thiago motta gasperini

ESONERO O CONFERMA? I GIORNI TESI DI THIAGO MOTTA ALLA JUVE - DOPO LE 4 PAPPINE PRESE DALL’ATALANTA IL CLUB RIFLETTE SULL’ALLENATORE CHE PER ORA RESTA IN SELLA MA IL FUTURO È IN BILICO. THIAGO S’È DIMOSTRATO POCO ELASTICO, HA INSISTITO SU SCELTE POCO CONVINCENTI E TOPPATO TATTICAMENTE ALCUNE GARE COME QUELLA CONTRO L’ATALANTA – PER L’ANNO PROSSIMO INTRIGA L’IPOTESI GASPERINI (UN PASSATO IN BIANCONERO): L’ALLENATORE PIU’ “ANTIPATICO” ALLA GUIDA DELLA SQUADRA PIU’ ODIATA D’ITALIA. IL CONNUBIO IDEALE…

Emanuele Gamba per "la Repubblica" - Estratti

 

gasperini thiago motta

Il tempo che passa non gioca a favore di Thiago Motta, mai stato così in bilico da quando gli hanno affidato la panchina della Juventus, investendolo di un ruolo quasi rivoluzionario: avrebbe dovuto spostare la storia bianconera sui binari di una filosofia diversa, rimodernandone i principi, rinfrescandola con la gioventù degli uomini e delle idee.

 

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Proprietà e dirigenza non lo hanno scaricato e anzi fanno il tifo per lui, consapevoli che il fallimento di Motta sarebbe il fallimento del piano triennale varato in estate e dunque andrebbe addebitato anche ai vertici del club. E poi, si andrebbe incontro a un futuro opaco: al contrario di un anno fa, quando di questi tempi Motta era già stato individuato come alternativa ad Allegri, ancora non c’è il nome giusto per un possibile futuro diverso e tutti quelli circolati — principalmente tre: Conte, Pioli, Farioli — portano con sé, ognuno a modo suo, controindicazioni non secondarie. Figurarsi allora immaginare una successione nell’immediato: non c’è su piazza un allenatore d’emergenza che potrebbe garantire la Champions. C’è la disponibilità di Tudor e poco altro.

 

gasperini thiago motta

D’altronde, i dirigenti sono convinti che nessuno stia giocando contro Thiago Motta, anche perché nessuno avrebbe la personalità per farlo. I rapporti personali tra allenatore e squadra non sono pessimi ma lui fatica a risultare convincente nelle richieste, così i giocatori scendono in campo con un sottofondo di insicurezza e di sfiducia nelle cose da fare.

 

Da parte sua Thiago s’è dimostrato poco elastico, ha insistito con ostinazione su scelte poco convincenti e toppato tatticamente alcune gare come quella contro l’Atalanta, che andava affrontata con un atteggiamento molto più cauto (all’andata, senza attaccanti per ragioni di forza maggiore, la Juve giocò una partita quasi perfetta, nell’equilibrio tra difesa e ripartenze): Motta ha scelto diversamente, i giocatori hanno fatto ciò che aveva chiesto (ma non l’hanno fatto bene) e i contropiede a percussione dei bergamaschi sono stati delle impietose scudisciate.

 

Di Motta ha colpito anche l’atarassia con cui ha gestito il dopo partita: sembrava non provasse emozioni, o che non si rendesse pienamente conto del momento storico che stava vivendo.

thiago motta

 

O magari voleva solo mantenere la calma e ridimensionare la portata del disastro per alleggerire il peso della pressione sulla squadra. La società, restando in silenzio, non lo ha aiutato. I giocatori vivono nella loro bolla spaurita. L’assurdità è che la sparizione della parola scudetto dall’orizzonte è stata dichiarata un sollievo: quando mai la Juve si è portata dentro un nemico chiamato ambizione?

 

 

GASPERINI, L’ANTIPATICO PER ANTONOMASIA CHE SAREBBE PERFETTO ALLA JUVENTUS

Marcello Pirovano per lettera43.it - Estratti

 

 

 

thiago motta

«Sono antipatico perché vinco? Non è un problema mio». Citazione storica e ormai fin troppo inflazionata di Antonio Conte, ai tempi in cui sedeva sulla panchina della Juventus e iniziava a mettere scudetti in bacheca. Certo che è facile attirare odio e invidia quando alzi i trofei e gli altri stanno a guardare. Del resto «gli italiani perdonano tutto, meno che il successo» (altra cit. piuttosto abusata, questa volta di Enzo Ferrari). Ma provateci voi a risultare detestabili senza primeggiare (quasi) mai. Un’impresa che da sempre riesce perfettamente a Gian Piero Gasperini, 67 anni, dal 2016 allenatore dell’Atalanta.

La vittoria dell’Europa league il 22 maggio 2024 ha cancellato quell’imbarazzante vuoto nel palmarès, facendolo diventare il più anziano ad aver mai vinto la coppa. La sentenza di fondo che però rimane, inscalfibile a ogni accadimento sportivo, è quell’antipatia conclamata che in molti gli rinfacciano ormai da anni, e in cui lui sembra sguazzare, da villain impeccabile.

gasperini ai tempi della juve

 

Ecco perché, dopo aver rifilato col solito ghigno la sconfitta interna peggiore dal 1967 alla Juve (0-4) e aver co-firmato la character assassination del collega Thiago Motta, d’un tratto potrebbe aver preso nitidamente forma uno scenario che forse è sempre stato il più logico, come la soluzione all’enigma apparentemente impossibile ma che era proprio sotto ai nostri occhi: Gasp dovrebbe andare ad allenare la Juventus. Il tecnico più indisponente d’Italia alla guida della squadra più odiata. Una magnifica sublimazione di inimicizia, il connubio ideale per galvanizzare ancora di più l’astio (sportivamente parlando, per carità) di mezzo tifo d’Italia verso Madama e compattare l’altra metà bianconera che farebbe finalmente testuggine contro il “rumore dei nemici” (Mourinho dixit) dopo anni di partigianerie tra allegriani e anti-allegriani.

 

 

Perché Gasperini è così antipatico?

gasperini ai tempi della juve

Fermi tutti però, partiamo dalla premessa. Gasperini è davvero così antipatico? E soprattutto, come mai? Sulla questione la bibliografia è già ampia, e risulta difficile ricondurre tutto a un’unica motivazione. Anche perché quel sentimento generalizzato si acuisce col passare del tempo, invece che affievolirsi, e si alimenta con nuovi episodi. Caratterialmente, l’allenatore che ha fatto la gavetta proprio nel settore giovanile della Juve – dove ha ottenuto l’unico altro successo della carriera, il torneo di Viareggio del 2003 – è uno facilmente infiammabile e non rifugge mai la polemica, di qualsiasi tipo, anzi la cavalca per sentirsi vivo: in quasi 10 anni a Bergamo (prima ne aveva passati otto al Genoa, divisi in due tranche) ha litigato più o meno con tutti, tra arbitri, tifosi avversari, allenatori rivali e persino propri giocatori.

conte gasperini

 

 

All’Atalanta ha contribuito assieme alla società a plasmare un modello virtuoso e funzionante di fare calcio, in cui i singoli giocatori si esaltano e vengono valorizzati da un habitat tecnico-tattico cucito su misura, prima di essere venduti al miglior offerente. È qui che inizia a serpeggiare uno dei primi fastidi nei confronti del tecnico, perché puntualmente quei calciatori tanto migliorati perdono tutto il loro potenziale appena cambiano casacca. La lista è lunga e l’ultimo esempio è uno dei più fragorosi, con il centrocampista olandese Teun Koopmeiners venduto nell’estate dal 2024 alla Juve per 60 milioni e incapace di avvicinarsi alle prestazioni dell’anno scorso. Sembra che fuori dall’universo del Gasp l’incantesimo si spezzi, e la sensazione per chi fa “affari” con l’Atalanta è quella di ricevere della merce che in vetrina sembrava tanto luccicante ma che poi si è rivelata solo paccottiglia.

 

 

gian piero gasperini ademola lookman

Tanto che tra i tifosi delle grandi squadre ciclicamente torna a circolare la proposta vendicativa di smettere di comprare presunti fuoriclasse che esplodono a Bergamo. Suggerimento puntualmente disatteso dai top dirigenti in Italia ma anche nel mondo (chiedete per esempio al Manchester United di Rasmus Hojlund, attaccante danese pagato 85 milioni un anno fa e che si è appena divorato due occasioni da gol contro l’Arsenal, portando a 20 le partite di fila senza segnare). Diavolo di un Gasp, alla fine in qualche modo riuscirà a fregarvi, facendovi sottovalutare la sua bravura e il contesto atalantino.

 

 

Un uomo in guerra con i giornalisti

ademola lookman gian piero gasperini

Non è certo questa la spigolosità più fastidiosa del Gasp urticante. Basta guardare l’atteggiamento che assume nei confronti dei giornalisti che non gli vanno a genio o che sono ritenuti colpevoli di aver posto domande sbagliate o scritto articoli faziosi. L’ultimo caso, fresco fresco, è accaduto nella conferenza stampa post trionfo di Torino, quando Gasperini non è comunque riuscito a rilassarsi fino in fondo godendosi la goleada, ma ha dovuto a tutti i costi “imbruttire” il malcapitato cronista di turno, Massimiliano Nebuloni di Sky Sport a cui è stata negata la risposta alla sua domanda: «Sono già stato chiaro con te. Scrivi quello che vuoi» (il riferimento era a un passaggio sgradito al tecnico nell’articolo pubblicato sul sito internet di Sky Sport).

 

 

gian piero gasperini

 

A inizio stagione, quando eravamo ancora ad agosto, aveva catechizzato una giornalista del Corriere di Bergamo: «Mi si può dire tutto, ma non che sono in malafede, come lo sono invece il direttore e il giornalista che scrive certe cose. Mi dispiace per lei che è così giovane e meriterebbe di andare avanti, e invece le vengono passati davanti dei pensionati che passano la vita a scrivere queste stupidate. Io col suo giornale credo che mettiamo un bel fosso fino a quando ci saranno quelle persone lì».

 

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