“QUESTA FORZA ITALIA NON È QUELLA DI BERLUSCONI, È ANONIMA E SUCCUBE DEGLI ALLEATI DI GOVERNO” - GIANFRANCO MICCICHÈ LASCIA FORZA ITALIA E SVELENA CONTRO IL GOVERNATORE DELLA SICILIA, RENATO SCHIFANI: “NON HA IL CORAGGIO DI DIRE NO ALL’AUTONOMIA DIFFERENZIATA, CHE SAREBBE UNA ROVINA PER IL SUD, SOLO PER NON DARE UN DISPIACERE A MELONI E SALVINI. BERLUSCONI NON AVREBBE MAI PERMESSO QUELLO CHE STA ACCADENDO. IL PARTITO E’ SILENTE DAVANTI ALLA DERIVA DI DESTRA: MI CHIEDO ANCH’IO A VOLTE CHE CI STIAMO A FARE IN QUESTO GOVERNO - NEL CENTRODESTRA, NON SI PUÒ PIÙ NEPPURE PARLARE DI DIRITTI CIVILI. QUELLA DI MELONI È UNA DESTRA CHE STA FACENDO REPRESSIONE…”
1 - MICCICHÈ LASCIA FORZA ITALIA «NON È PIÙ COME CON SILVIO, SBAGLIATO IL SÌ ALL’AUTONOMIA»
Estratto dell’articolo di Felice Cavallaro per il “Corriere della Sera”
I dirigenti siciliani di Forza Italia l’hanno già ridimensionato da un bel po’ e lui, Gianfranco Miccichè, lascia il partito fondato trent’anni fa con Berlusconi e Dell’Utri per approdare fra gli autonomisti di Raffaele Lombardo.
Volta le spalle al governatore Renato Schifani che all’Assemblea regionale siciliana lo ha costretto ad accamparsi nel Gruppo misto?
«È tempo e partito di epurazioni. Sono vittima dell’unico presidente di Regione del Sud che ha accettato la follia dell’Autonomia differenziata».
Votata anche da Forza Italia.
«Grande errore compiuto sapendo bene il danno colossale della scelta. E, infatti, non mi riconosco in un partito silente davanti alla deriva di destra che Berlusconi non avrebbe mai consentito».
Il Cavaliere marciò con Fini prima di cacciarlo.
«Forza Italia nacque per mettere insieme i riformisti laici, i democristiani e una destra moderata e liberale che con grande intelligenza Fini, Tatarella, Fisichella fecero transitare dal Msi ad An. Oggi è un’altra cosa. È evidente la regressione. Non si può nemmeno parlare di diritti civili».
silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini
Sta attaccando il vertice del partito?
«Mi aspettavo che Roma prendesse una posizione più chiara sul metodo epurativo.
Io sono stato eletto con la maggioranza».
E ha scelto di rinunciare a un seggio in Parlamento per quello di Palazzo dei Normanni. Per cosa?
«Per niente. Non mi hanno offerto nemmeno un panino. Io me ne frego, non ne ho bisogno. Non mi facevano entrare alle riunioni. Come ho mantenuto la calma non lo so nemmeno io».
Eppure ha continuato a votare Forza Italia alle Europee.
«Per Caterina Chinnici, sostenuta da me e da Raffaele Lombardo. E adesso che sono libero posso parlare di una telefonata di Tajani a Schifani, a tre giorni dal voto. “Guai se perde, Caterina”. Alla fine, però, ha vinto il “signor preferenze”, appunto Tamajo, che però ha fatto un passo indietro ed è rimasto in Sicilia lasciando volare Caterina a Bruxelles dove la volevamo io e Raffaele».
[…] «[…] Al Comune di Palermo Fratelli d’Italia impedisce perfino un dibattito sui figli delle coppie omogenitoriali». […] «Come altri, mi chiedo anch’io a volte che ci stiamo a fare in questo governo. Io sono imbarazzato per il numero di messaggi ricevuti appena s’è sparsa la notizia del mio passaggio. Non sono l’unico che la pensa così. Ma sono l’unico che lo dice». […]
silvio berlusconi giorgia meloni matteo salvini
2 - MICCICHÈ “ADDIO FORZA ITALIA BERLUSCONI NON LA RICONOSCEREBBE”
Estratto dell’articolo di Emanuele Lauria per “la Repubblica”
[…] «Facciamo un salto indietro, proprio al 1994, a quell’idea del Cavaliere di riunire attorno a un unico progetto le forze liberali, laiche, socialiste, riformiste. Berlusconi nel giro di pochissimi mesi aprì alla destra, con la proposta di votare Fini come sindaco di Roma. Fini prese un impegno che mantenne: provare a costruire una destra che si liberasse dalla nostalgia del fascismo, liberale e moderna. Lui, Tatarella, Fisichella, ebbero il coraggio di fare quel passo. Cancellato dalla destra di oggi».
[…] «Quell’esperimento funzionò perché con quella destra era facile starci. Di più: ci piaceva, era una forza politica moderata e serena. […]».
E oggi?
«Oggi, nel centrodestra, non si può più neppure parlare di diritti civili. Vietato. Quella di Meloni è una destra che sta rimuovendo i valori del congresso di Fiuggi. Sta facendo repressione. […]».
antonio tajani giorgia meloni matteo salvini
Parla così anche perché in Sicilia non ha il potere che aveva fino a due anni fa.
«Vuole sapere se hanno provato a isolarmi? Sì e ci sono riusciti. […] Ci troviamo di fronte a una gestione fondata sulle epurazioni. E sull’accondiscendenza alla segreteria nazionale: vede, io sono juventino ma quando avevo 30 anni andavo allo stadio con Berlusconi e per farlo contento esultavo per finta ai gol di Van Basten. Ora non lo farei più, non devo compiacere nessuno, ho percorso la mia carriera. Schifani non ha più 30 anni però si comporta allo stesso modo. E lo fa con Tajani…».
Episodio ameno. Ma la politica?
«Secondo lei non è politico il fatto che un governatore non ha il coraggio di dire no all’Autonomia differenziata, che sarebbe una rovina per il Sud, solo per non dare un dispiacere a Meloni e Salvini? Berlusconi non avrebbe mai permesso quello che sta accadendo. Questa FI non è quella di Berlusconi, è anonima e succube degli alleati di governo. Ma lei li ricorda i nomi dei ministri di FI? Si conosce solo Tajani, basta questo per dire che c’è qualcosa che non va. Le scelte le fanno gli altri».
[…] «[…] A lei pare normale che al Comune di Palermo non si riesca a far approvare una mozione che consenta la trascrizione dei bambini delle famiglie omogenitoriali? Siamo tornati a 50 anni fa. Per compiacere il governo».
antonio tajani matteo salvini giorgia meloni
Marina Berlusconi chiede che FI sia più attenta a questi temi e lei se ne va.
«Marina esprime il pensiero di suo padre, che ho visto piangere davanti alla tragedia di migranti morti in mare mentre si dirigevano sulle coste adriatiche. Ma non credo che lei e Pier Silvio abbiano interesse a fare politica». […]