
MANGIA MENO CHI RICORDA COSA MANGIA - MA IL 95% DELLE SCELTE ALIMENTARI SONO IMPULSIVE - RIUSCIREMO A CONTROLLARE IL PROBLEMA DELL’OBESITA’ SOLO SE I RISTORANTI ADOTTERANNO PORZIONI STANDARD
da www.salon.com
estratto da "A Big Fat Crisis" di Deborah A. Cohen
Ci vuole autocontrollo. Gli scienziati concordano sul fatto che il nostro cervello ha due sistemi operativi uno cognitivo e uno non cognitivo. Il primo implica consapevolezza, si basa sulla riflessione e sulla scelta deliberata. E' lui il responsabile dell'autocontrollo, ma opera in media il 5% del tempo.
Il restante 95% siamo ostaggio dell'altro sistema, immediato, che risponde subito a stimoli esterni, informazioni, segnali e simboli. Quando siamo sotto stress, stanchi o preoccupati, questo sistema ci rende molto impulsivi, anche sul cibo, e ci fa fare scelte alimentari sbagliate.
Il cervello è in una specie di guerra fra Davide e Golia, dove Davide è il piccolo margine di autocontrollo e Golia è il Gigante primitivo. A volte Davide ha la meglio, ma non può vincere sempre perché non si tratta di una battaglia isolata ma di una guerra eterna.
Secondo un recente studio psicologico, quando la parte cognitiva è impegnata, usiamo meno prudenza nelle scelte. Ai soggetti in prova, impegnati in un conteggio, è stato chiesto di scegliere fra una torta e una macedonia, e quasi tutti hanno scelto la prima, motivando la decisione con l'impulso. E' una sorta di scorciatoia mentale.
La nostra capacità cognitiva è dunque limitata, possiamo fare una cosa alla volta, e di conseguenza, in un mondo multitasking, facciamo molte cose automaticamente.
Quando la nostra attenzione non è rivolta al cibo, mangiamo molto di più. La distrazione è pericolosa come la mancanza di memoria, in campo alimentare. Secondo alcuni studi britannici mangia meno chi ricorda cosa mangia. Ricordare il cibo assunto, limita le porzioni ancora da assumere.
Su un campione esaminato di 500 persone, la maggior parte non ha memoria di ciò che ha mangiato nelle ultime 24 ore. O se ne ha memoria, è falsata: ricorda quantità di cibo inferiori a quelle assunte nella realtà . Se non sanno cosa consumano in eccesso, non possono nemmeno ridurre le quantità .
In tutti i bar, vino, birra e liquori, vengono venduti in bicchieri standard per assicurare che ci sia un determinato livello di alcol, sempre lo stesso. Per i ristoranti e i fast food non è così. Le calorie di un cheeseburger cambiano se si consuma al McDonald's o al Carl's Jr. o altrove.
Anche se si leggono le calorie specificate sui menù, è difficile capire come mantenersi sulle 640 calorie a persone per pasto, raccomandate dai medici, (duemila le calorie totali da assumere al giorno).
E poi ogni ristorante serve porzioni diverse, da grandi a giganti. Non sarebbe meglio offrire menù da 640 calorie? Perché i ristoranti non si rendono responsabili della salute dei clienti? Solo standardizzando i pasti, potremo controllare l'obesità .
Quando servono cibi con troppe calorie e pochi nutrienti essenziali, ci mettono a rischio di malattie come diabete, ipertensione, infarti e tumori. Proprio come le norme che regolano l'alcol per moderarne il consumo, così dovrebbe essere per il cibo. Molte persone non hanno la capacità di controllare le sostanze che assumono e la nostra società deve dare risposte per tutelare la salute pubblica.
Le porzioni standardizzate sono già state stabilite dalla USDA e dalla FDA, inizialmente basate su quanto si mangiava nel 1977-1978, cioè prima che esplodesse il problema dell'obesità , poi aggiornate ai dati di consumo tra il 1985 e il 1988.
Quando il sindaco di New York, Michael Bloomberg, propose di fissare un tetto massimo alla quantità di zucchero di alcune bevande, molti lo criticarono perché una politica di questo tipo sarebbe andata contro la libera scelta. E poi il problema si poteva facilmente aggirare comprando più bottiglie della stessa bevanda.
Le persone mangiano di più quando gli viene servito di più, ma non si sentono meno soddisfatte quando le porzioni sono più piccole. I tentativi di responsabilizzare il singolo sulle porzioni fallisce a lungo andare. E' un comportamento automatico, si consuma ciò che si ha davanti, perciò se i ristoranti diminuiscono le porzioni, i clienti diminuiscono il peso.
Per avviare questo sistema è necessario: rendere disponibili porzioni singole e, nel caso di offerte familiari, va specificato se la porzione è pensata per una famiglia di tre o cinque persone, che fa una certa differenza.
La vera libertà del consumatore esiste solo se è al corrente di ciò che mangia. Per il resto, chiunque voglia, può ordinare più porzioni e consumarne senza limiti.



