cristiano de andrè fabrizio de andrè

CRISTIANO RACCONTA FABRIZIO DE ANDRE’: “PAPÀ MI VOLEVA VETERINARIO DICEVA CHE CON IL MIO COGNOME FARE IL SUO MESTIERE NON SAREBBE STATO FACILE. HO VISSUTO CIRCONDATO DA UNA COMBRICCOLA DI PAZZI. VILLAGGIO SI TRASCINAVA MIO PADRE IN SCORRIBANDE NOTTURNE E POI FINIVANO SBRONZI AL MATTINO SUL DIVANO DI CASA MIA" – E POI FERRERI, DE GREGORI (“NON MI SPIEGAVO PERCHÉ ALICE GUARDASSE I GATTI. LUI, ALLA FINE, MI RISPOSE CON UNA CANZONE”) E LA FIGLIA FRANCESCA: “È UN MOMENTO DIFFICILE. MI AUGURO CHE RIESCA A METTERE LA TESTA A POSTO. PURTROPPO OGGI SI PUÒ AVERE SUCCESSO RACCONTANDO IL PEGGIO DI SE STESSI” – VIDEO

 

Alessandra Arachi per il “Corriere della Sera”

 

Cristiano De André, a che età ha capito che la musica sarebbe stata la sua vita?

cristiano de andrè

«A 12 anni. Mi chiudevo in camera e suonavo la chitarra, mi allenavo per ore. Poi grazie a una compagnia di ragazzi di Genova imparavo nuovi accordi, quelli che mio padre non mi voleva insegnare».

 

Perché non voleva?

«Diceva che con il mio cognome fare il suo mestiere non sarebbe stato facile. Avrebbe preferito che frequentassi veterinaria così mi sarei occupato dell'azienda agricola di Tempio Pausania. Io ho insistito, discutevamo. Poi alla fine mi ha iscritto al conservatorio di violino, però...».

 

Però?

«Non perdeva occasione per dirmi che sarebbe stato difficile, che avrei dovuto impegnarmi molto e aveva ragione. Per parecchi anni il paragone con lui è stato ineluttabile, a volte anche molto doloroso. Però alla fine sono contento di aver insistito. Ho prodotto sette album miei, sono riuscito a crearmi una mia solidità personale, quella di riuscire a fare musica e di vivere di questo, oggi è già tanto ».

fabrizio de andre e dori ghezzi fotografati da guido harari

 

Il ricordo più dolce di suo padre Fabrizio?

«Tanti. Uno è stato quando a sei anni mi ha regalato una chitarrina e con quella ho scritto la mia prima canzone, gliel'ho cantata e lui si è emozionato. Pensava, sperava, che finisse con quel gioco da bambino. Invece a 18 anni ho fondato un gruppo di successo, "I tempi duri". Allora si è accorto che non scherzavo. Però il ricordo più importante che ho di lui è in età adulta».

 

Quale?

fabrizio de andre by guido harari

«L'ultimo tour, quello di Anime Salve. È stato il periodo più intenso che ho vissuto insieme a lui sia dal punto di vista professionale sia umano. Abbiamo avuto molto tempo per stare insieme, per parlarci come non avevamo mai fatto, per conoscerci meglio. Per fortuna c'è stato questo momento altrimenti oggi avrei il rimpianto di non averlo vissuto».

 

Dopo la scomparsa di suo padre ha deciso di prendere in mano il patrimonio delle sue canzoni, di riarrangiarle in chiave rock e di portarle in turné. Un'impresa ardita...

«Potevo essere una zappata sui piedi, ma ho voluto correre il rischio. È stato un modo per sentirmi io più vicino a lui e poi per tutti quanti per alleviare un po' la sua mancanza. L'ho fatto perché me lo aveva chiesto lui, nell'ultimo tour».

 

Cosa le aveva chiesto?

«Di dare una mia interpretazione alle cose che aveva fatto. Poi quando è scomparso ho pensato che come figlio avevo una responsabilità che andava oltre la musica».

 

Cosa ha sentito

FABRIZIO CRISTIANO DE ANDRE

«Con la mia visione di musicista ho dato l'opportunità di poter riascoltare le sue opere. Oggi più che mai abbiamo il bisogno di rileggere chi ha visto più in alto di noi. Di riascoltare opere che ci danno uno spunto di riflessione sul mondo e uno sguardo più umano con il quale osservarlo. Viviamo in un periodo in cui è difficile dire qualcosa di nuovo rispetto a tutto quello che è stato già scritto. E il vero pericolo che corriamo è di dimenticare. C'è troppo qualunquismo in giro, distrazione».

 

Ha trasformato in un film «Storia di un impiegato», un disco che suo padre incise quasi cinquant' anni fa. È stato alla mostra del cinema di Venezia ed è stato molto apprezzato. Cos' è che lo rende ancora così attuale?

DE ANDRE COVER

«Intanto è merito della regista Roberta Lena che ha saputo creare una sintesi narrativa e visiva particolarmente poetica. E poi bisogna dire che tutte le opere di mio padre hanno la prerogativa di risultare sempre attuali. L'arte è arte, attraversa il tempo senza essere scalfita. "Storia di un impiegato", poi, lo è in modo particolare».

 

Perché dice?

«Perché è una presa di coscienza contro il potere e le sue declinazioni. È un momento in cui si stanno ripetendo tante cose di allora». «Storia di un impiegato» però parla del maggio francese da cui derivò il nostro Sessantotto.

 

Adesso non c'è questa voglia di ribellione...

«Non c'è più una ribellione collettiva, ma la voglia c'è ed è tanta. Lo vedo nei concerti, incontro tante persone che hanno un pensiero comune: la voglia di ribellarsi. Che però non riescono a trasformare in qualcosa di concreto».

FABRIZIO CRISTIANO DE ANDRE 19

 

Perché secondo lei?

«Viviamo in una società complessa. Oggi attraverso i media, i social, si insinua la paura nelle persone, questo senso di inadeguatezza nei confronti di una società omologata. Insofferenza e paura si trasformano in intolleranza e odio di chi non la pensa come noi. Con la rilettura di "Storia di un impiegato" ho cercato di dare una bussola per porre fine al rancore che è poi il sentimento prevalente in questi anni, e che sta purtroppo condizionando la vita di tutti noi».

 

Dice che il suo cognome è difficile da portare, pensa sia così anche per i suoi quattro figli?

cristiano de andrè

«Sì, credo si. Anche se per fortuna i miei figli hanno scelto altri campi lavorativi che non sono la musica e questo indubbiamente li ha agevolati. Comunque portare il cognome De Andrè è una bella responsabilità e non sempre è facile».

 

E cosa pensa di sua figlia Francesca? Lei ha scelto di apparire in tv, anche per raccontare la sua burrascosa vita privata?

«È un momento difficile per Francesca, lo è sempre stato. Mi auguro che riesca a capire un po' di cose e a mettere la testa a posto. Purtroppo viviamo in una società dove oggi si può avere successo raccontando il peggio di se stessi. E questo forse è il punto più basso che abbiamo raggiunto».

 

La sua prima figlia. Fabrizia, ha avuto un figlio: che effetto le fa essere nonno?

fabrizio e cristiano de andrè

«Una bellissima emozione. Riccardino poi è un bambino splendido, ricettivo, meraviglioso, anche se credo di non essere ancora pronto per essere nonno, non sono abbastanza maturo. Sono un sessantenne atipico, sono ancora alla ricerca di me stesso».

 

I sessant' anni sono un traguardo?

«È un traguardo esserci arrivato, ho superato mio padre di qualche mese, ma mi riesce difficile sentirmi più vecchio di lui. È difficile sentirsi alla sua altezza. Se guardo le foto da giovane lo vedo sempre con lo sguardo del bambino».

 

CRISTIANO DE ANDRE E ALBA PARIETTI

A proposito di nonni, che ricordi ha di suo nonno Giuseppe?

«Mio nonno è stato il pilastro che ha tenuto insieme tutta la famiglia. È stato amministratore delegato e presidente dell'Eridania, è stato anche vicesindaco di Genova e ha fatto costruire la Fiera del mare che oggi si chiama "Giuseppe De Andrè". A casa sua, Villa Paradiso a Genova, ho passato tutti i week end fino a quando lui non è mancato. Mio nonno mi dava quella fermezza di uomo che a mio padre, essendo artista, mancava. Ho dei ricordi molto belli di lui».

 

Quali?

«Quando mi portava nei suoi viaggi di affari. Una sera, al ristorante dell'Hotel Beau-Rivage di Losanna. Avrò avuto 5-6 anni. Mi accompagnò in fondo alla sala dove c'era un uomo di una certa età che mi fece salire sulle sue ginocchia. Era Charlie Chaplin. Che inforcando due panini con le forchette mi fece la famosa danza dei panini del film "La febbre dell'oro". Sono cose che ti rimangono impresse per tutta la vita».

 

E della casa dei suoi genitori? Cosa ricorda di quando era piccolo?

fabrizio e cristiano de andrè

«Casa mia era un via-vai di amici di mio padre che mi chiamavano "Fabrizietto" perché ero la miniatura di mio padre. Io li chiamavo zii. Da Tenco, a Villaggio, Paoli, Lauzi, Bindi, Walter Chiari. Era una bella persona Walter, aveva gli occhi buoni, voleva bene ai bambini e anche io gliene volevo. Poi c'è l'amicizia di mio padre con Villaggio».

 

Cosa ricorda?

«Villaggio si trascinava mio padre in scorribande notturne nei carrugi e poi finivano sbronzi al mattino sul divano di casa mia. Paolo era nel passaggio da Fracchia a Fantozzi quindi erano battute continue si sghignazzava dalla mattina alla sera. Ho vissuto circondato da una combriccola di pazzi con l'urgenza di cambiare il mondo. Anche Ferreri frequentava casa di mio padre mentre stava scrivendo La grande abbuffata . Erano persone che stavano scrivendo un pezzo della cultura del Novecento».

fabrizio e cristiano de andrè

 

E il suo rapporto con De Gregori?

«Francesco venne in Sardegna per scrivere un disco con mio padre e portò una ventata di aria nuova, di una nuova scrittura ermetica che mio padre ancora non conosceva perché era lirico. Io ero affascinato dalla sua canzone Alice. Non mi spiegavo perché Alice guardasse i gatti. È stata la domanda che gli feci perennemente in quei giorni in Sardegna. Lui, alla fine, mi rispose con una canzone che si intitola Oceano, con un verso che descriveva me bambino e le mie tante domande. La mia ultima figlia si chiama Alice in omaggio a Francesco».

 

Ha in cantiere un nuovo album?

cristiano de andre e mauro pagani

«Ci sto lavorando. È un momento difficile nel quale scrivere cose che abbiano un senso, che rimangano nel cuore e possano smuovere qualche coscienza». Altri progetti? «Un nuovo tour l'anno prossimo con canzoni che hanno segnato la mia vita, canzoni di mio padre e di altri artisti. Questa volta non in chiave rock, ma con un'orchestra d'archi, acustica». Qual è il riconoscimento importante che ha avuto nella sua carriera? «Diversi, per fortuna. Ma ce ne è uno che prevale su tutti».

 

de andrè de gregori

Ovvero?

«La stima di mio padre. Un riconoscimento che mi ha dato quando ci siamo trovati insieme sul palco dell'ultimo tour della sua vita».

de andrè de gregoriCristiano De Andre e Ottavia Pojaghi Bettoni Paolo Villaggio e Fabrizio De Andre fabrizio de andre' villaggiocristiano francesca de andreFABRIZIO E CRISTIANO DE ANDRE - ENRICA RIGNON FABRIZIO E CRISTIANO DE ANDRE - ENRICA RIGNONcristiano de andre al piano cristiano de andre CRISTIANO E FABRIZIO DE ANDRE 7CRISTIANO DE ANDRE 4FABRIZIO E CRISTIANO DE ANDRE 1cristiano e francesca de andrè

Ultimi Dagoreport

volodymyr zelensky donald trump vladimir putin

DAGOREPORT – PUTIN NON HA PER NULLA DIGERITO L’INTESA TRA USA E UCRAINA (MEDIATA CON TRUMP DA BIN SALMAN E STARMER) PER UN CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI: IL “MACELLAIO” DI MOSCA (CIT. BIDEN) VOLEVA I NEGOZIATI SUBITO, NON LA TREGUA, CHE INVECE RICALCA LE RICHIESTE DI ZELENSKY – “MAD VLAD” SI STA RENDENDO CONTO CHE IN GIRO C’È UNO PIÙ PAZZO DI LUI: L’INSOSTENIBILE BIPOLARISMO DEL CALIGOLA DI MAR-A-LAGO È LOGORANTE ANCHE PER MOSCA. UNO CHE DOPO AVER ANNUNCIATO DI AVER SOSPESO ARMI E CIA A KIEV, OPLÀ!, ORA HA RINCULATO. E MINACCIA “SANZIONI DEVASTANTI” SE PUTIN NON ACCETTERÀ L’ACCORDO…

wanna marchi stefania nobile davide lacerenza

CRONACHE DI CASA MARCHI – QUANDO WANNA DICEVA AL “GENERO” LACERENZA: “PORCO, TI DOVRESTI VERGOGNARE, MERITI SOLO LA MORTE” – TRA LE INTERCETTAZIONI DELL’ORDINANZA DI ARRESTO DEL TITOLARE DELLA ''GINTONERIA'' E DI STEFANIA NOBILE, SONO CUSTODITE ALCUNE FRASI STRACULT DELL’EX TELE-IMBONITRICE – LA MITICA WANNA RACCONTA UNA SERATA IN CUI DAVIDONE “TIRA FUORI LA DROGA”: “L’HA FATTA DAVANTI A ME, IO HO AVUTO UNA CRISI E MI SONO MESSA A PIANGERE” – LA DIFESA DI FILIPPO CHAMPAGNE E LA “PREVISIONE”: “IO CREDO CHE ARRIVERÀ UNA NOTIZIA UNO DI ‘STI GIORNI. ARRIVERÀ LA POLIZIA, LI ARRESTERANNO TUTTI. PERCHÈ DAVIDE ADDIRITTURA SI PORTA SEMPRE DIETRO LO SPACCIATORE..."

volodymyr zelensky bin salman putin donald trump xi jinping

DAGOREPORT – COME SI E' ARRIVATI AL CESSATE IL FUOCO DI 30 GIORNI TRA RUSSIA E UCRAINA? DECISIVI SONO STATI IL MASSICCIO LANCIO DI DRONI DI KIEV SU MOSCA, CHE HA COSTRETTO A CHIUDERE TRE AEROPORTI CAUSANDO TRE VITTIME CIVILI, E LA MEDIAZIONE DI BIN SALMAN CON TRUMP - E' BASTATO L’IMPEGNO MILITARE DI MACRON E STARMER PER DIMOSTRARE A PUTIN CHE KIEV PUÒ ANCORA FARE MOLTO MALE ALLE FRAGILI DIFESE RUSSE - NON SOLO: CON I CACCIA MIRAGE FRANCESI L'UCRAINA PUÒ ANDARE AVANTI ALTRI SEI-OTTO MESI: UN PERIODO INACCETTABILE PER TRUMP (ALL'INSEDIAMENTO AVEVA PROMESSO DI CHIUDERE LA GUERRA “IN 24 ORE”) – ORA CHE MOSCA SI MOSTRA “SCETTICA” DAVANTI ALLA TREGUA, IL TYCOON E IL SUO SICARIO, JD VANCE, UMILIERANNO PUBBLICAMENTE ANCHE PUTIN, O CONTINUERANNO A CORTEGGIARLO? - LA CINA ASPETTA AL VARCO E GODE PER IL TRACOLLO ECONOMICO AMERICANO: TRUMP MINIMIZZA IL TONFO DI WALL STREET (PERDITE PER 1000 MILIARDI) MA I GRANDI FONDI E I COLOSSI BANCARI LO HANNO GIÀ SCARICATO…

elly schlein nicola zingaretti donald trump giorgia meloni

DAGOREPORT - CHE FIGURA DI MERDA PER IL PD MALGUIDATO DA ELLY SCHLEIN: A BRUXELLES, TOCCATO IL FONDO, IL PD HA COMINCIATO A SCAVARE FACENDOSI SCAVALLARE ADDIRITTURA DAL PARTITO DI GIORGIA MELONI – SE FDI NON POTEVA NON VOTARE SÌ AL PROGETTO “REARM EUROPE” DELLA VON DER LEYEN, I DEM, CHE ADERISCONO AL PARTITO SOCIALISTA, SI SONO TRASFORMATI IN EURO-TAFAZZI: 10 HANNO VOTATO A FAVORE, 11 SI SONO ASTENUTI (E SOLO GRAZIE ALLA MEDIAZIONE DEL CAPOGRUPPO ZINGARETTI I FEDELISSIMI DI ELLY, DA TARQUINIO A STRADA, NON HANNO VOTATO CONTRO URSULA) – I FRATELLINI D’ITALIA, INVECE, DOPO AVER INGOIATO IL SI', PER NON FAR INCAZZARE TRUMP, SI SONO ASTENUTI SULLA RISOLUZIONE SULL’UCRAINA. LA SCUSA UFFICIALE? "NON TIENE CONTO" DELL’ACCORDO A RIAD TRA USA E UCRAINA. INVECE GLI EURO-MELONI PRETENDEVANO UN RINGRAZIAMENTO DEL  PARLAMENTO EUROPEO A "KING DONALD" PER IL CESSATE IL FUOCO TRA MOSCA E KIEV (CHE, TRA L'ALTRO, PUTIN NON HA ANCORA ACCETTATO...)

philippe donnet andrea orcel francesco gaetano caltagirone

DAGOREPORT: GENERALI IN VIETNAM - LA BATTAGLIA DEL LEONE NON È SOLO NELLE MANI DI ORCEL (UNCREDIT HA IL 10%), IRROMPE ANCHE ASSOGESTIONI (CHE GESTISCE IL VOTO DEI PICCOLI AZIONISTI) - AL CDA DEL PROSSIMO 24 APRILE, ORCEL POTREBBE SCEGLIERE LA LISTA DI MEDIOBANCA CHE RICANDIDA DONNET (E IN FUTURO AVER VIA LIBERA SU BANCA GENERALI) – ALTRA IPOTESI: ASTENERSI (IRREALE) OPPURE POTREBBE SOSTENERE ASSOGESTIONI CHE INTENDE PRESENTARE UNA LISTA PER TOGLIERE VOTI A MEDIOBANCA, AIUTANDO COSI’ CALTA (E MILLERI) A PROVARE A VINCERE L’ASSEMBLEA - COMUNQUE VADA, SI SPACCHEREBBE IN DUE IL CDA. A QUEL PUNTO, PER DONNET E NAGEL SARÀ UN VIETNAM QUOTIDIANO FINO A QUANDO CALTA & MILLERI PORTERANNO A TERMINE L’OPA DI MPS SU MEDIOBANCA CHE HA IN PANCIA IL 13% DI GENERALI…

ursula von der leyen giorgia meloni elon musk donald trump

DAGOREPORT – IL CAMALEONTISMO DELLA DUCETTA FUNZIONA IN CASA MA NON PAGA QUANDO METTE I BOCCOLI FUORI DAI CONFINI NAZIONALI - MELONI PRIMA SI VANTAVA DELL’AMICIZIA CON MUSK E STROPPA E DELLA “SPECIAL RELATIONSHIP” CON TRUMP, ORA È COSTRETTA A TACERE E A NASCONDERSI PER NON PASSARE COME "AMICA DEL GIAGUARO" AGLI OCCHI DELL'UE. E, OBTORTO COLLO, E' COSTRETTA A LASCIARE A STARMER E MACRON IL RUOLO DI PUNTO DI RIFERIMENTO DELL'EUROPA MENTRE SALVINI VESTE I PANNI DEL PRIMO TRUMPIANO D’ITALIA, L'EQUILIBRISMO ZIGZAGANTE DELLA GIORGIA DEI DUE MONDI VIENE DESTABILIZZATO ANCOR DI PIU' DAL POSIZIONAMENTO ANTI-TRUMP DEL PROSSIMO CANCELLIERE TEDESCO MERZ CHE FA SCOPA COL POLACCO TUSK, E LEI RISCHIA DI RITROVARSI INTRUPPATA CON IL FILO-PUTINIANO ORBAN - IL COLPO AL CERCHIO E ALLA BOTTE DEL CASO STARLINK-EUTELSAT...