È ARRIVATA LA MAZZATA PER MAZZOTTA - IL RAGIONIERE GENERALE DELLO STATO LASCIA DOPO UN ANNO DI SCAZZI E POLEMICHE. IL CONTENTINO SARÀ RICCHISSIMO: LA PRESIDENZA DI FINCANTIERI, CHE GLI PERMETTERÀ DI RADDOPPIARE LO STIPENDIO A 500MILA EURO L’ANNO – TACCIATO DAL GOVERNO DUCIONI DI ESSERE IL RESPONSABILE DEL DISASTRO SUPERBONUS, MAZZOTTA SARÀ SOSTITUITO DA DARIA PERROTTA, FEDELISSIMA DI GIORGETTI CHE DICE SEMPRE SÌ ALLE RICHIESTE DEL GOVERNO (DOTE FONDAMENTALE, IN FUNZIONE DELLA MANOVRA LACRIME E SANGUE…) - IL PROSSIMO A SALTARE POTREBBE ESSERE IL CAPO DELL'ANTICORRUZIONE, GIUSEPPE BUSIA, VICINO AL M5S...
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LA DUCETTA STA OCCUPANDO TUTTE LE CASELLE DEL POTERE NON S'ERA MAI VISTO, SOTTO NESSUN GOVERNO
1. RAGIONERIA, LA SPUNTA GIORGETTI MAZZOTTA LASCIA: VA A FINCANTIERI
Giuseppe Colombo e Valentina Conte per "la Repubblica"
Il pressing si è fatto così asfissiante che alla fine Biagio Mazzotta ha dovuto prenderne atto, logorato da un anno di accuse e ripicche. Presto, questione di ore o giorni, cambierà vita. Non sarà più Ragioniere generale dello Stato, incarico di prestigio e responsabilità che ricopre dal 2019.
Silurato dal governo Meloni, che pure lo aveva riconfermato il 19 gennaio 2023. E in particolare dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, sempre più impaziente di promuovere al suo posto la fedelissima Daria Perrotta, ora a capo dell’ufficio legislativo del Mef, classe 1977, già punto di riferimento dei parlamentari della maggioranza.
Tra i corridoi dei Palazzi in tanti confidano nel suo arrivo per un passaggio senza troppi patemi degli emendamenti di varia risma. Un esercizio già in atto da mesi. «Chiamate Daria», è l’auspicio che spesso e volentieri si traduce in un via libera.
[…] Mazzotta passerà alla presidenza di Fincantieri, vacante dopo il suicidio del generale Claudio Graziano. C’è già un cda convocato martedì prossimo per l’approvazione della semestrale: sarà anche l’occasione per cooptare l’ex Ragioniere, poi l’assemblea procederà alla ratifica.
La presidenza del colosso della cantieristica gli consentirà di raddoppiare lo stipendio, fino a 500 mila euro all’anno. Ma il maxi compenso non sana la ferita. «Lascio con rammarico», dice a chi l’ha sentito nelle ultime ore.
GIANCARLO GIORGETTI - GIORGIA MELONI
[…] tacciato di essere responsabile del buco da oltre 200 miliardi creato dal Superbonus, perché non previsto. Sostituito proprio da chi, Daria Perrotta, ha «affossato e cambiato decine e decine di pareri» inviati dalla Ragioneria, ragiona l’ormai quasi ex capo. E non solo quelli cruciali che avvertivano della valanga del 110%. Smacco e «beffa».
[…] Perrotta sarà la prima donna Ragioniera d’Italia. E la prima magistrata della Corte dei Conti, in un ambiente che ha conosciuto guide esterne solo per lo più da Bankitalia. Se tutto va bene […] Perrotta non sarà operativa prima della fine di agosto o inizio settembre. Tardissimo per un Paese chiamato a correggere i conti e presentare entro il 20 settembre a Bruxelles il piano di rientro dal deficit eccessivo […].
BIAGIO MAZZOTTA - RAGIONIERE GENERALE DELLO STATO
[…] Giorgetti aveva promesso di «coinvolgere il Parlamento» presentando entro l’estate la versione programmatica del Def […]. Si era impegnato a condividere la “traiettoria” dei conti elaborata in vista del 20 settembre. Di tutto questo finora non esiste nemmeno una bozza.
[…] In prospettiva, lei è una garanzia: legge di Bilancio senza veti e bollinature sulle coperture assicurate. Ecco spiegato il licenziamento a metà mandato di Mazzotta.
[…]«Mi ritroverò tutti contro», ripete in queste ore la predestinata Perrotta. E in effetti anche in Ragioneria non tira un bel clima. La “papessa” straniera pare mal tollerata dagli ispettori capo, specie dopo una stagione vissuta all’ombra dei suoi pesanti boicottaggi dalla poltrona legislativa del Mef.
D’altro canto, lo stesso Mazzotta preferirebbe «una soluzione interna»: ragioni di continuità ed efficacia. O al più pescando nel bacino di Bankitalia. […]
2. IL GOVERNO TORNA ALL'ATTACCO DEI TECNICI NEL MIRINO RAGIONERIA E ANTICORRUZIONE
Estratto dell’articolo di Alessandro Barbera per “La Stampa”
[…] Se governare non è mai facile, cercare capri espiatori fra i tecnici è semplicissimo. Ne sa qualcosa il direttore dell'Agenzia delle Entrate Ernesto Ruffini, finito nella tenaglia fra il già citato Giorgetti e il collega Raffaele Fitto. Oggetto del contendere la Zes, acronimo di "Zone economiche speciali", un'idea sulla carta intelligente per portare investimenti al Sud: se le imprese scelgono un'area depressa, possono usufruire di condizioni fiscali di favore, addirittura fino al 60 per cento. Peccato siano arrivate sedicimila domande e i soldi a disposizione pochi, appena 1,8 miliardi.
Quando Ruffini ha adottato la norma che concede agevolazioni pari al (solo) 17 per cento, il ministro del Sud lo ha accusato di eccesso di zelo. A differenza di Mazzotta, Ruffini può contare ancora sulla fiducia di Giorgetti. E ha motivo di averne: due giorni fa in audizione Ruffini ha ricordato che l'Agenzia non è in grado di incassare più del venti per cento delle somme accertate da evasione. Se venisse applicata la norma che permette i pignoramenti bancari degli evasori, le entrate volerebbero. Chi l'ha congelata ed ha la responsabilità ultima della decisione? La politica ovviamente.
Una delle norme che dovrebbe garantire un pezzo delle risorse per la Finanziaria del 2025 è il nuovo concordato preventivo per i lavoratori autonomi che funziona più o meno così: si dichiara un reddito presunto nei prossimi due anni, e in cambio lo Stato promette di non mandare gli ispettori fiscali. Il problema in questo caso sono gli italiani: siccome per aderire occorre dichiarare un adeguamento del reddito piuttosto alto - in alcuni casi fino al 40 per cento - ad oggi hanno aderito poche centinaia di contribuenti su una platea potenziale di due milioni.
Se governare non è mai facile, trovare capri espiatori fra i tecnici è semplicissimo. Ne sa qualcosa Giuseppe Busia, nominato capo dell'Autorità anticorruzione dall'esecutivo giallorosso.
Da tempo Busia mette in guardia per l'eccesso di deroghe con cui il governo ha fatto partire le procedure per la costruzione del Ponte sullo Stretto e i rischi derivanti dall'abolizione dell'abuso d'ufficio. Busia, come Mazzotta, non può essere rimosso fino alla scadenza del mandato, che in questo caso è a settembre 2026. Dall'anno scorso è nel mirino di Fabio Rampelli, che oltre ad essere storico dirigente di Fratelli d'Italia è vicepresidente della Camera. L'ultima richiesta di dimissioni, sostenuta dal forzista Maurizio Gasparri, è di tre giorni fa.
«L'Autorità Anticorruzione crolla sui suoi stessi principi conferendo incarichi e nomine».
Oggetto del contendere la nomina di due segretari generali, due dirigenti amministrativi, la mancata pubblicazione dei verbali del Consiglio dell'Anac. Secondo quanto riferiva Libero martedì scorso, il sottosegretario di Palazzo Chigi Alfredo Mantovano nella risposta a Rampelli (consegnata a Rampelli stesso ma non ancora resa pubblica dagli uffici della Camera) ha di fatto confermato la tesi dell'accusa per «mancanza di chiarimenti specifici ed esaustivi».
La tesi difensiva di Anac è che non esiste nessun obbligo di adottare procedure competitive per i posti vacanti, a meno che non vengano adottate norme che glielo impongano. Note a margine: uno dei due segretari generali oggetto della polemica di Rampelli - Renato Catalano - nel frattempo è stato trasferito ai vertici di Palazzo Chigi.
A sostenere la guerra di Rampelli contro Busia c'è uno dei sindacati interni dell'Anac, che chiede di portare il livello delle retribuzioni a quello - più generoso - di Antitrust e Privacy. Il sindacato è quello di destra, l'Ugl, Busia ha detto no alla richiesta.