RAI, DI TUTTO DI PUS - LA COMMISSIONE DI DEPUTATI E SENATORI BOCCIA LA RIFORMA DELL’INFORMAZIONE DI GUBITOSI, CHE PREVEDE L’ACCORPAMENTO DELLE SETTE TESTATE IN DUE SOLE NEWSROOM - LA POLITICA NON VUOLE MOLLARE LA PRESA SU VIALE MAZZINI

Aldo Fontanarosa per “la Repubblica”

 

Luigi GubitosiLuigi Gubitosi

La Commissione di deputati e senatori che vigila sulla Rai rimanda al mittente la riforma Gubitosi dei telegiornali. Un voto a larga maggioranza forse già oggi chiederà modifiche sostanziali al progetto del direttore generale di Viale Mazzini, desideroso di accorpare le sette testate del servizio pubblico in due sole newsroom , multimediali e integrate.

 

E lui, Gubitosi, non accetta questo sgambetto sul traguardo: «Il nostro piano — dice — è un atto serio e moderno che avvicinerebbe la Rai alle migliori emittenti europee. Eppure incontriamo grandi, tenaci resistenze. Di fronte abbiamo il “pc”. Il partito della conservazione, che unisce una parte del sindacato a una parte della politica. Il loro obiettivo è l’immobilismo ».

LUIGI GUBITOSI IN VERSIONE BLUES BROTHER ALLA FESTA DI DESIREE COLAPIETRO FOTO DA IL MESSAGGERO LUIGI GUBITOSI IN VERSIONE BLUES BROTHER ALLA FESTA DI DESIREE COLAPIETRO FOTO DA IL MESSAGGERO

 

«Il “pc” non riuscirà a fermarci — assicura il direttore generale — perché c’è una cosa più forte di tutti gli eserciti. È quell’idea il cui momento è ormai giunto. Lo scriveva Victor Hugo ed io, umilmente, sono d’accordo: il tempo della riforma è arrivato». Gubitosi dà battaglia, dunque, malgrado abbia già centrato una vittoria parziale. In una lettera alla Vigilanza, il direttore generale scrive di «rispettare le prerogative » del Parlamento, ma chiede anche che il Parlamento rispetti «l’autonomia » della sua azienda («Tutti vogliono Viale Mazzini liberata dai partiti, ma poi si comportano nel modo opposto », spiega).

 

Ora la frase “autonomia della Rai” — così cara a Luigi Gubitosi — compare finalmente al punto 17 della nuova risoluzione che la Vigilanza vota oggi. Un riconoscimento che non rassicura il Dg: «L’Italia ha bisogno di modernità e la Rai, anche. In nome della nostra autonomia, rifiuto di essere sospinto su un binario morto. Quello del rinvio».

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

 

La risoluzione della Vigilanza, però, sembra mossa anche da ragioni ideali. La parola “pluralismo” è la stella polare dei deputati e senatori che la utilizzano a ripetizione, convinti che le due newsroom unitarie di Gubitosi non potranno raccontare le mille anime e i mille colori della nostra Italia. Per questo la risoluzione invoca «una revisione del progetto predisposto dal direttore generale con l’obiettivo di garantire il pluralismo e l’identità editoriale delle singole testate giornalistiche».

 

Il direttore generale obietta anche su questo: «Il 17 dicembre, Mary Hockaday della televisione pubblica inglese, la Bbc, è stata sentita dai parlamentari della Vigilanza. E in audizione miss Hockaday ha spiegato bene che l’unificazione dell’informazione ha procurato grandi vantaggi agli inglesi, in termini di risparmio e pluralismo. Peccato che alcuni nostri parlamentari queste cose non le abbiano volute sentire.

 

RAI di viale Mazzini RAI di viale Mazzini

La Bbc ha avviato questa riforma esattamente 20 anni fa. Venti anni fa. Ora, anche noi immaginiamo di impiegare del tempo prima di arrivare all’obiettivo finale, che è quello di una sola newsroom, di una redazione unica per tutta l’informazione. Però vogliamo iniziare subito. Adesso. A Parigi, France 2 è partita dopo di noi nell’accorpamento delle redazioni, ma ci ha superato nell’attuazione del piano ».

 

Se dunque il Parlamento italiano tenta lo sgambetto a Gubitosi, resta da capire quale sia l’atteggiamento del premier Renzi e del ministro dell’Economia Padoan, azionista della Rai: «Li sento al mio fianco — assicura Gubitosi — chi ricopre certe responsabilità sa bene che i problemi vanno affrontati per tempo. Le aziende che hanno fronteggiato i problemi all’ultimo momento hanno fatto tutte una brutta fine». Pensa all’Alitalia? «L’elenco nel nostro Paese è bello lungo, purtroppo... ».

 

L’informazione non è il solo motivo di lite tra la Rai e la Vigilanza, che pone anche il problema del nuovo Contratto di Servizio. Il Contratto stabilirà gli impegni della televisione pubblica con lo Stato e con gli italiani per i prossimi tre anni. Il testo è pronto, la Vigilanza ha espresso il suo parere, ma poi la pratica si è impantanata. Gubitosi, perché lei non vuole firmare il Contratto? Le pare corretto?

ANNA MARIA TARANTOLA FEDELE CONFALONIERI ANNA MARIA TARANTOLA FEDELE CONFALONIERI

 

«Sono pronto a farlo anche domani», è il dg solleva la penna a volerlo confermare. «Chiedo solo che il Contratto tenga conto di un dettaglio, chiamiamolo così: il governo ci ha tolto dei soldi». Sono 150 milioni di canone l’anno scorso ed altri 87, quest’anno. «Le sembra una cosa che può essere dimenticata? Desideriamo che il nuovo Contratto ne tenga conto quando fissa i nostri impegni. Tutto qui».

 

Ultimi Dagoreport

almasri giorgia meloni carlo nordio

DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA INDISTURBATO IN EUROPA? AVEVA UN PASSAPORTO FASULLO O UN VISTO SCHENGEN? E IN TAL CASO, PERCHÉ NESSUN PAESE, E SOPRATTUTTO L’ITALIA, SI È OPPOSTO? - LA TOTALE ASSENZA DI PREVENZIONE DA PARTE DEGLI APPARATI ITALIANI: IL MANDATO DI ARRESTO PER ALMASRI RISALE A OTTOBRE. IL GENERALE NON SAREBBE MAI DOVUTO ARRIVARE, PER EVITARE ALLA MELONI L’IMBARAZZO DI SCEGLIERE TRA IL RISPETTO DEL DIRITTO INTERNAZIONALE E LA REALPOLITIK (IL GOVERNO LIBICO, TRAMITE ALMASRI, BLOCCA GLI SBARCHI DI MASSA DI MIGRANTI) – I SOSPETTI DI PALAZZO CHIGI SULLA “RITORSIONE” DELLA CPI E IL PASTROCCHIO SULL’ASSE DEI SOLITI TAJANI-NORDIO

pier silvio giampaolo rossi gerry scotti pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E L'INGAGGIO DI GERRY SCOTTI COME CO-CONDUTTORE DELLA PRIMA SERATA DI SANREMO NE È LA PROVA LAMPANTE - CHIAMARE ALL'ARISTON IL VOLTO DI PUNTA DI MEDIASET È IL SEGNALE CHE IL BISCIONE NON FARÀ LA GUERRA AL SERVIZIO PUBBLICO. ANZI: NEI CINQUE GIORNI DI SANREMO, LA CONTROPROGRAMMAZIONE SARÀ INESISTENTE - I VERTICI DELLA RAI VOGLIONO CHE IL FESTIVAL DI CARLO CONTI SUPERI A TUTTI I COSTI QUELLO DI AMADEUS (DA RECORD) - ALTRO SEGNALE DELLA "PACE": IL TELE-MERCATO TRA I DUE COLOSSI È PRATICAMENTE FERMO DA MESI...

elon musk sam altman

NE VEDREMO DELLE BELLE: VOLANO GIÀ GLI STRACCI TRA I TECNO-PAPERONI CONVERTITI AL TRUMPISMO – ELON MUSK E SAM ALTMAN HANNO LITIGATO SU “X” SUL PROGETTO “STARGATE”. IL MILIARDARIO KETAMINICO HA SPERNACCHIATO IL PIANO DA 500 MILIARDI DI OPENAI-SOFTBANK-ORACLE, ANNUNCIATO IN POMPA MAGNA DA TRUMP: “NON HANNO I SOLDI”. E IL CAPOCCIA DI CHATGPT HA RISPOSTO DI PETTO AL FUTURO “DOGE”: “SBAGLI. MI RENDO CONTO CHE CIÒ CHE È GRANDE PER IL PAESE NON È SEMPRE OTTIMALE PER LE TUE COMPAGNIE, MA NEL TUO RUOLO SPERO CHE VORRAI METTERE PRIMA L’AMERICA…” – LA GUERRA CIVILE TRA I TECNO-OLIGARCHI E LE MOSSE DI TRUMPONE, CHE CERCA DI APPROFITTARNE…

donald trump elon musk jamie dimon john elkann

DAGOREPORT – I GRANDI ASSENTI ALL’INAUGURATION DAY DI TRUMP? I BANCHIERI! PER LA TECNO-DESTRA DEI PAPERONI MUSK & ZUCKERBERG, IL VECCHIO POTERE FINANZIARIO AMERICANO È OBSOLETO E VA ROTTAMATO: CHI HA BISOGNO DEI DECREPITI ARNESI COME JAMIE DIMON IN UN MONDO CHE SI FINANZIA CON MEME-COIN E CRIPTOVALUTE? – L’HA CAPITO ANCHE JOHN ELKANN, CHE SI È SCAPICOLLATO A WASHINGTON PER METTERSI IN PRIMA FILA TRA I “NUOVI” ALFIERI DELLA NEW ECONOMY: YAKI PUNTA SEMPRE PIÙ SUL LATO FINANZIARIO DI EXOR E MENO SULLE VECCHIE AUTO DI STELLANTIS (E ZUCKERBERG L'HA CHIAMATO NEL CDA DI META)

antonino turicchi sandro pappalardo armando varricchio nello musumeci ita airways

DAGOREPORT – DA DOVE SPUNTA IL NOME DI SANDRO PAPPALARDO COME PRESIDENTE DELLA NUOVA ITA “TEDESCA” BY LUFTHANSA? L’EX PILOTA DELL’AVIAZIONE DELL’ESERCITO È STATO “CALDEGGIATO” DA NELLO MUSUMECI. IL MINISTRO DEL MARE, A DISPETTO DEL SUO INCARICO, È MOLTO POTENTE: È L’UNICO DI FRATELLI D’ITALIA AD AVERE I VOTI IN SICILIA, ED È “MERITO” SUO SE SCHIFANI È GOVERNATORE (FU MUSUMECI A FARSI DA PARTE PER FAR CORRERE RENATINO) – E COSÌ ECCO CHE IL “GIORGETTIANO” TURICCHI E L’AMBASCIATORE VARRICCHIO, CARO A FORZA ITALIA, SONO STATI CESTINATI…

friedrich merz donald tusk giorgia meloni trump emmanuel macron olaf scholz mario draghi

C’ERA UNA VOLTA IL TRENO PER KIEV CON DRAGHI, MACRON E SCHOLZ. ORA, COMPLICE IL TRUMPISMO SENZA LIMITISMO DI GIORGIA MELONI, L’ITALIA È SPARITA DALLA LEADERSHIP DELL’UE - LA DUCETTA PREFERISCE ACCUCCIARSI AI PIEDI DI WASHINGTON (CHE VUOLE VASSALLI, NON ALLEATI ALLA PARI) CHE RITAGLIARSI UN RUOLO IN EUROPA - FRIEDRICH MERZ, PROBABILE NUOVO CANCELLIERE TEDESCO, HA "ESPULSO" L'ITALIA DAL GIRO CHE CONTA: A CHI GLI HA CHIESTO QUALE PAESE ANDREBBE AGGIUNTO A UN DIRETTORIO FRANCO-TEDESCO, HA CITATO LA POLONIA, GUIDATA DAL POPOLARE DONALD TUSK (NEMICO NUMERO UNO DEL PIS DI MORAWIECKI E KACZYNSKI, ALLEATI DELLA DUCETTA IN ECR) - “I AM GIORGIA” SOGNAVA DI ESSERE IL “PONTE” TRA USA E UE E SI RITROVA A FARE LA CHEERLEADER DELLA TECNO-DESTRA DI MUSK E TRUMP…