanpage.it aveva messo libri sulla Costituzione.

 

CARLO FIDANZA E IL SALUTO DEL LEGIONARIO

Proprio perché non c'era il denaro promesso «e, a monte, non era nella disponibilità del giornalista che ha solo finto di avere alle spalle un'azienda in grado di procurarlo», ciò pare ai pm un caso tipico di «reato impossibile», quello cioè che «esclude la punibilità quando l'evento è impossibile per inidoneità o inesistenza dell'azione». Nulla è peraltro emerso dall'analisi di cellulari e pc, pur se «in alcuni casi è apparsa verosimile una cancellazione di messaggi in seguito alla trasmissione Piazzapulita » che trasmise i video di Fanpage.it .

 

Sui «versamenti e prelievi sulla carta Postepay dell'Associazione culturale Grande Milano, nella disponibilità di Jonghi Lavarini, l'unico fattore di sospetto rimane la coincidenza temporale con la campagna elettorale, di per sé insufficiente a provare reati». E il pm Giovanni Polizzi, con l'aggiunto Maurizio Romanelli, vaglia anche due versamenti nel 2019 dell'università telematica UniCusano di 80.000 euro alla campagna elettorale dell'europarlamentare leghista Angelo Ciocca e di 100.000 euro a quella del forzista (oggi ministro degli Esteri) Antonio Tajani.

CARLO FIDANZA GIORGIA MELONI

 

Le università pubbliche non possono finanziare partiti, UniCusano è una università privata ma riceve anche fondi pubblici dal Ministero: l'indagine ha verificato che i due versamenti, regolarmente deliberati dal cda, erano stati fatti da un conto di UniCusano dove affluivano le rette universitarie degli studenti, diverso dal conto che riceveva i fondi pubblici del Miur, sicché «in questa attività l'università non era qualificabile come pubblica» e dunque non le era vietato finanziare partiti. «Mai dubitato che sarebbe finita così, ma oggi - esulta Fidanza - finalmente riemergo a testa alta dalla vergognosa montagna di fango mediatico sull'inesistente "lobby nera"». E anche la consigliera milanese Chiara Valcepina (di cui i pm chiedono l'archiviazione come per Ciocca, Panchulidze, il consigliere comunale Massimiliano Bastoni, e Riccardo Colato di "Lealtà e Azione"), parla di «fine di 15 mesi di fango e odio», annunciando «con orgoglio la candidatura alle regionali per Fratelli d'Italia».

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