MAKE MELONI GREAT AGAIN – GIORGIA MELONI NON È RIUSCITA A FARE IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBA E VOTARE URSULA VON DER LEYEN PERCHÉ NON VUOLE RIMANERE ESCLUSA DAL VENTO DI DESTRA CHE SPIRA DA WASHINGTON A PARIGI: IL RITORNO DI TRUMP INCOMBE, MEGLIO NON SPOSTARSI TROPPO AL CENTRO – MA È UN CALCOLO CHE ISOLA L’ITALIA: IL GOVERNO MELONI È IL PRIMO ESECUTIVO ITALIANO DELLA STORIA MODERNA A ESSERE ALL’OPPOSIZIONE IN UE. PERFINO IL PRIMO GOVERNO CONTE AVEVA SOSTENUTO URSULA, NEL 2019, OTTENENDO UN COMMISSARIO DI PESO…
Estratto dell’articolo di Claudio Cerasa per “il Foglio”
Per capire il governo Meloni, a volte, più che la politologia serve la filmografia, e nel caso specifico, per capire cosa è successo ieri al Parlamento europeo, un’occasione persa più che una tragedia, può essere utile ricordarsi una mitica frase di Mario Brega in un’indimenticabile scena di “Bianco rosso e Verdone”, e applicarla alla politica italiana.
In sintesi: sta mano pò esse lotta o po’ esse governo, e oggi è stata lotta. Giorgia Meloni ieri ha scelto con poca lungimiranza, poco coraggio e poca creatività di votare contro la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
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Il governo Meloni è l’unico tra i grandi paesi europei a essersi sfilato dalla maggioranza Ursula (due partiti su tre hanno votato contro, Forza Italia, God bless, ha votato a favore). E’ il primo esecutivo italiano della storia moderna a essere all’opposizione della presidente della Commissione (persino il governo gialloverde, con Conte, aveva scelto di sostenere Ursula, nel 2019, ottenendo un commissario pesante, cosa che l’Italia oggi difficilmente avrà).
E FdI è l’unico partito, insieme a quello di Marine Le Pen, ad aver ottenuto molti parlamentari alle elezioni europee e a non essere però riuscito a trasformarli in pedine utili per contare di più in Europa (zeru tituli).
URSULA VON DER LEYEN NEL 2019 E NEL 2024
[…] La mancanza di coraggio è stata evidente così come sono state evidenti le ragioni che hanno spinto Meloni a scegliere questa strada spericolata. La paura della concorrenza a destra. Il desiderio di non diventare una nemica dei patrioti europei. L’incapacità di lasciarsi alle spalle un pezzo del proprio passato.
La volontà di non perdere il profilo di partito di governo e di lotta. E soprattutto la volontà di non mettersi contro il nuovo vento di destra che spira forte dalla Francia agli Stati Uniti.
C’è molto Trump, naturalmente, nella scelta meloniana. Ma dire che la mossa di Meloni sia una svolta strategica […] è prematuro. […] Il pasticcio c’è, l’errore pure, l’irrilevanza anche, l’isolamento è un rischio concreto ma più che ragionare sulla tragedia politica, che c’è e non c’è, varrebbe la pena ragionare sulle opportunità perse.
ursula von der leyen rieletta presidente della commissione europea 3
Meloni, con il voto a Ursula, avrebbe dimostrato di saper pesare in Europa, di saper contrattare bene a favore dell’Italia, di sapere […] come guardare al futuro, di fare un passo in avanti per mostrare l’affidabilità e la stabilità dell’Italia. Sciaguratamente, ha fatto l’opposto, e tra la mano di lotta e quella di governo Meloni, in versione Mario Brega, ha scelto la mano di lotta, de fero. L’errore c’è, è evidente, ma la tragedia no. Il vento trumpiano si sente, ma la svolta anti europeista per fortuna è ancora molto lontana.
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