CONOSCETE I “MASKER”? NON SONO TRANS NE’ TRAVESTITI MA UOMINI-BAMBOLA CHE INDOSSANO CORPI E MASCHERE DI DONNE IN SILICONE, SI INCONTRANO SUI SOCIAL E SI MOSTRANO ALL’ANNUALE CONVENTION DI MINNEAPOLIS
Nina Strochlic per “Daily Beast”
Quando il 71enne Robert si guarda allo specchio - e lo fa spesso quando si traveste - vede una bellissima donna bionda, voluttuosa nella sua canottiera gialla e alta sui tacchi. Il suo nome è Sherry e trascorre il tempo a farsi selfie nel cortile della casa di Orange County o in topless nella piscina a forma di maccherone.
Senza costume, Robert fa il costruttore, è divorziato e vive con sua figlia diciannovenne. Con il costume in lattice e la parrucca platinata, invece, diventa Sherry. Conduce una doppia vita: una con la famiglia e al lavoro con gli operai, l’altra privatissima, vestito da bambola, occasionalmente in giro con amici “cross-dresser” e “masker”.
Robert ha partecipato al documentario “My Strange Addiction: Men in Doll Suits”, insieme ad altri uomini che amano uscire dalla routine quotidiana trasformandosi in bambole, un tipo di mascheramento incompreso anche da molti travestiti. Robert ha cominciato 16 anni fa, dopo aver trovato dei vestiti femminili abbandonati in una proprietà.
Li indossò ma detestò la sua faccia truccata, allora optò per una maschera. Sette anni fa ha comprato un intero corpo in silicone da indossare presso “Femskin”, l’azienda che fornisce protesi di tutti i tipi ai clienti transgender. Costo: circa duemila dollari. L’esperienza è stata così illuminante che da allora Robert si traveste una volta a settimana e ha una pagina “Facebook” dove documenta la vita del suo alter ego Sherry.
Negli ultimi sette anni decine di uomini-Barbie giungono a Minneapolis per il consueto “Rubber Doll Rendezvous”, rivelando una comunità nutrita, che ha difficoltà ad essere accettata a casa. La convention dura due giorni e propone seminari su come comportarsi coi familiari, con gli amici, con i figli, e su come aggiustare e mantenere le maschere in lattice. Poi tutti al party. Il co-organizzatore si chiama John, lavora manovrando un muletto ed è padre di sei figlie.
Sono loro a fargli la manicure e a trasformarlo in Jennifer, una bambola mora in tuta di pelle. La sua passione ha provocato un divorzio e i servizi sociali gli hanno fatto spesso visita, considerando l’hobby pericoloso. Questi “masker” si tengono in contatto tramite i social network e il sito “dollspride.com”. Molti di loro non raccontano nulla alle famiglie, vivono custodendo il segreto,e non sono sempre i benvenuti presso le comunità LGBT.
Fanno paura. Talvolta sembrano usciti da un film dell’orrore. Dice Robert: «I travestiti mi considerano davvero strano, qualcuno pensa io sia un pervertito. Nemmeno io mi capisco. Vorrei sapere perché ho cominciato a farlo, perché continuo a farlo e perché è diventata un’ossessione”».