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FALLIMENTI GENIALI – CI SONO FLOP CHE NASCONO PERCHÉ L’IDEA PRECORRE I TEMPI E NON VIENE COLTA. QUALCHE VOLTA L’INSUCCESSO DERIVA DA UNA TECNOLOGIA NON MATURA PER QUEL TIPO DI INTUIZIONE. DEVIAZIONI, RITARDI, INCOMPRENSIONI NEL MONDO DEL DESIGN

Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”

luigi colani bmwluigi colani bmw

 

Ci sono flop che nascono perché l’idea è troppo intelligente: precorre i tempi e non viene colta: il prototipo della moto Bmw ideato da Luigi Colani verso la fine degli anni Sessanta venne messo in produzione solo vent’anni dopo. Qualche volta l’insuccesso deriva da una tecnologia non matura per quel tipo di intuizione: la poltroncina «4801» di Joe Colombo per Kartell, progettata nel 1965 per essere prodotta in plastica, venne prima fatta in legno nel 1973 e dovrà aspettare il 2011 per vedersi finalmente nel materiale pensato all’origine.

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Insuccessi? Forse sono solo deviazioni, ritardi, incomprensioni. La storia dell’arte (e quindi anche quella del design) è costellata di questi intoppi e la Cascina Cuccagna, in un’ottica didascalica e senza troppe pretese, dedica ai fallimenti una mostra per il Fuorisalone, ospitata fino a domani nelle stanze al primo piano.

 

«Failures. Process Beyond Success», a cura di Raumpaln Studio e ACCC, è un racconto che procede a singhiozzo, trovando nella discontinuità il suo fascino: c’è il prototipo del vaso «Venini», idea che Alessandro Mendini abbandonò perché l’oggetto, una volta uscito dalla carta e diventato metallo e colore, non rispondeva alle sue esigenze estetiche;

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c’è la lampada «Pieletrico» di Francesco Faccin e Alvaro Catalàn de Ocòn, un prototipo che pur essendo stato premiato più volte, per varie ragioni non è mai entrato in produzione. «Non sempre le ragioni di un insuccesso sono legate all’oggetto — commenta Arturo Dell’Acqua Bellavitis, presidente di Triennale Design Museum —: qualche volta ci sono mere ragioni di produzione. O di mercato».

 

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È anche per questo che la mostra milanese opera una variazione sul tema e propone, per esempio, lo spremiagrumi di Jacopo Sarzi, realizzato in legno, materiale qui improbabile: un’idea pura, slegata dalla logica strettamente funzionale. I tessuti slavati di Laura Piacquadio sono una provocazione: certo, il colore che si dissolve è un errore, ma che suggestione che creano queste stoffe sulle pareti scrostate della Cuccagna.

 

Insomma, è una questione di sensibilità, di tempi. La radio in vetro di Franco Albini, del 1938, non è mai stata prodotta: quella trasparenza che mostrava il meccanismo interno dell’apparecchio radio era troppo «avanti». Però, lo stesso Franco Albini cadde su un suo stesso errore: in sede di collaudo avevano fatto male i conti con la sua sedia Luisa (1939) e, alla presentazione della seduta, volendo testarla personalmente, franò clamorosamente a terra: la Luisa non teneva abbastanza. Ci rise sopra. Così come bisognerebbe ridere dei propri fallimenti.

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