COME TI CUCINO LA TV - TORNA “MASTERCHEF”, E PROMETTE “MENO PIANTI E PIÙ PIATTI”. MA È CHIARO CHE GLI AUTORI NON POSSONO CHE PUNTARE SUI CASI UMANI - I PASTICCERI DI RAI2: “INQUISITORI DELLA MERINGATA”
1 - MASTERCHEF 4: “QUEST’ANNO MENO PIANTI E PIÙ PIATTI”
Claudia Casiraghi per “Libero quotidiano”
Gioiscano gli orfani di X Factor, quanti credevano di essere condannati all’indolenza da tristi giovedì sera ormai scevri di proposte. Sky Uno di chiudere le porte all’intrattenimento autoprodotto non ne vuole sapere e, come a rimarcare la propria supremazia in ambito televisivo, trascina il suo pubblico in un passaggio di testimone destinato a concludersi questa sera alle 21.10. Quando le luci torneranno a risplendere sopra i fornelli d’acciaio delle cucine di Masterchef, ora governate da una sorta di marcia militare.
«Meno piagnistei, più talento», il canto propiziatorio che accompagna l’inizio della quarta edizione di Masterchef Italia ricorda vagamente un imperativo e, come tale, porta con sé un intento ben preciso, quello di catalizzare l’attenzione dello spettatore sul piatto, non su chi l’ha creato. Per quanto intriganti possano essere i concorrenti, per quanto cioè le Rachida di turno facciano gioco alla trasmissione, «non bisogna dimenticarsi che i protagonisti sono i piatti, non le figure che ci si nascondono dietro», taglia corto Carlo Cracco, l’aria più bonaria, lo sguardo meno corrucciato che in passato.
E a fargli l’eco intervengono tutti, dai compagni di giuria ai volti della produzione. Eppure, a ben guardarli, i primi estratti dei live cooking indicano tutto fuorché la mancanza di personaggi sapientemente scelti. Un informatico galvanizzato da focaccia e catechismo, un camionista abile col forno, una donna decisa ad aprire un ristorante su un pino e una ragazza il cui secondo nome, con tutta probabilità, è «Ansia»: il parterre di concorrenti o aspiranti tali sembra assortito con cura quasi maniacale, bilancio perfetto di bravura, psicosi e divertimento.
Come ogni anno, infatti, le selezioni dei venti fortunati che potranno poi darsi battaglia tra i fuochi di Masterchef lasciano intravedere insieme all'esistenza di grandi talenti culinari quella di grandi egomaniaci, sinceramente convinti che sotto il proprio grembiule batta il cuore redivivo del Pellegrino Artusi. E, in questi casi, parecchi sui 18mila esaminati quest’anno, l'effetto seduta psichiatrica è assicurato, oltre cha agognato.
I tre giudici dopotutto ben si prestano ai giochi delle telecamere, e nella fase dei casting racchiusa nelle prime due puntate (in onda questa sera e a Natale) l’elemento comico certo non guasta. Preludio com’è di una cattiveria intransigente pronta a manifestarsi in tutta la sua grandezza con l’inizio della competizione.
«Ma quest’anno è Barbieri quello cattivo», giura Cracco scatenando la furia immaginifica di Joe Bastianich che, con quell’italiano cacofonico ormai assurto a simbolo del suo essere, non esita a ribattezzarlo «piccola iena inca**ata», pronta a mordere alla gola i venti chef amatoriali che tra esterne e mistery box si giocano i 100mila euro di premio finale, insieme alla possibilità di trasformare la propria vita forti solo di un piatto ben fatto.
Immune a battute, Barbieri non si scompone e, celando un sorriso dietro il suo accento emiliano, punta alla serietà raccontando di un Masterchef più gastronomico, in cui «la cucina emerge in tutto il suo splendore» nonostante l’età dei concorrenti. Masterchef Italia 4 annovera infatti tra le sue fila orde di under 30, tanto incoscienti quanto dotati. Forse sublimazione finale di una passione che ha avviluppato il Belpaese da che i tre giudici fecero la loro prima apparizione nelle case, convincendo i bambini a scegliere la carriera di chef anziché quella di calciatore o astronauta.
2 - GLI INSOSTENIBILI INQUISITORI DI TORTE E MERINGHE VARIE
Nanni Delbecchi per "il Fatto quotidiano"
serata oxfam caterina balivo
CATERINA BALIVO
Il sogno del masterchef genera mostri. Non basta più cucinare, non basta più avere trasformato le lasagne al forno in un affare di Stato; oggi lo chef è sempre più specializzato, come il cretino di Flaiano. Ovunque ti volti, ce n'è uno più specializzato degli altri: l’unto (e bisunto) del Signore, il re del barbecue, il samurai dello spiedo, il Grande Puffo del bagnomaria... Ma il culmine, chissà perché, si raggiunge nei dolci. Se è vero il vecchio adagio secondo cui chi è goloso ha bisogno di affetto, il telespettatore medio è messo peggio di Scrooge.
Stampo ricco mi ci ficco; e così dopo il Bake off della Parodi, i Dolci dopo il Tg di Antonella Clerici e Il boss delle torte, nella disputa è intervenuta con la sua proverbiale autorevolezza Caterina Balivo a condurre Il più grande pasticcere (stasera la semifinale su Raidue), versione nostrana del francese Qui sera le prochain grand pâtissier? Magari le torte fossero format. Non ci sarebbe da rompersi troppo la testa, visto che per considerare un format originale basta prendere l'ennesimo nugolo di cucinieri in competizione e mandarli davanti all’ennesimo tribunale di professionisti affermati.
Si dice che i talent show vadano valutati dalla giuria, e c’è del vero. Non per nulla i due migliori esemplari della stagione (X Factor e Tale e quale) avevano in comune una giuria affiatata, allegra e autoironica. Bene, in Il più grande pasticcere accade tutto il contrario La Trimurti di esperti – Luigi Biasetto, Leonardo Di Carlo e Roberto Rinaldini – imita pedissequamente “i duri” di Masterchef; facce tetre, espressioni truci, arie patibolari.
Strana scelta la prona clonazione, in uno show che vorrebbe esaltare la creatività, anche se poi i tre vanno decisamente oltre i loro modelli, fino a instaurare nello show un autentico clima di terrore. Quando i malcapitati concorrenti si presentano con i loro manufatti, in silenzio e a capo chino, sembra di stare al Tribunale della Santa Inquisizione.
Con gesto lento e solenne il Grande elemosiniere del profiterol soppesa la crema pasticcera, assapora la mousse, poi scuote la testa. Così non va. Poveretto, non andrai mai lontano. Pèntiti, e sii te stesso. A nulla serve avere ribattezzato la crostata un nome evocativo, tra Maurizio Cattelan e Teodosio Leosito, come “Le stagioni del lampone” o “La delicatezza e la fragranza”.
benedetta parodi foto lapresse
Tra un verdetto e l’altro del sant’Uffizio il telespettatore trepida, si fa il segno della Croce e prega per i poveri peccatori affinché gli vengano almeno risparmiate le pene corporali. Però poi si chiede; ma che razza di dessert possono venire fuori in un clima come questo, dove gli ingredienti principali sono l’ansia e la contrizione?
Ma questi inquisitori della meringata non hanno mai sentito nominare Il pranzo di Babette, o anche solo visto Lezioni di cioccolato? Qui l’unica lezione di vita arriva da Caterina Balivo, il cui compito consiste nel rincuorare i proveri peccatori, assaggiare i loro manicaretti e per il resto restarsene impalata in minigonna.
Al che uno si richiede; ma per quale motivo uno dovrebbe fare il pasticcere, mestiere in cui prima ti spacchi il culo e poi vieni trattato pubblicamente a pesci in faccia? La Balivo, lei sì che ha capito tutto della vita, e soprattutto della Tv. Più ti dai da fare, più ti tirano le pietre; meno fai, e più ti applaudono.