IL CINEMA DEI GIUSTI: CAVOLI A MERENDA! UNICO RIMASTO FRA TANTI POLIZIOTTI SPRINT E BEI TENEBROSI DEL CINEMA ITALIANO ANNI ‘70, LUC MERENDA, HA DECISO DI COSTRUIRSI UN DOCUMENTARIO, "PRETENDO L'INFERNO - PORTRAIT D'UN ACTEUR" - IL DOC, DIRETTO DA EUGENIO ERCOLANI, PASSA OGGI AL "BIFEST" DI BARI, E RACCONTA NON SOLO LA AVVENTURA CINEMATOGRAFICA ITALIANA DI MERENDA MA SOPRATTUTTO GLI ANNI FOLLI LEGATI AL POLIZIOTTESCO...
Marco Giusti per Dagospia
PRETENDO L'INFERNO - PORTRAIT D'UN ACTEUR
Unico rimasto fra tanti poliziotti sprint e bei tenebrosi del cinema italiano anni 70, Luc Merenda, che da qualche anno è tornato a vivere a Roma, dopo una lunga, lunghissima parentesi in Francia, ha deciso di costruirsi un documentario, questo "Pretendo l'inferno - Portrait d'un acteur" diretto da Eugenio Ercolani, che passa oggi al BiFest di Bari, che raccontasse non solo la sua avventura cinematografica italiana ma soprattutto gli anni folli legati al poliziottesco. Come scrisse ai bei tempi Gianni Buttafava, rispetto a Maurizio Merli o a Claudio Cassinelli, entrambi scomparsi molto presto, il modello Merenda nel genere non si distingue dell'abbigliamento, ma dalla fisionomia.
"La sua bellezza è da fumetto d'avventura, e come un eroe da fumetto si offre impossibile alle più complicate e dure peripezie con sicurezza freddissima. Muscoloso e sportivo, marcatamente macho, la sua immagine tutta d'un pezzo e un po' vuota, quasi bidimensionale, gli permette spericolate metamorfosi: gangster, commissario, brigatista rosso, poliziotto democratico".
PRETENDO L'INFERNO - PORTRAIT D'UN ACTEUR
Luc nel nostro cinema anni 70 è stato trattato come un fumetto. Bello, elegante, sempre con una scena di nudo a ribadirne la fisicità. Non a caso diventò protagonista di un eurospy celebre, "OSS 117 prends des vacances" di Pierre Kalfon grazie alle foto di nudo di un magazine gay americano, "After Dark". Oggi, malgrado l'età, Luc si permette ancora di aprire il film sotto la doccia.
Quel che viene fuori dai suoi racconti è la follia del cinema del tempo. I problemi fra star, vere e proprie bizzose primedonne, da Alain Delon a Steve McQueen a Tomas Milian, che non voleva Luc in scena assieme a lui, la serietà delle maestranze e dei tecnici, i nostri grandi stuntmen come Massimo Vanni e Ottaviano Dell'acqua, i 160 film montati da Eugenio Alabiso ('Il cinema èil cinema. Non c'èserie A e serie B").
PRETENDO L'INFERNO - PORTRAIT D'UN ACTEUR
E ovviamente i nostri registi. Ormai tutti così invecchiati, Sergio Martino e Enzo G. Castellari, autori di una stagione memorabile del cinema italiano. "Stava per diventare un'industria", ci dice Ernesto Gastaldi, geniale sceneggiatore di thriller, western, gialli e polizieschi. "Invece poi è finita male".
Proprio Gastaldi ci apre il sipario sul vero problema del nostro cinema così forte negli anni 60 e 70 e poi distrutto un po' da sé stesso un po' dalla concorrenza americana tra la fine degli anni 70 e i primi 80. Rimane qualcosa di quel momento memorabile, ormai sempre più lontano. Ma devo dire che Luc sembra aver attraversato tutta quella follia sia allora, nei momenti di splendore, che dopo, negli anni della crisi, che ora, da signore di una certa età, con la stessa nonchalance, la stessa divertita eleganza, lo stesso sguardo ironico.
Non si è mai sentito né si è mai considerato una star. A differenza dei tanti che ci hanno creduto fin troppo e sono rimasti stritolati dalla fine di quel cinema. E oggi ci riporta abbastanza intatta l'immagine di tutto un cinema suo e dei tanti tecnici dietro la macchina da presa che molto si è divertito a fare film di ogni tipo non pensando troppo.
Un mondo dove si poteva finire in un porno di Joe D'Amato inavvertitamente, dove un regista importante come Giuseppe Patroni Griffi gli propone un irrealizzabile, per i tempi, James Bond gay. Dove il massimo sgarro che si può fare a Merli è tagliargli i baffi. Luc attraversa tutto questo e altre follie, penso a "Action" di Tinto Brass, col suo solito sorriso beffardo. Quello di oggi. Chissà se ci ha mai creduto...
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