LA VERA FAIDA NELLA MAGGIORANZA È SULLE PENSIONI – SOLDI NON CE NE SONO E GIORGETTI È STATO CHIARO: “DOBBIAMO PREMIARE CHI RESTA AL LAVORO, NON CHI VUOLE ANTICIPARE L’USCITA. CHI ESCE PRIMA PAGA” – UNA POSIZIONE CHE NON PIACE PER NIENTE A SALVINI, CHE RILANCIA QUOTA 41, CON IL TRUCCO DEL RICALCOLO CONTRIBUTIVO DELL’ASSEGNO – ANCHE FORZA ITALIA PIANTA LA SUA BANDIERINA: ALZARE LE PENSIONI MINIME A MILLE EURO IN STILE BERLUSCONI...
Estratto dell’articolo di Valentina Conte per “la Repubblica”
GIANCARLO GIORGETTI - MATTEO SALVINI
Flessibilità sostenibile. Quando si parla di pensioni il ministro leghista dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ci gira intorno. «Chi esce prima paga, lo dobbiamo alle nuove generazioni», ragiona. Anzi, «dobbiamo premiare chi resta al lavoro, non chi vuole anticipare l’uscita». Questa la filosofia di fondo che applicherà anche quest’anno al capitolo previdenziale da inserire in una manovra per forza di cose ridotta all’osso.
Altro che abolizione della legge Fornero. Si studiano piuttosto incentivi a non pensionarsi, mirati ad alcune professioni. Una probabile terza sforbiciata alla rivalutazione delle pensioni all’inflazione, per fare ancora cassa. E la rinuncia a buona parte del pacchetto dell’anno scorso da 629 milioni, in scadenza a dicembre: Ape sociale, Opzione donna, Quota 103, aumento delle minime. […]
In maggioranza, soprattutto Lega e Forza Italia, sponsorizzano già le loro bandierine: Quota 41 e minime. Oltre ad un’idea leghista per i giovani.
Incentivi a chi resta
SPESA PUBBLICA PER LE PENSIONI - LA REPUBBLICA
Consentire una flessibilità in uscita sostenibile per i conti pubblici significa per Giorgetti una cosa sola: penalità sulle pensioni anticipate e “premi” a chi resta. L’ha già fatto l’anno scorso. Rispolverando il bonus Maroni e inventandosi il “bonus medici”. In entrambi i casi, modi per evitare un taglio: quello del ricalcolo contributivo, applicato per la prima volta anche alla nuova Quota 103 (oltre che a Opzione donna), e l’altro taglio piombato su 732 mila dipendenti pubblici, camici bianchi compresi, che ha assicurato già 21 miliardi di risparmi allo Stato entro il 2043. […]
Quota 41 e giovani
Il partito di cui Giorgetti è vicesegretario, la Lega, non è però del tutto in sintonia col ministro. Non solo rivendica Quota 41 (non potendo abolire la Fornero), sebbene con il trucco del ricalcolo contributivo dell’assegno: significa un taglio, anche importante, che non si sa quanti sono disposti ad accettare, a pochi mesi dal traguardo di legge dei 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne). E un costo sul bilancio dello Stato per l’anticipo di cassa che Giorgetti già l’anno scorso ha fermato.
Ma c’è anche un’altra idea per i giovani, quelli con una prospettiva di pensioni misere a 70 anni e oltre perché precari e intermittenti. Due importanti esponenti leghisti – Claudio Durigon e Federico Freni, sottosegretari al Lavoro e all’Economia – vogliono aiutarli istituendo «l’obbligo» a versare «il 25% della quota mensile del Tfr ai fondi complementari di categoria o ai fondi aperti». Perché «è giunto il momento di rompere il tabù del secondo pilastro», dice Freni.
GIANCARLO GIORGETTI ANTONIO TAJANI
[…] La possibilità cioè di sommare la rendita “privata” scaturita dai fondi a quella pubblica maturata in Inps così da raggiungere più facilmente il traguardo di uscita dei 64 anni con 20 di contributi. Traguardo che poi però la premier Meloni neanche un mese dopo ha reso in manovra ancora più impossibile, portando la condizione di uscita a 64 anni dei Millennials a un livello da “ricchi”: 3 volte l’assegno sociale anziché 2,8. In pratica si esce solo con una pensione da 1.600 euro. Altro che aiuto ai giovani.
Le pensioni minime
GIANCARLO GIORGETTI GIORGIA MELONI ANTONIO TAJANI - QUESTION TIME SENATO
Quota 41 e piano giovani con l’obbligo di versare una parte del Tfr ai fondi non piacciono però a Forza Italia. Un problema politico da non sottovalutare. Dario Damiani, capogruppo in commissione Bilancio al Senato, dice senza mezzi termini che «proporre altre quote è azzardato e deleterio per le generazioni future». E che «introdurre un obbligo, anche solo parziale, di versare ai fondi possa sollevare dubbi di costituzionalità».
[…] il partito guidato da Antonio Tajani punta all’aumento delle pensioni minime da portare ai mille euro berlusconiani. Non sarà così facile. Perché gli aumenti degli ultimi due anni – 579 euro per tutti e 600 euro per gli over 75 – finiscono il 31 dicembre. E sono costati nel biennio quasi 650 milioni, non proprio bruscolini. Il rischio che le minime si abbassino dal primo gennaio non c’è, perché nel frattempo sono state pure rivalutate all’inflazione.
TITANIC D'ITALIA - VIGNETTA BY MACONDO
[…]
Quando invece, «noi vorremmo fare un passettino avanti», dice una fonte forzista qualificata. Se si fa Quota 41 leghista, allora si alzano anche le minime: sembra il ragionamento. Il rischio è che non si faccia nessuna delle due. I conti sono stretti. […]