MENO MALE CHE C’È ZALONE - L’ANICA E IL MIBACT PRESENTANO IL RAPPORTO 2015: SU OLTRE 180 FILM PRODOTTI, LA GRAN PARTE RESTA INVISIBILE CON INTROITI INFERIORI AI CENTOMILA EURO - SORRENTINO E SOLLIMA REGGONO AL BOTTEGHINO, L’EXPLOIT DI “PERFETTI SCONOSCIUTI”
Emiliano Morreale per “la Repubblica”
Come ogni anno, l’Anica, in collaborazione con il Mibact, ha presentato un’analisi dello stato economico del cinema italiano: grafici, cifre, insomma una fotografia, che può essere piegata a diverse interpretazioni ma che ha alcuni dati indiscutibili. Si tratta di un’immagine “in corsa”, potremmo dire, ferma al 31 dicembre 2015, e quindi un attimo prima di un cambiamento significativo.
Se non fossero arrivati gli incassi di Zalone e di Perfetti sconosciuti, questo non sarebbe stato un grande anno per il cinema italiano. Fino al 31 dicembre, la situazione era tutt’altro che rosea. Tanto che a un certo punto c’è un’aggiunta sul primo trimestre del 2016 che mostra una crescita incredibile della quota italiana di mercato. Una fetta che però ha appunto un nome e un cognome: Luca Medici, alias Checco Zalone.
perfetti sconosciuti giuseppe battiston alba rohrwacher
Il cinema italiano, dal punto di vista dei finanziamenti pubblici e degli incassi, è sostanzialmente in linea con l’anno precedente. Sempre più importanza ha il finanziamento basato sul tax credit, sia pubblico che privato, sotto forma di agevolazioni fiscali.
Un finanziamento, va precisato, non alla qualità dei progetti ma alla produzione in genere, che si somma a un altro finanziamento automatico, ossia i contributi percentuali sugli incassi (a seconda di quanto ha incassato, ogni film riceve proporzionalmente i soldi del ministero). Da questo punto di vista, il finanziamento diretto ai film di interesse culturale costituisce una quota molto secondaria: 65 film, per un importo medio intorno ai 330 mila euro, e ai 160 mila per le opere prime e seconde.
A saper leggere tra le righe del rapporto, poi, appaiono alcune zone d’ombra. La quota di mercato del cinema italiano (a parte, come detto, l’exploit di Zalone) è ancora molto limitata (nel 2015 è stata il 20%, record negativo degli ultimi 10 anni), e soprattutto si è impoverita la fascia di incassi “medi”, quelli intorno a 4-5 milioni, che costituivano una decina d’anni fa l’elemento di punta.
Gli unici due film non comici nella top ten degli incassi erano Youth di Sorrentino e Suburra di Sollima; ma nel frattempo le commedie, che si situano sempre ai primi posti, hanno reso molto meno che negli anni precedenti. E se è vero che in Italia si producono ben 182 titoli - comprendendo anche i film, per lo più piccolissimi, che non hanno chiesto la nazionalità italiana: una ventina in meno dell’anno scorso - va aggiunto che la gran parte di essi sono invisibili, rimanendo ben al di sotto dei 100 mila euro d’incasso.
Insomma, l’impressione è di un cinema polarizzato tra una produzione d’autore che riesce sempre meno a trovare spazio presso un pubblico anche solo ragionevolmente ampio, e pochi film comici che costituiscono i veri incassi dell’anno (nel 2015, in realtà, uno solo: Si accettano miracoli di Siani). Anche da un punto di vista produttivo, oltre la metà dei film italiani sono sostanzialmente a basso budget (sotto il milione di euro).
Da un punto di vista estetico, semmai, nasce il sospetto che la fascia media sia oggi costituita non dal cinema, ma da una nuova generazione di serie televisive. Le quali però, a differenza di quanto accadeva per la produzione degli anni 2000 (Ozpetek, Comencini, Castellitto, ecc.) non giocano su un registro intimista- melodrammatico, ma sul recupero di generi, il crime in particolare. Sono forse questi i pochi titoli in grado di interessare un pubblico medio-colto, per il resto sempre meno attento al cinema italiano.
Un ulteriore elemento critico è il sostanziale disinteresse della televisione pubblica per il cinema recente di casa nostra, che non ha una sponda sulle reti generaliste (specie pubbliche): la Rai ha programmato in prima serata 33 film italiani, e poco più della metà erano prodotti negli ultimi 5 anni. Il cinema italiano in tv è anzitutto ancora quello degli anni 50-60-70, la fascia quella tra le 23 e le 7 del mattino. Osiamo immaginare che la massima concentrazione sia in estate. Insomma, i film italiani sono considerati per lo più dei tappabuchi di scarso pregio.