arbore boncompagni sergio caputo

ARBORE ALL’ATTACCO! - ‘HA RAGIONE SERGIO CAPUTO: LA MUSICA VIENE UCCISA DALLE RADIO SENZA DJ. TRASMETTONO SOLO PLAYLIST DECISE DALLE MAJOR. DIFFICILE ASCOLTARE UN BUON PRODOTTO, ORIGINALE. NON CI SONO PIÙ QUELLI CHE SCELGONO IN AUTONOMIA LA BUONA MUSICA E POI SANNO LANCIARLA NEI PROGRAMMI, SPIEGANDOLA AGLI ASCOLTATORI. L'ULTIMO DJ È STATO FIORELLO, FORSE RESISTE ANCORA GEGÈ TELESFORO. MA SU UNA COSA NON SONO D’ACCORDO CON CAPUTO…’

 

Renzo Arbore per www.leggo.it

gianni boncompagni renzo arbore

 

Ha ragione Sergio Caputo. Le radio oggi trasmettono musica omologata dalle major: difficile ascoltare un buon prodotto, originale, che non risponda soltanto a logiche commerciali.

 

Sembra di rivivere il periodo dei miei esordi radiofonici, quando debuttai con una trasmissione intitolata Le cenerentole. Ma in voce non c'ero io: i testi venivano letti da un annunciatore, le canzoni da trasmettere erano decise - prima- da altri e andavano speakerate insieme agli autori e all'orchestra.

gianni boncompagni e renzo arbore all universita la sapienza

 

Oggi, come allora, bisogna mandare in onda le playlist indicate dalle major, spesso si ascoltano dischi di autori stranieri non proprio esaltanti a discapito di interpreti italiani molto interessanti. Posso comprendere quindi il grido di dolore di Sergio Caputo nell'intervista pubblicata ieri da Leggo.

 

Ma la verità è anche un'altra: non ci sono più i Dj, quelli che scelgono in autonomia la buona musica e poi sanno lanciarla nei programmi, spiegandola agli ascoltatori. L'ultimo Dj è stato Fiorello, forse resiste ancora Gegè Telesforo anche se non si occupa proprio di musica. Per il resto, calma piatta.

arbore marenco bracardi boncompagni

 

Eppue i Dj radiofonici sono fondamentali per rompere gli schemi, come facemmo dai 1965 in poi il sottoscritto e Gianni Boncompagni. Chiedemmo e ottenemmo da un dirigente Rai illuminato e innovatore come Leone Piccioni, di rompere le regole. Nacquero trasmissioni come Bandiera Gialla e poi Alto gradimento. Decidemmo di lanciare quella che allora eRa l'altra musica: il beat, il rock, le canzoni d'autore. C'era tanta buona Italia nella nostra programmazione: così vennero fuori artisti come Patty Pravo, Lucio Battisti, Giorgio Gaber, Paolo Conte, Enzo Jannacci, Primitive, Equipe 84.

gianni boncompagni renzo arbore roberto d agostino

 

Chiedete a Francesco De Gregori, ad esempio. Vi dirà che la vivacità del movimento musicale italiano deve molto ad una trasmissione radiofonica della Rai, Il discobolo, che selezionava musica d'autore e di valore. Forse, senza la spinta di una radio fuori dagli schemi, non avrebbero avuto successo Fabrizio De Andrè, Lucio Dalla, Toto Cotugno, perfino Caparezza o Sergio Cammariere.

sergio caputo 4

 

Su una cosa invece non sono d'accordo con il parere espresso da Sergio Caputo nell'intervista rilasciata a Leggo: non è vero che scimmiottiamo troppo gli americani. Anzi, credo che la produzione italiana da tempo sia di personalità e non più succube degli States. Piuttosto c'è troppo rap in radio. E i rarissimi Dj, autentiche mosche bianche, vengono sommersi pure dai prodotti imposti dai talent. Ma spero in un ritorno al futuro, in una radio che sappia rimettersi in gioco e annusare le vere tendenze, anticipare quello che accade musicalmente all'estero ma anche a casa nostra. Spero che sulla radio sventoli una nuova e impertinente Bandiera Gialla.         

francesco de gregorifrancesco de gregori lucio dallafrancesco de gregori de andresergio caputo 1

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