
È CROLLATA DOPO UN INTERROGATORIO DI QUATTRO ORE NORS MANLAPAZ, LA MAMMA DI MARK ANTONY SAMSON, REO CONFESSO DELL’OMICIDIO DI ILARIA SULA: LA DONNA HA AMMESSO DI AVER AIUTATO IL FIGLIO A PULIRE LE MACCHIE DI SANGUE IN CASA DOPO L’OMICIDIO, MA GLI INQUIRENTI NON ESCLUDONO CHE GLI ABBIA DATO UNA MANO A NASCONDERE IL CORPO DELLA RAGAZZA, AVVOLGENDOLO IN UN PRIMO SACCO NERO, POI INFILANDOLO NEL TROLLEY COME È STATO RITROVATO NEL DIRUPO-DISCARICA A 40 CHILOMETRI DA ROMA – LA DONNA AVEVA IN ANTIPATIA ILARIA PERCHÉ NON CORRISPONDEVA AI CANONI DELLA TRADIZIONE FILIPPINA…
Estratto dell'articolo di Fulvio Fiano, Rinaldo Frignani per www.corriere.it
«Ho aiutato mio figlio a pulire le macchie di sangue in casa», ammette in questura Nors Manlapaz, la mamma di Mark Antony Samson, reo confesso dell’omicidio di Ilaria Sula. Un interrogatorio di 4 ore, (anche per la necessità di un traduttore) a cui la donna aveva chiesto di essere sottoposta date le prove ormai stringenti su di lei raccolte nell’indagine del procuratore aggiunto Giuseppe Cascini.
«Ho sentito dei rumori e sono entrata in camera di Mark», ha aggiunto. Alla fine delle dichiarazioni, il pm Maria Perna le ha formalizzato l’accusa di concorso in occultamento di cadavere. Nell’ordinanza di arresto del 23enne, il gip ne sottolinea la «freddezza e insensibilità» nel colpire di sorpresa e «brutalmente una persona che si fidava di lui».
A chiamare in causa la donna al momento del fermo della Squadra Mobile era stato proprio il figlio: «Era in casa con me e mi ha aiutato lavare tutto», aveva detto il 23enne. Una dichiarazione (non utilizzabile come prova) poi ritrattata sia davanti al pm, alla presenza del proprio avvocato, che nell’interrogatorio di garanzia con il gip.
Ma a rendere irrilevante la sua marcia indietro sono state le celle telefoniche e le macchie di sangue in altri punti della casa che non solo collocano la donna nel seminterrato di via Homs ma ne rendono chiaro e «attivo» il suo coinvolgimento nelle ore successive al delitto.
Gli inquirenti non escludono che la donna abbia anche aiutato il figlio a nascondere il corpo di Ilaria, avvolgendolo in un primo sacco nero, poi infilandolo nel trolley come è stato ritrovato nel dirupo-discarica a 40 chilometri da Roma. La donna aveva in antipatia quella ragazza perché la relazione con il figlio non corrispondeva ai canoni della tradizione filippina. Sentita come testimone, aveva detto di essere in casa e di conoscerla a malapena, quando invece altre volte Ilaria aveva dormito lì.
Resta fuori dalle indagini, per ora, il padre di Mark, Rik, che effettivamente pare non fosse presente nelle ore del delitto. Il fatto che sia stato poi coinvolto nelle successive bugie configura «solo» il reato di favoreggiamento, che non è contestabile a un parente diretto.
Le indagini continuano però per chiarire meglio gli orari in cui tutta la scena si è svolta, se davvero tra le 11 e le 14 del 26, come sostiene Samson, o se già la sera prima come appare plausibile. Le celle agganciate dal telefono della vittima, che l’assassino ha tenuto una settimana, non coincidono con la sua spiegazione.
Qualcuno potrebbe aver aiutato l’assassino a trasportare il corpo. Ilaria era andata da lui con animo bellicoso, dato che nel pomeriggio l’ormai ex fidanzato aveva provato a prendere dal suo appartamento, mentre lei non c’era, il suo pc. Inverosimile che lei si sia poi fermata a dormire, come sostiene Mark, che l’avrebbe accoltellata mentre le portava la colazione: «ho visto i messaggi di un altro ragazzo e ho perso la testa. Poi non sapevo come gestire la situazione». Tutta la messinscena per allontanare da sé i sospetti, quel «distacco emozionale» sottolineato dagli inquirenti, fa pensare il contrario. […]
ILARIA SULA - 2
CASA DI MARK SAMSON
dove e stato ritrovato il corpo di ilaria sula
MARK SAMSON
MARK SAMSON