CHI LE CANTERA’ OGGI ALLA MELONI? – GIORGIA MELONI NON NASCONDE LA SUA INSOFFERENZA PER IL CONCERTONE DEL 1 MAGGIO, SIMBOLO DELLA SINISTRA. NOVE ORE DI MUSICA DAL VIVO, 50 ARTISTI, UNA DIRETTA INCONTROLLABILE E IL TIMORE (QUASI LA CERTEZZA) PER IL GOVERNO CHE SI MATERIALIZZI UN NUOVO CAS0 SANREMO, CON GLI APPELLI A FAVORE DEI DIRITTI LGBTQ+ E GLI ATTACCHI POLITICI – DA PALAZZO CHIGI CI SAREBBERO STATI CONTATTI CON I DIRIGENTI RAI PER “CONTROLLARE” L'EVENTO MA... VIDEO
QUESTO È IL VECCHIO FEDEZ. BENTORNATO TI STAVAMO ASPETTANDO! ? #sanremo2023 #fedez #fedezsanremo2023 @Fedez #sanremo pic.twitter.com/2vBmSavXzv
— Debs (@DebyenzoDeborah) February 8, 2023
Estratto dell’articolo di Ilario Lombardo per “La Stampa”
concertone piazza san giovanni
«Le piacerebbe!». Questa la reazione, risentita e sarcastica, quando in Cgil commentano la nota pubblicata ieri da Giorgia Meloni, e quel passaggio in particolare: «Se Maurizio Landini pensa davvero che sia diseducativo lavorare il Primo maggio, allora il concerto la triplice dovrebbe organizzarlo in un altro giorno».
Un palco, una diretta televisiva, artisti a ruota libera, voglia di diritti, urla, slogan, applausi, tre canali Rai, tra radio e tv, più Raiplay a disposizione. L'incubo Sanremo agli occhi della premier torna a materializzarsi nel Concertone di piazza San Giovanni, immancabile e tradizionale appuntamento per le sfide al governo e le polemiche politiche.
I sospetti del sindacato sono diventati certezza tra gli organizzatori dopo la risposta della presidente del Consiglio al segretario della Cgil, che aveva liquidato il Consiglio dei ministri convocato nel giorno della Festa dei lavoratori come una scelta inopportuna e di pura propaganda. Una festa, ricordava Landini, che è tornata nel 1947 in Italia, perché era stata abolita dal regime fascista.
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Esattamente un anno fa, da semplice leader di Fratelli d'Italia, Meloni organizzò una Conferenza programmatica di tre giorni che si concluse il primo maggio 2022 con un concerto, diretto da Beatrice Venezi, dedicato – parole della futura premier – «ai lavoratori e alle lavoratrici non garantiti e non rappresentati dalla triplice sindacale».
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Vocaboli e ossessioni che ritornano oggi. E che si spiegano anche con la storica insofferenza della destra per il concerto simbolo della sinistra italiana. L'imprevedibilità di cosa verrà detto dal palco di San Giovanni è un tema che Meloni non sottovaluta. Attorno a lei non si nasconde come venga vissuto con un certo fastidio, soprattutto dopo quello che è successo a febbraio, al festival di Sanremo. Gli appelli a favore dei diritti Lgbtq+, gli attacchi del rapper Fedez al viceministro Galeazzo Bignami, il bacio con il cantante Rosa Chemical: la premier se n'è interessata personalmente, criticando l'edizione di quest'anno persino in un colloquio a Palazzo Chigi con l'amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes.
Il 25 aprile è appena passato, e solo i doveri di governo hanno imposto a Meloni e ai suoi le celebrazioni di una festa a cui non hanno mai sentito di appartenere. Ora i timori della destra sono tutti rivolti alla line up del concerto di oggi, altro pezzo importante di quell'egemonia che i meloniani vivono come tabù da abbattere.
Nove ore di musica dal vivo, circa 50 artisti presentati da Ambra Angiolini e Biggio, una diretta incontrollabile, con piccole pause per i telegiornali e i momenti clou quando di solito lo share è ai massimi. Parleranno anche il fisico e scrittore Carlo Rovelli, il drammaturgo Stefano Massini. Due anni fa fu sempre Fedez a far esplodere un caso, quando denunciò pubblicamente i tentativi della Rai e della Lega di controllare il suo intervento a favore del ddl Zan.
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Difficile che con un governo così a destra, così orgogliosamente schierato contro la domanda di maggiori diritti per le coppie omosessuali, il concerto non regali qualche dispiacere alla premier. Difficile che non arrivino messaggi contro il precariato, contro il decreto appena approvato, contro l'esaltazione della famiglia tradizionale, contro le leggi sui migranti e anti-Ong, e magari anche contro l'invio delle armi all'Ucraina.
A Palazzo Chigi se lo aspettano, tra i partiti della coalizione di governo lo danno per certo. E già sono pronti, irritati al punto giusto. Lucio Malan, capogruppo in Senato di FdI, per esempio: «Con il governo Meloni è cambiata la musica. Probabilmente non quella del concerto di domani, che sembra sia l'unica cosa interessi ai sindacati».
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A Roma è prevista pioggia. Il centrodestra ci spera. Da quanto confermano fonti di maggioranza, ci sarebbero stati anche contatti con i dirigenti Rai, ma è stato spiegato che non si può fare nulla. Meglio evitare altre accuse di tentata censura. Artisti e cantanti diranno quello che vogliono.