I POLACCHI RESTANO IN ECR E RISCHIANO DI ZAVORRARE LA MELONI – LA DUCETTA FESTEGGIA LA TENUTA DEL GRUPPO DEI CONSERVATORI: IL PIS DI MORAWIECKI NON LASCERÀ. MA RESTARE LEGATA A UN PARTITO CONSIDERATO PARIA A BRUXELLES POTREBBE COMPROMETTERE LE CHANCE NEGOZIALI DELLA SORA GIORGIA CON LA COMMISSIONE – DA LE PEN-ORBAN AI FRATELLI D’ITALIA NEL 2017: TUTTI SI RIEMPIONO LA BOCCA CON LA PAROLA “PATRIOTI”. MA OGNUNO PER LA SUA, DI PATRIA…
1. L’ETERNA CONTESA SUL TERMINE «PATRIOTI» L’IDEA DI ORBÁN E LA GARA LEGA-FDI
Estratto dell’articolo di Marco Cremonesi per il “Corriere della Sera”
Patrioti? Basta intendersi sui confini delle patrie. L’8 luglio quello che oggi si chiama Identità e democrazia (Id), e cioè l’eurogruppo di Marine Le Pen e Matteo Salvini, avvierà la trasformazione in «Patrioti per l’Europa».
Ma che cosa siano i patrioti, negli ultimi anni, è diventato qualcosa di sfuggente. Il termine è da sempre nel lessico della destra e Giorgia Meloni, nella sua lettera contro i nostalgici di martedì scorso, ha ricordato che in FdI già nel 2017, con il congresso di Trieste, «abbiamo stabilito che Fratelli d’Italia non sarebbe stato solo il partito della destra italiana, ma che sarebbe stato qualcosa di più. Il movimento dei patrioti italiani».
Il 2017 è un anno da tenere d’occhio. Proprio quell’anno infatti il Pd sfilò nella manifestazione milanese del 25 Aprile con lo slogan «Noi, patrioti europei». Ma, soprattutto, nel 2017 la Lega Nord per l’Indipendenza della Padania si trasformò in Lega per Salvini premier. Da secessionisti a nazionalisti è un bel salto, ma in questo Matteo Salvini non è solo.
Per esempio, il suo vecchio amico Gerolf Annemans, dal 1985 militante e poi leader di quello che oggi si chiama Vlaams Belang, è un patriota? Certo che sì, se si parla di Fiandre. Ma per il Belgio è il leader di un partito secessionista.
matteo salvini e marine le pen a bruxelles dopo le europee 2024
Il nome di Patrioti pare sia un’idea di Viktor Orbán […]: non si è mai visto che un presidente di turno dell’Unione venga da un partito non iscritto ad alcun eurogruppo. Gli altri patrioti già certi sono il ceco Andrej Babiš (Ano 2011) e l’austriaco Herbert Kickl (Fpo). Tutti e tre i leader sono anche considerati non ostili a Putin.
E poi, c’è Marine Le Pen. Patrioti è il termine abituale con cui descrive i suoi sostenitori e sé stessa. Nel 2023 il suo Rassemblement national ha estinto il debito di 6 milioni di euro con una banca russa acceso nel 2014. Il che non ha impedito a Bloomberg, 5 giorni fa, di scrivere che l’ascesa della leader francese è «un grande regalo a Putin». E allora il dubbio è che il nuovo gruppo sia effettivamente di patrioti. Ma della Russia.
viktor orban herbert kickl andrej babis
2. LA PREMIER ORA SI SENTE PIÙ FORTE (MA I PARTNER SARANNO UN OSTACOLO)
Estratto dell’articolo di Marco Galluzzo per il “Corriere della Sera”
Nello staff della premier dicono sostanzialmente tre cose. La prima: ora conteremo più nelle trattative europee. La seconda: nel futuro Parlamento di Strasburgo Ecr […] avrà più voce in capitolo e più posti chiave, a cominciare da due possibili vicepresidenze. La terza: restiamo la destra presentabile, realmente conservatrice, non nostalgica, della Ue. Certo, ammettono subito dopo, con il neo del Pis polacco, ma su questo punto il bicchiere si può vedere anche mezzo pieno.
GIORGIA MELONI MATEUSZ MORAWIECKI SANTIAGO ABASCAL
La notizia del giorno, sul fronte europeo, è la costituzione dei gruppi parlamentari. Quella che però più interessa a Giorgia Meloni arriva da Brucoli, Sicilia, dove il suo partito, l’Ecr, ha raggiunto finalmente un compromesso sui posti chiave dell’organigramma. Le due presidenze del gruppo andranno agli italiani e ai polacchi (con Nicola Procaccini e Joachim Brudzinski), ma soprattutto questi ultimi hanno sciolto la riserva e deciso di restare nel movimento politico guidato dalla premier italiana.
Movimento che resta terzo gruppo del Parlamento Ue (anche grazie alla decisione di tre deputati della Repubblica Ceca che fanno riferimento al premier Fiala, che resteranno in Ecr), e cresce con un deputato aggiuntivo estone, arrivando a quota 84.
[…] Se c’è da registrare un paradosso, almeno apparente, è che la permanenza dei polacchi è stata accolta a Palazzo Chigi, nell’entourage di Meloni, proprio con la logica del bicchiere mezzo pieno: insieme al dato politico di restare il terzo gruppo parlamentare europeo, esiste infatti anche un dato di consapevolezza.
Se si vuole rivendicare una traccia politica conservatrice che non ha bisogno di un cordone sanitario, la presenza dei polacchi del Pis diventa un neo, che è possibile venga rinfacciato alla nostra premier, nei tavoli europei.
La violazione dell’art. 7 dei Trattati sullo Stato di diritto, contestato alla Polonia quando il Pis governava, può avere anche margini di discrezionalità politica, ma indubbiamente rappresenta anche una sorta di tabù invalicabile, un alert rosso per la burocrazia che conta nella Ue. E Meloni ci dovrà convivere, meno libera di fare alcune rivendicazioni.
Rivendicazioni che comunque già fioccano: «Per noi Conservatori — dice Procaccini — il rispetto degli Stati membri, grandi e piccoli, è fondamentale e da buoni patrioti lo difenderemo».
In ogni caso quello che lei dice ai suoi deputati è che in vista della scelta del Commissario italiano «tutti devono stare tranquilli sul fatto che punteremo a fare la differenza, a ottenere quello che ci spetta». E se Raffaele Fitto è la prima carta che si giocherà la premier, resta in piedi, almeno come alternativa, quella di un altro candidato che non avrebbe problemi a superare l’esame del Parlamento Ue. Il nome di Roberto Cingolani, ex ministro, oggi ad di Leonardo, viene accreditato negli ambienti istituzionali di Bruxelles, o almeno da quella classe di lobbisti di rilievo che nella capitale amministrativa della Ue ha spesso notizie sensibili prima degli altri.