
“ALLA FINE, LA VISIONE DIVENTA UN'ESPERIENZA DI PURA RESISTENZA” – ALDO GRASSO DEMOLISCE “CHE C’È DI NUOVO”, LA TRASMISSIONE DI ILARIA D’AMICO, CHE HA ESORDITO CON UN SUPER-FLOP DI ASCOLTI: “NON DIMOSTRA PARTICOLARE ORIGINALITÀ E D'AMICO DEVE IMPARARE A FARE DOMANDE PIÙ BREVI. COME TUTTI I PROGRAMMI FIRMATI DA ALESSANDRO SORTINO, ANCHE QUESTO PECCA DI LUNGHEZZA E CONFUSIONE, DI AFFASTELLAMENTO, DI TROPPA CARNE AL FUOCO…”
Aldo Grasso per il “Corriere della Sera”
La prima puntata di Che c'è di nuovo , il programma condotto da Ilaria D'Amico su Rai2, non vale perché ad aprire le danze c'era Ferruccio de Bortoli che ha subito dato alla trasmissione un tono, una misura che speriamo riesca a mantenere anche in futuro (dovrebbe, però, aprire sempre lui la discussione).
Ad accompagnare D'Amico in questa avventura giornalistica (strano che l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai, non abbia fatto un comunicato: hanno preso di mira solo Fiorello) ci sono Valentina Petrini (scuola Santoro), Gerardo Greco, Stefano Zurlo e Francesco Giubilei, giusto per pareggiare destra e sinistra.
ilaria d'amico che c'e' di nuovo 2
Fra gli ospiti Guido Maria Brera, a rappresentare il fighettismo finanziario milanese (libri, serie tv, soldi, non necessariamente in questo ordine), chiamato a «decodificare la finanza», Maurizio Landini, come contrappeso all'economia da computer, un frate, Paolo Benanti, a spiegare l'algoretica (l'etica degli algoritmi) e Kim Rossi Stuart, in promozione.
Landini ha praticamente fatto un comizio senza che nessuno fosse in grado di interloquire.
La parte più interessante del programma sono stati i filmati girati in Russia e in Ucraina, da Andrea Sceresini e Daniele Piervincenzi; davvero molto interessanti perché, raccontando la vita quotidiana, i sistemi di reclutamento, l'addestramento dei soldati, la povertà di molte regioni, fanno capire quanto Vladimir Putin persegua un disegno criminale.
La parte finale era dedicata ai giovani, alle loro proteste a partire dall'occupazione della facoltà di Scienze Politiche. Come tutti i programmi firmati da Alessandro Sortino, anche questo pecca di lunghezza e confusione, di affastellamento, di troppa carne al fuoco.
Alla fine, la visione diventa un'esperienza di pura resistenza. Per ora Che c'è di nuovo non dimostra particolare originalità e D'Amico deve imparare a fare domande più brevi.
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