pane burlesque chiatti impacciatore

IL CINEMA DEI GIUSTI - ECCOLE LE RAGAZZE DEL BURLESQUE: CHIATTI-IMPACCIATORE SI SPOGLIANO (POCO) IN UN FILM MOLTO SCONCLUSIONATO

Marco Giusti per Dagospia

Pane e burlesque di Manuela Tempesta.

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Eccole le ragazze del burlesque! Eccolo il cinema comico al femminile, scritto, diretto e interpretato tutto da ragazze! Laura Chiatti e Sabrina Impacciatore sono le protagoniste, con la maggiorata Giovanna Rey, e la co-sceneggiatrice Michela Andreozzi di questo “Pane e Burlesque”, opera prima di Manuela Tempesta su soggetto originale di Massimiliano Bruno. Storia di un gruppo di ragazze in un paesino della Puglia, ovvio c’è di mezzo la Apulia Film Commission, che decidono di rispondere alla crisi che tocca tutti, a cominciare dai loro mariti, operai o bottegai che siano, con il burlesque.

Così troviamo la Chiatti in versione miope e dimessa, che aiuta il marito Edoardo Leo in versione baffuta nel suo negozio di sartoria, la Andreozzi, sposata con un operaio specializzato senza lavoro, anche lei sarta, e la Rey, barista vistosa del paese, che decidono di seguire la capocomica di burlesque Mimi La Petite, cioè Sabrina Impacciatore, già figlia del defunto proprietario di una fabbrica di ceramiche, nella professione artistica di nascosto da tutti, a cominciare dai mariti. La verità verrà poi a galla, ma anche la comprensione della cittadinanza. Beh.

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Diciamo che ho provato a trovare in tutti i modi un qualsiasi appiglio. Sì, sono belle ragazze, ma ognuna recita per conto suo, come se non ci fosse alcuna impostazione registica. Sì c’è il burlesque, ma a parte qualche mossa, le coreografie di Grace Hall sono utilizzate al minimo e non si vede nulla o quasi delle ragazze, se non con grandi totali con qualche seno di fuori. Si ride? Mah, insomma… solo quando appare la grande Mariolina De Fano, caratterista storica pugliese, che si mangia tutte.

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 L’Impacciatore esagera imitando un po’ Franca Valeri un po’ non si sa chi, la Chiatti è fuori parte e se dovrebbe essere la protagonista, gran parte del suo ruolo sembra eliminato. La Rey, non finissima ma di bella grinta, scompare a un  certo punto senza che se ne sia capito il perché. Inutile domandarsi poi perché tutti, ma proprio tutti, a parte Laura Chiatti che parla umbro, fingono di parlare in pugliese da cinema comico al gusto Apulia Film Commission, con effetti disastrosi, specialmente quando poi abbiamo di fronte a loro una professionista della comicità pugliese come Mariolina De Fano.

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Mettiamoci anche una Caterina Guzzanti buttata lì come sindacalista e qualche ruolo maschile assolutamente sbagliato, Edoardo Leo, al suo quarto film in quattro mesi, che non sa come impostare il suo personaggio di marito, totalmente irrisolto, Marco Bonini che non apre mai bocca. E’ stracult? Mah, sembra solo un film con una buona fotografia di Alessandro Pesci e il montaggio del bravo Patrizio Marone, quello di “Gomorra – la serie” per intenderci, che non ha mai un centro, una struttura, una giustificazione delle scelte dei personaggi.

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E non capiamo come sia stato montato o rimontato, visto che molte delle foto di scena portano altre situazioni e sicuramente più pepe nelle inquadrature delle ragazze. Si rivalutano grandemente i Pio e Amedeo di “Amici come noi”, che almeno facevano ridere a tratti, ma anche l’esordio di Gabriele Pignotto, che una struttura bene o male ce l’aveva. Mi è costato 17 euro lunedì sera. Eravamo in cinque a vederlo a Roma al cinema Fiamma.

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